Niente da fare. All’interno dell’Unione europea non si riesce a trovare un accordo sul tema dell’energia. Ieri durante la seduta dei ministri dell’Energia che si è tenuta a Bruxelles la presidenza dell’Ue è sì riuscita a raggiungere un’intesa sul contenuto del regolamento sulle autorizzazioni per le rinnovabili e anche del regolamento sugli acquisti di solidarietà e gas, ma ha deciso di non approvare i testi fino a quando non sarà raggiunta un'intesa sul controverso price cap a 275 euro a megawattora proposto dalla Commissione europea. La sintesi forse più efficace della situazione, al termine del Consiglio Ue straordinario sull'Energia di oggi, l'ha fatta il sottosegretario tedesco agli Affari economici e all'Azione per il clima, Sven Giegold, che ha detto che il meccanismo di emergenza "non sarà approvato così com'è ora, perché sono tutti scontenti e questo non è il tipo di scontentezza normale per un compromesso". A suo avviso il problema è che "un buon compromesso scontenta tutti, ma questo compromesso scontenta tutti sebbene non sia un compromesso reale". La proposta presentata, che ruota intorno al "prezzo dinamico" non corrisponde alle attese dei 15 Paesi (tra cui l'Italia, la Spagna, la Francia, la Polonia, il Belgio e Malta) , e questi hanno quindi concordato di non approvare le proposte dell'esecutivo comunitario su altri temi su cui possono essere favorevoli (acquisti congiunti, solidarietà tra i Paesi Ue e l'accelerazione dei permessi per le fonti rinnovabili), fino a quando non ci sarà sul tavolo un vero e proprio "price cap", in modo che tutto venga adottato come un pacchetto unico. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin lo ha riferito alla stampa: "Naturalmente a questo punto dovremo valutare complessivamente sia la proposta della Commissione sul price cap, sia gli altri termini dell'accordo, che possono riguardare gli altri temi, come la solidarietà o la trasparenza, ma tutto in un unico blocco. Quindi su questo terremo la posizione e vedremo al Consiglio Ue". Da segnalare inoltre che non c’è stato un accordo neanche per l'applicazione nel mercato interno del tetto al prezzo del petrolio russo acquistato dai Ventisette deliberato a giugno dal G7 su iniziativa di Joe Biden e Mario Draghi. Gli ambasciatori dei Paesi membri dell'Unione Europea non hanno trovato un accordo per contenere il costo di importazione che l'Ue vuole imporre a Mosca. Raro caso di prezzo fatto dall'acquirente sulla cui fattibilità molti hanno espresso dubbi, anche se d'altro canto è emersa la necessità di depotenziare l'uso strategico dell'oro nero da parte di Mosca per finanziare la guerra in Ucraina. E la Russia ha fatto sapere che non fornirà petrolio a tutti i Paesi che sosterranno il tetto al prezzo del greggio.