Enrico Torregrossa, 30 anni, attaccante del Pisa, è nato a San Cataldo, Caltanissetta
di SANDRA ECHENIQUE
Il Venezuela è l'unica nazionale di calcio del Sudamerica a non aver mai partecipato a una fase finale di un Mondiale. Da sempre è la cenerentola della propria confederazione, Conmebol, anche se negli anni scorsi era riuscita a venir fuori dal limbo facendo sognare i propri fan. Poi un'altra caduta, ma ora con il ct argentino José Pekerman in panchina (nel suo passato anche l'Albiceleste di Messi e la Colombia) sta cercando di costruirsi un nuovo e più luminoso futuro. Per riuscirci la Vinotinto e il suo cittì hanno pensato all'Italia: infatti per la prima volta in vista delle amichevoli con Panama e Siria in programma a Dubai il 15 e 20 novembre, ecco il nome nuovo: Ernesto Torregrossa, attaccante trentenne del Pisa (serie B). Perchè Torregrossa? Nato a San Cataldo, Caltanissetta ha il doppio passaporto, italiano e venezuelano, dovuto al padre Lirio, nato a Calabozo, città del Paese sudamericano che si trova nello stato di Guárico. Ma per convincere Pekerman ci sono volute ovviamente le prestazioni con la maglia nerazzurra del Pisa dove è arrivato quest'anno dalla Sampdoria. Diverse le società nelle quali aveva militato in precedenza, anche se le cose migliori le ha mostrate con la maglia del Brescia, cinque anni duranti i quali ha disputato 128 gare segnando 41 reti. Ottimo il bottino anche alla prima esperienza col Pisa: finora 27 partite con 11 gol. Prima punta, mancino, fisicamente molto forte, rapido, Torregrossa ha le qualità per poter emergere nel calcio sudamericano, quello delle prossime qualificazioni per i Mondiali del 2026 che si giocheranno tra Stati Uniti, Messico e Canada. Potrebbe dimostrarsi il giocatore di cui la Vinotinto necessita per poter finalmente centrare quel traguardo che finora si è sempre mostrato troppo lontano per il calcio venezuelano nonostante gli indubbi progressi fatti vedere in questi anni, confermati anche dalla presenza nei campionati europei, a cominciare proprio dall'Italia, di diversi giocatori locali, un esempio per tutti Tomás Rincón, che ha vestito le maglie di Genoa, Juventus, Torino e ora della Sampdoria (arrivato proprio quando Torregrossa se n'è andato, ma ora si incontreranno con la nazionale). Non è la prima volta che il Venezuela si affida a giocatori italiani con passaporto venzuelano per cercare di segnare più gol. Infatti tra il 2004 e il 2005 era successo con Massimo Margiotta, che in Venezuela però ci è nato, a Maracaibo.
Massimo Margiotta tra il 2004 e il 2005 ha giocato 11 incontri con la maglia del Venezuela segnando 2 gol
Oggi dirigente nel settore giovanile del Verona, Margiotta in carriera ha disputato 436 incontri segnando 122 reti. I suoi momenti migliori probabilmente con il Vicenza, periodo durante il quale arrivò la convocazione con la Vinotinto (in precedenza aveva giocato anche per l'Italia, ma con l'under 21. Con il Venezuela complessivamente è sceso in campo 11 volte realizzando 2 gol, uno dei quali in Coppa America (2004) contro il Perù. E proprio la nazionale andina tra le sue fila ha un altro attaccante italiano: Gianluca Lapadula. Nato a Torino, madre peruviana, ha già disputato 24 incontri con la nazionale sudamericana, segnando 8 gol e diventando subito il beniamino della tifoseria locale. Soprannominato 'El Bambino' era rimasto l'unico italiano ancora in corsa per i Mondiali del Qatar dopo l'eliminazione della nazionale azzurra, ma nello spareggio contro l'Australia, lo scorso 13 giugno, ai rigori, l'incontro era finito 0-0 dopo 120', per la Blanquirroja è arrivato il ko, 5-4 dal dischetto, ma con Lapadula a segno nel primo penalty della serie per i peruviani.