In occasione della festa del 4 novembre, data che ricorda l'entrata in vigore dell'armistizio di Villa Giusti (firmato il 3 novembre del 1918), che sancì la resa degli austro-ungarici all'Italia nella Prima Guerra Mondiale e che oggi viene celebrata come "Giornata dell'Unità Nazionale", il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a chiedere una legge che inserisca anche le forze armate in questa storica ricorrenza. "Celebriamo oggi il Giorno dell'Unità Nazionale e, in questa giornata, rendiamo onore alle Forze Armate che, con la loro dedizione e il loro contributo, hanno consentito all'Italia di divenire uno Stato unito, libero e democratico" ha scritto il Capo dello Stato in un messaggio indirizzato al ministro della Difesa Guido Crosetto.

Mattarella, ieri a Bari, dove si è svolta la cerimonia dedicata alle “stellette”, ha parlato anche di pace intesa come “un valore da coltivare e preservare” e, più che mai, ha aggiunto “l'odierna aggressione scatenata dalla Federazione Russa contro l'Ucraina, ci chiama alla responsabilità di testimoniare concretamente le nostre convinzioni, sottolineando la necessità di presidiare, con i nostri alleati, i principi su cui si fonda la cooperazione internazionale".

"Per 70 anni - ha ricordato Mattarella - l'Europa unita è stata l'antidoto a egoismi e nazionalismi. Diverse generazioni sono nate e cresciute in un continente che ha cancellato non solo la parola guerra, poi improvvisamente la tragedia della guerra è tornata nel nostro continente". Inevitabili i riferimenti al conflitto tra Mosca e Kiev. L’inquilino del Colle ha infatti rilanciato: "Dalla fine di febbraio si combatte, si muore nel cuore d'Europa. Sono passati molti mesi senza che si intraveda uno spiraglio. Eppure la pace continua a gridare la sua urgenza”. Una pace ritenuta “giusta, fondata sul rispetto del diritto internazionale e sulla libertà e la libera determinazione del popolo ucraino” ha ribadito ancora Mattarella. Perché, ha sottolineato: “Non vogliamo e non possiamo abituarci alla guerra".

Il presidente della Repubblica ha guardato anche al passato del Belpaese, a quanto accaduto sui fronti della Grande Guerra, più di cento anni fa. A quella che è stata definita la “nostra storia, anche quella di oggi”, che “è frutto anche di quel dolore. E ha valore proprio perché ne ha saputo fare memoria". I sacrifici della Grande Guerra, ha detto Mattarella, "non sono stati vani”. Perché “nella consapevolezza di quanto sia terribile la guerra si è radicato nel cuore della nostra Europa il dovere ineludibile della pace" ha concluso dal capoluogo pugliese il presidente. Prima di raggiungere Bari, a Roma, subito dopo l'inno di Mameli, il Capo dello Stato aveva ricevuto dai corazzieri la corona d'alloro e sotto le note della Leggenda del Piave era salito a deporla davanti al sacello del Milite ignoto, all'Altare della patria.