Palazzo Chigi, sede del governo (foto Depositphotos)

Il 17 novembre si è tenuta la Prima Giornata della Formazione Italiana nel mondo, fermamente voluta dal Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale, Ambasciatore Pasquale Terracciano, e organizzata da questa nuova Direzione della Farnesina, nata ufficialmente il primo gennaio di quest'anno. Il tema è stato giustamente considerato tanto essenziale da motivare la presenza di due esponenti del Governo: il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri, On. Antonio Tajani e il Ministro dell'Istruzione e del Merito, Professor Giuseppe Valditara. Il Ministro Tajani ha ricordato che: "L'Italia è un grande Paese che vanta un'eredità e un bagaglio culturale che tutti vorrebbero avere. Noi abbiamo il dovere di tramandare questo sapere, perché possa essere patrimonio per i nostri connazionali all'estero", e non solo per loro.  L'On. Tajani, infatti, ha anche sottolineato l'importanza della formazione italiana, che deve interessare un numero crescente di studenti stranieri, come modello di cultura, di valori e di pace, nonché veicolo del Sistema Italia attraverso il soft power della diplomazia culturale. Il Ministro ha aggiunto: "Abbiamo parlato con il Ministro dell'Istruzione Valditara e vogliamo coinvolgere anche il ministro Bernini per dare vita a un progetto molto ampio per diffondere la cultura e la formazione italiana nel mondo, ma anche per attirare giovani non italiani nelle nostre Università, per costruire una rete di amici dell'Italia". Il progetto potrebbe essere presentato già alla prossima Conferenza degli Ambasciatori, in programma il 20 e 21 dicembre. Il Ministro Valditara ha confermato la piena volontà di partecipazione del suo Dicastero, proponendo la creazione di un tavolo tecnico. "È fondamentale rimettere l'istruzione al centro dell'azione politica, allocando risorse ed utilizzando i fondi europei, anche del PNRR", ha detto Valditara. Qui sta la chiave del discorso. Siamo tutti d'accordo sull'effetto trainante della diffusione della nostra lingua e della nostra cultura. Ma il sistema è ancora troppo parcellizzato e poco finanziato, con troppi interlocutori, che danno vita a iniziative bellissime, separate l'una dall'altra, anche all'interno dei diversi uffici preposti dai Ministeri competenti. La costruzione di un tavolo tecnico di concertazione può essere un utilissimo punto di partenza, a condizione che in esso vengano coinvolte anche le rappresentanze capillari degli italiani all'estero e dell'associazionismo. Sia chiaro, questo non sta a significare che si debba tornare alla vetero-polverosa convinzione che la nostra lingua (ma non la nostra cultura) va insegnata soltanto ai lavoratori italiani emigrati e famiglie, come recita la legge, nata vecchia, numero 153 del 1971, ancora in vigore. Al contrario, questo enorme bacino di capacità e conoscenze, presenti in tutti i Paesi del mondo, va arruolato come facilitatore, influenzatore e promotore, come tramite diretto sul campo nei confronti dei network di amici, colleghi, referenti, e quant'altro, a livello locale. Lo sforzo deve essere comune e razionalizzato. Deve tenere conto delle informazioni che nascono in loco e non sempre arrivano o vengono ascoltate là dove si decide. Da anni, per esempio, i piani strategici per la promozione della formazione italiana, in molte Ambasciate, ripetono la stessa °lista della spesa° di obiettivi, come si faceva nei documenti politici del secolo scorso, ricchi di esempi, ma vuoti di lungimiranza. E per fare tutto questo ci vogliono fondi da spendere, non pochi e certo non a pioggia, ma su precise politiche e proiezioni pluriennali sostenute e mirate. Gli stessi Consiglieri dei Com.It.Es. in tutto il mondo, che danno pareri ai progetti degli enti gestori per l'insegnamento nelle scuole dell'obbligo, devono essere educati e istruiti a capire che non si può pensare che il costo della promozione di lingua e cultura italiana sia alternativo all'assistenza alle fasce più debole della società in Italia e all'estero. Ambedue le cose sono necessarie e cruciali, ma la prima è quella che può risanare l'altra, perché la crescita economica dell'Italia sta nell'abilità di far conoscere tutto quello che l'Italia ha da offrire come eterna e ininterrotta creatrice di bellezza, di produttività e di vita. Facciamo un altro esempio: grande enfasi è stata posta sulla rete delle Scuole Italiane nel mondo. Gli istituti scolastici statali omnicomprensivi sono 7, con sede ad Addis Abeba, Atene, Barcellona, Istanbul, Madrid, Parigi, Zurigo. La storica scuola di Asmara viene elencata come "temporaneamente chiusa". Lo è da più di un anno malgrado l'opposizione delle comunità italiane in Africa e del CGIE. Vi sono poi 42 scuole paritarie sparse in quattro continenti: le due Americhe, l'Europa e l'Africa. In preparazione alla Giornata si sono riuniti tavoli di lavoro che hanno visto dialogare studenti provenienti dalle scuole italiane all'estero, dirigenti scolastici, docenti ed esperti nel campo dell'insegnamento e della formazione. Ma mancavano gli enti gestori/promotori dei corsi, parecchi dei quali hanno chiuso i battenti per il combinato effetto negativo della pandemia e della difficoltà di mettere a regime agevole e rispettoso della tempistica di erogazione dei contributi il meccanismo previsto dalle nuove circolari. Facciamo un ultimo esempio. Il sito "Voglio Vivere Così" afferma: "Una delle più famose scuole paritarie si trova a New York ed è la Scuola d'Italia Guglielmo Marconi, unica istituzione scolastica italiana nel mondo, che offre un percorso scolastico completo, dall'asilo alla maturità liceale". Il contributo all'esistenza di questo gioiello in una delle capitali internazionali ha ricevuto per anni un contributo dall'Italia di €40.000 o giù di lì. Gli stessi diplomatici e i funzionari in missione all'estero, se hanno figli in età scolastica, sono costretti, loro malgrado, a iscriverli alle scuole francesi, che ritroveranno anche nelle loro prossime sedi in altri Paesi. In parole povere, non si possono fare le nozze con i fichi secchi e neanche con poche realtà coinvolte a realizzare i festeggiamenti. La Prima Giornata della Formazione italiana nel mondo è un ottimo passo nella direzione giusta. Bisogna che tutti gli attori di un nuova programma di interventi proseguano, tutti insieme, senza scimmiottare i modelli adottati da altre Nazioni che li mantengono con contributi dieci volte superiori a quelli stanziati dall'Italia. Scegliamo una volta per tutte di concretizzare la forza ancora troppo nascosta dei nostri tesori linguistici e culturali. 

(Carlo Cattaneo)