Proseguiamo nell'analisi dei problemi ricorrenti nell'esercizio del diritto di voto in loco con rappresentanza diretta degli italiani all'estero. Le condanne provengono a gran voce da chi vede frustrata la speranza di confermare voti da regalare ai suoi protetti nella "riservina indiana" degli 8 deputati e 4 senatori rimasti. Ancor più sonoramente si lamentano i non eletti, ognuno dei quali sciorina le accuse di brogli per giustificare la propria sconfitta. A onor del vero, per ben due volte i ricorsi di due candidati, apparentemente perdenti, erano basati sulla realtà dei fatti. Rispettivamente Mirella Giai (allora dell'Unione) ha vinto il ricorso del 2006 e le è stato riconosciuto il seggio in Senato e Fabio Porta è stato integrato al Senato a tre anni e più di distanza dalle elezioni del 2018. Ambedue le situazioni si sono verificate in America Latina. Ancora durante le elezioni del 25 settembre 2022 sono apparse 25.000 schede taroccate, ma a tutt'oggi non sappiamo quante di esse siano state dichiarate nulle e quante no. E non c'è modo di provare quel che avviene in tutto il mondo attraverso l'incetta di plichi da parte di centri di raccolta di vario genere, che poi li votano, magari facendosi pagare dal migliore offerente.

Ciò detto, il problema forse più grave sta nello spoglio dei voti. La gestione delle aberranti composizioni del plico elettorale, fa sì che anche il miglior intenzionato degli scrutatori si trovi di fronte a un compito titanico. Aperte le buste indirizzate alle sedi diplomatico-consolari e trasportate a Roma sotto costante controllo delle autorità, bisogna prima di tutto estrarre la striscia contenente i dati del votante che ha fatto il suo dovere tagliandola dal foglio delle istruzioni e inserendola nella busta affrancata. A questo punto bisogna controllare che il nome registrato sulla striscia sia compreso nella lista degli elettori e che non abbia già votato, quindi deve essere spuntato dalla lista. Solo in seguito a questa verifica potrà poi essere aperta la busta bianca che contiene le schede votate e si potranno dividere le schede fra Camera e Senato per registrare successivamente il vot o di partito e le eventuali preferenze. La sequenza di queste operazioni viene ovviamente decisa dal Presidente del seggio. Se è ben organizzato, il seggio può funzionare in due tronconi pressoché contemporanei: da una parte coloro che espletano i compiti appena descritti, dall'altra il gruppo che accerta e registra i voti espressi.

Tutto questo viene fatto separatamente per ognuna della quattro ripartizioni in cui è divisa la circoscrizione Estero istituita dalla Costituzione italiana all'Art. 48, comma 2. La successiva legge 459 del dicembre 2001 divide la circoscrizione Estero in quattro ripartizioni: Europa, compresi i territori asiatici della Federazione russa e della Turchia; America Meridionale; America Settentrionale e Centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide. Sembra facile, ma sono davvero inenarrabili gli orrori perpetrati nello scrutinio dei voti nelle cinque consultazioni che si sono succedute rispettivamente nel 2006, 2008, 2013, 2018, 2022. Nei primi quattro casi lo spoglio è stato fatto nei capannoni di Castelnuovo di Porto. Al caos e ai decibel di centinaia di scrutinatori che lavoravano tutti insieme si è aggiunta l'ignoranza dei dettami della citata legge 459/2001.

Alcuni rappresentanti di lista hanno raccontato di aver dovuto litigare perché le schede che esprimevano preferenze venivano giudicate nulle dai soloni improvvisatisi garanti della normativa e della correttezza del voto. Viceversa, qualche perdente ha narrato nel 2006 di aver visto scrivere dagli stessi scrutatori i nomi di un paio di candidati di due partiti diversi, poi risultati vincenti, sulle schede che contenevano soltanto la scelta dei rispettivi partiti, ma non le preferenze. Di quest'ultimo broglio non si è mai parlato ufficialmente né coloro che lo hanno riportato hanno mai fatto ricorso. Ma conoscendo i supposti beneficiari di tale possibile falsificazione - di cui non possiamo fare i nomi appunto perché non esistono ricorsi né prove concrete – non ci meraviglieremo troppo se questa accusa rispondesse alla verità.

All'ultima tornata elettorale, invece, lo spoglio è stato diviso in quattro città: Milano, Bologna, Roma e Napoli. Come sempre succede, la preparazione delle sedi, del materiale necessario e degli operatori coinvolti è stata del tutto diversa nei diversi luoghi: dal perfetto funzionamento all'intelligente (o meno) improvvisazione all'ultimo minuto. I mass media hanno inzuppato il cornetto nel caffè riscaldato delle favole noir di porcherie e infrazioni commesse da più parti. Come già scritto, quello plateale – non cesseremo mai di ricordarlo fino a quando la giustizia non avrà fatto il suo corso con sentenze passate in giudicato – è il reato commesso ai sensi delle leggi sia italiane che uruguaiane dal pluri-impataccato di medaglie elettive Aldo La Morte, Consigliere e Vice Presidente Com.It.Es., neo consigliere eletto al CGIE nonché deputato del Parlamento uruguaiano, il quale, in un video postato da lui stesso, ha "insegnato" a votare l'intero mondo usando la scheda di un'elettrice e non la sua. Come ne sia venuto in possesso, non si sa. Che risultati avranno le molteplici denunce ai tribunali italiani e uruguaiani ce lo dirà il futuro. Vero è che il personaggio in questione è ancora in sella e risponde con un muro di silenzio, protetto dai suoi adepti.

Abbiamo capito che denunciare non basta. È necessario e urgente che si rimetta mano alle procedure, senza illudersi che un cambiamento totale del metodo di voto, passando dal cartaceo all'elettronico, costituisca la panacea che ci libererà dai brogli. Parleremo delle possibili modifiche alla legge attuale con il mantenimento del voto per posta e dei pericoli del voto elettronico, esposto a hacker e profittatori in agguato. A presto.

SILVANA MANGIONE