L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

  

Domani, 13 novembre, si celebra l'ottava Giornata Mondiale dei Poveri, ed è una sana provocazione, come dice papa Francesco, «per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente». E la giornata l'Italia cade in un momento particolarmente drammatico sul fronte del disagio economico di singoli e famiglie. L'ultimo rapporto della Caritas intitolato “L'anello debole, presentato proprio pochi giorni fa, dice che i poveri in Italia sono più di 5,6 milioni. Praticamente un italiano su dieci è in condizioni di indigenza. Di questi, 1,4 milioni sono bambini. Un dato drammatico. Difficile fare una fotografia esatta di chi sono questi poveri, quale profilo sociologico hanno, perché ormai la povertà, segnala sempre la Caritas, colpisce trasversalmente i ceti sociali, lo stato di indigenza può arrivare improvvisamente a seguito della malattia, della perdita di un lavoro che sempre più spesso è precario e irregolare, di una crisi di sistema come la pandemia o le conseguenze economiche del conflitto in Ucraina.

Non solo. La Caritas parla ormai di una povertà che si “eredita”, che passa da padre in figlio. Quei bambini, insomma, sono condannati a restare nella loro condizione di indigenza. Infatti, secondo lo studio della Caritas, in Italia occorrono almeno cinque generazioni per una persona che nasce povera di raggiungere un reddito medio.

Solo nel 2021 quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas hanno effettuato oltre 1,5 milioni di interventi, per poco meno di 15 milioni di euro, con un aumento del 7,7% delle persone che hanno chiesto aiuto rispetto all’anno precedente. Anche nel 2022 i dati raccolti fino a oggi confermano questa tendenza. Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno. Il 23,6% di quanti si rivolgono ai Centri di Ascolto sono lavoratori poveri. Tale condizione tocca il suo massimo tra gli assistiti stranieri: il 29,4% di loro è un lavoratore povero.

L’incidenza della povertà si conferma più alta nel Mezzogiorno (10%) mentre scende significativamente nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%). Tra il 2020 e il 2021 la povertà è cresciuta più della media nelle famiglie con almeno 4 persone, con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni. le famiglie degli stranieri e quelle con almeno un reddito da lavoro.

Non solo. Fa impressione l'aumento della povertà in Italia. In appena quindici anni il numero dei poveri si è triplicato. Una circostanza che dovrebbe far riflettere la politica italiana, che invece sembra essere concentrata su tutt'altro. Il Rapporto, ancora una volta, dice che occorre intervenire sulle cause strutturali, “permanenti”, di tante forme di povertà, con politiche serie ed efficaci: sostegni alle famiglie, ai bambini; accesso al lavoro, salari e stipendi dignitosi e non al nero, accesso allo studio anche per chi non ha possibilità; disponibilità di alloggi con affitti calmierati, rilancio del servizio sanitario nazionale per contrastare lo scandalo delle liste di attesa per diagnosi e cure non rinviabili. 

E oltre alla povertà economica vera e propria, il Rapporto denuncia la presenza di una “povertà educativa”, dal momento che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario. 

La Caritas si sofferma anche su cosa si sta facendo e su cosa bisognerebbe fare. La misura di contrasto alla povertà esistente nel nostro Paese, il Reddito di Cittadinanza, è stata finora percepita da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%) e solamente il 22,3% delle persone che si rivolgono alle Caritas. Sarebbe quindi opportuno assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti. Accanto alla componente economica dell’aiuto vanno garantiti adeguati processi di inclusione sociale. Ma al momento una serie di vincoli amministrativi e di gestione ostacolano tale aspetto.

Il Rapporto offre alcune proposte, di rafforzamento della capacità di presa in carico dei Comuni, anche attraverso il potenziamento delle risorse umane e finanziarie a disposizione e un miglior coordinamento delle azioni. Particolare attenzione va data ai nuovi progetti programmi in partenza, finanziati dal Pnrr, tra cui GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), un programma pensato per rafforzare i percorsi di occupabilità di disoccupati, lavoratori poveri o fragili/vulnerabili (NEET, giovani, maturi), beneficiari di RdC e di ammortizzatori sociali in costanza o assenza di rapporti di lavoro; si tratta di 3 milioni di persone da formare o riqualificare entro il 2025, di cui il 75% saranno donne, disoccupati di lunga durata, giovani under 30, over 55. Per il tipo di profilo definiti, questo programma interesserà senz’altro persone che si rivolgono ai centri e servizi Caritas.