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di Vanna Iori

I dati del Miur per il 2021-2022 registrano una tendenza molto preoccupante con gli immatricolati che diminuiscono in modo significativo e, secondo le proiezioni, potrebbero continuare a farlo nei prossimi anni. Un fenomeno che non può lasciarci indifferenti e che va anche analizzato alla luce dell'attuale andamento demografico rispetto al quale emergono dati inquietanti: il professor Alessandro Rosina, docente universitario esperto di trasformazioni demografiche e mutamenti sociali, parla di un inverno demografico "irreversibile".

Inoltre, i dati sulle proiezioni della popolazione giovanile (18-21 anni) di Istat indicano come tale quota di popolazione sia destinata a diminuire fino al 2042. Il dato, specie se analizzato insieme a quello sugli immatricolati annui, ci dice che il trend negativo delle iscrizioni alle università potrebbe non essere un fenomeno passeggero, ma l'inizio di una trasformazione sociale e culturale drammatica per il Paese. Una trasformazione che condurrebbe a una desertificazione dei saperi e delle competenze destinata a rendere il nostro Paese meno competitivo e più isolato nel mondo che cambia a una velocità sconosciuta.

Questo scenario impone agli atenei italiani scelte e nuove strategie che vanno elaborate immediatamente, agendo principalmente su tre linee direttrici. Da una parte, per incrementare la quota di iscritti, sarà necessario migliorare l'efficacia dell'orientamento in ingresso, adattando l'offerta formativa alle nuove esigenze di studenti ed imprese, migliorare e razionalizzare gli indirizzi di studio, sperimentando nuove forme di didattica e di modalità di apprendimento, maggiormente legate ai grandi cambiamenti in atto, ma anche investendo in laboratori esperienziali e servizi sempre più tecnologici e interattivi. Dall'altra, per ampliare i potenziali fruitori dei corsi, sarà indispensabile costruire percorsi nuovi che si riferiscano anche a fasce demografiche diverse, ripensando l'offerta anche alla luce del necessario costante aggiornamento delle competenze. Infine, occorrerà lavorare sull'ampliamento della no tax area e delle borse di studio, investendo maggiori risorse, perché in una fase così difficile per l'economia, le classi medie non sono più in grado di garantire ai figli l'istruzione universitaria.

Lo Stato, se vuol conseguire uno standard socio-culturale, ma anche economico, più alto e meno "diseguale", deve agire con politiche incentivanti, agevolando e sostenendo i meno abbienti. A ciò si aggiunga che, in ogni caso, la laurea non permette più di arrivare più al traguardo sicuro, al posto fisso economicamente vantaggioso che fino a un decennio fa in moltissimi casi garantiva. Un mix letale per un Paese che affronta costanti problemi di crescita e finora è stato incapace di riforme in grado di cambiare il sistema alle radici. Il PNRR potrebbe rappresentare un'occasione, a patto che non intervenga la nostra storica difficoltà di gestione delle risorse europee. Sarebbe imperdonabile lasciarsi scappare un'occasione del genere.

Come si può infine affrontare efficacemente questo fenomeno anche sul versante didattico? Intanto non bisogna subire i cambiamenti, ma reagire anche utilizzando i nuovi strumenti della didattica che abbiamo a disposizione e sperimentando anche altre modalità di formazione che potrebbero assumere sempre maggiore rilevanza: penso, per esempio, ai Bootcamp che costano meno e nei quali ci si forma su una sola materia per tutta la durata del corso certificato. Oggi invece gli Atenei sono strutturati in corsi di laurea multidisciplinari. Si potrebbe così consentire una formazione di ottimo livello, soprattutto, nel settore tecnologico e, quindi, nelle professioni del futuro.

Bisogna costruire riforme semplici e ben fatte, stanziando le risorse giuste perché si tratta di investimenti ad altissimo moltiplicatore. Bisogna fare in modo che sia l'università, sia altri corsi post lauream, accrescano la possibilità per i giovani di acquisire le opportunità di diventare parte attiva della società. Bisogna attivare corsi di studio nuovi, una offerta formativa variegata con un tutoraggio forte, lanciando il messaggio che il futuro è riservato a chi acquisterà le sufficienti conoscenze e competenze per affrontare le nuove grandi sfide in atto.