Gente d'Italia

Ischia, la storia della bambina che ha incastrato le suore violente con una app

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Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto. Se sostituissimo lo smartphone al fucile citato nella frase cult di "Per un pugno di dollari", e cioè chi sa usarlo e chi no, verrebbe fuori un riassunto efficace del ruolo che ha giocato la conoscenza del digitale nella storia di un istituto educativo di Casamicciola Terme, comune di Ischia.

La scoperta di alcuni video, girati con il telefonino da una bambina ospite della struttura, ha permesso infatti di incastrare le religiose, che gestivano l'istituto Santa Maria della Provvidenza, filmate mentre prendevano a schiaffi i bambini loro affidati. Le educatrici l'avevano costretta a cancellare la registrazione, ma la piccola è riuscita a recuperare il video, che aveva già salvato in un'app. La suora protagonista dei video, è stata arrestata, mentre altre tre consorelle sono state allontanate. Tutte e quattro sono accusate di maltrattamenti su minori, lesioni personali aggravate e violenza privata aggravata. Tra le indagate anche la madre superiora.

Le indagini hanno preso il via quando, lo scorso luglio, una bambina di 9 anni ha consegnato alla madre un filmato. Nel video si vede una suora, addetta al servizio mensa, che colpisce più volte un bambino di quattro anni, tirandogli i capelli. La suora punisce con uno schiaffo anche il fratello della vittima, otto anni, intervenuto per difendere il piccolo, facendogli uscire sangue dal naso. Nel video si sente che tutt'intorno gli altri bambini presenti nel refettorio la esortano a fermarsi. Secondo quanto riporta il Mattino, la bambina ha detto di aver "fatto il video perché mia mamma non mi credeva quando le dicevo che le suore sono violente. E la bambina è una particolarmente sveglia: ha avuto infatti l'accortezza di scaricare sul telefono un'app che le ha permesso di salvare i contenuti, essendo sicura che le educatrici la avrebbero obbligata a cancellarli. La piccola è quindi poi riuscita a recuperare i video eliminati, e ha incastrato le religiose

Nell'istituto erano all'ordine del giorno tirate di capelli, schiaffi sulla nuca, calci e ciabattate sulle mani. Le suore approfittavano della debolezza fisica e psichica dei bambini per farne ciò che volevano. Nell'edificio, che non era un normale asilo, sono ospitati infatti minori in attesa di affidamento o adozione. Sembra che fosse prassi comune, all'interno dell'istituto, quella di privare i bambini dei telefoni cellulari, in modo da impedire loro di fare foto e video. Le suore intimavano ai bambini di mantenere il silenzio su ciò che avveniva tra le mura di Santa Maria della Provvidenza. Non a caso la bambina che ha preso in mano la situazione per prima veniva additata dai compagni, che sceglievano di credere alle suore, come una "spiona". Ora quello che tutti si chiedono è che cosa accadrà alla struttura e ai bambini affidati all'istituto dal tribunale dei minori, visto che quello doveva essere per loro un luogo sicuro e si è trasformato in un incubo.

Questa storia ha molto da insegnare all'attuale governo, che non ha neanche un ministro per l'innovazione digitale. La tecnologia oggi è sempre più parte integrante della nostra quotidianità: se la piccola ospite non avesse avuto il telefono per girare il video, e soprattutto la perizia per gestirlo nel migliore dei modi, con le app giuste, la storia sarebbe rimasta segreta e chissà per quanto altro tempo le religiose avrebbero potuto continuare a maltrattare indisturbate i piccoli. La bambina conosceva la tecnologia, le suore no, ovvero la bambina aveva il fucile e le suore la pistola.

La vicenda, come detto, disvela anche la miopia del governo su un tema che può avere sì un enorme impatto sull'economia, la pubblica amministrazione, ma anche sulla vita e il benessere dei singoli cittadini. È da evidenziare poi che una fetta enorme dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza va al digitale, circa il 27%.

Durante il discorso con cui ha chiesto la fiducia alle Camere la premier Giorgia Meloni ha evitato di pronunciare, se non per pochi secondi, parole sulla transizione digitale (limitandosi a un oscuro "la transizione digitale deve andare di pari passo con la sovranità tecnologica"). Nessun riferimento al cloud nazionale, al piano banda larga, alla cittadinanza digitale o allo spazio. Saltata a piè pari la questione della sicurezza informatica, sottovalutando i problemi che questo potrebbe creare alla sicurezza nazionale che la coalizione di destra si fregia di voler difendere. L'indice Desi (Digital Economy and Society Index), usato per valutare e confrontare il livello di digitalizzazione dell'Unione Europea, mostra che l'Italia si trova solo al 18esimo posto su 27, dietro a Estonia, Lettonia, Lituania, Malta. Chissà che questa storia non possa insegnarle qualcosa. Perché noi abbiamo la pistola, e i nostri concorrenti hanno già tutti il fucile.

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