di Matteo Fortciniti 

Nel tentativo di ristabilire un'apparente normalità, il Comites di Montevideo è tornato a riunirsi martedì sera alla Casa degli Italiani tra tante sedie vuote e silenzi imbarazzanti. L'unico punto all'ordine del giorno è stato il parere sui corsi di italiano nelle scuole per il progetto organizzato dall'Associazione Trentini nel Mondo. Per consentire il raggiungimento del quorum, alcuni consiglieri hanno partecipato alla seduta in videoconferenza. Da segnalare le assenze, quasi al completo, delle due liste di opposizione Rinnovo e Unitalia.

Si è trattato, a dire il vero, di una riunione-lampo convocata in fretta e furia solo per espletare una formalità burocratica dato che il Comites è chiamato a fornire un parere obbligatorio, non vincolante, in merito a questo progetto che aveva la scadenza improrogabile per il 10 novembre.

Ma l'aspetto più inquietante di una serata che finirà presto nel dimenticatoio è stato rivedere Aldo Lamorte dettare legge alla Casa degli Italiani, comandare come se niente fosse successo dopo il video dello scandalo denunciato da questo giornale alle ultime elezioni.

Il vicepresidente del Comites -che è anche consigliere del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) oltre che parlamentare uruguaiano- è ancora lì incollato alla poltrona come ha sempre fatto, aggrappato alla speranza di poter sopravvivere all'ennesima tempesta che lo ha travolto.

Oltre alle diverse denunce presentante in Italia, Lamorte dovrà affrontare a breve un processo in Uruguay per diversi reati come ha stabilito la Fiscalía General de la Nación accettando la richiesta presentata dai consiglieri della lista del Comites Rinnovo. Sono diversi i reati che gli vengono contestati in questo procedimento nato da un video pubblicato (e poi cancellato) sui social: violazione della corrispondenza, mancata protezione dei dati personali e, cosa ulteriormente più grave, violazione della legge che stabilisce il codice di etica per i funzionari pubblici.

È un fatto inaudito e assolutamente inedito che all'interno della collettività un rappresentante venga denunciato da altri rappresentanti alle autorità giudiziarie. Ma si può davvero fare finta di niente?

Fare un passo indietro in attesa del processo -dove l'imputato potrà ovviamente difendersi con tutte le garanzie- vorrebbe dire chiedere troppo per chi è abituato a fare politica alla costante ricerca di un tornaconto personale, per chi ha utilizzato l'immagine della collettività italiana per farsi propaganda elettorale da sfruttare in ogni occasione.

In attesa di capire fino a quando durerà questa farsa, alla Casa degli Italiani si respira un clima pesante. A comandare resta sempre lui, l'innominabile, in compagnia dei suoi amici che lo hanno salvato e anche dell'immancabile guardaspalle catapultato addirittura dentro il Comites per stare più vicino al capo.