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A partire dal 2008 gli Usa hanno formalizzato, dopo una lunga elaborazione, una nuova "strategia della dissuasione e della deterrenza". Su cosa si basa? Se vogliamo trovare una sintesi, si può ricordare la massima romana "si vis pacem, para bellum". Indicazione, questa, ripresa dal presidente Theodore Roosevelt nel 1900, quando disse: "I have always been fond of the West African proverb: speak softly and carry a big stick; you will go far".

Nacque allora la così detta "Big stick diplomacy", che in essenza si basava su cinque elementi, a iniziare dalla capacità di mantenere una elevata forza militare, tale da dissuadere ogni potenziale nemico dall'attaccare briga. Il secondo elemento consisteva nel mantenere una flotta capace di controllare tutti i mari del mondo. Il terzo elemento era "non bluffare mai". Il quarto era quello di "attaccare solo quando hai le reali capacità per farlo". Il quinto era "permettere al nemico di salvare la faccia al momento della sconfitta".

Come si vedrà, questi dettami, che contengono le non meno importanti regole auree de "L'arte della guerra" di Sun Tzu, fino al fondamentale "Manuale di Studi strategici" del generale Carlo Jean, sono stati:

– la chiave del successo geopolitico che ha portato gli Stati Uniti a essere lo Stato leader della democrazia mondiale;

– la chiave dell'insuccesso epocale delle nazioni europee nelle due Guerre mondiali. L'Europa tutta ha infatti ignorato i suggerimenti di Roosevelt. Si pensi alla colossale topica dell'Italia che, nel 1940, è scesa in guerra con un esercito a dir poco indecente (figura ricalcata dalla Russia attuale, nonostante gli armamenti nucleari). Si pensi alla Francia, che contro l'hitlerismo si è affidata alla muraglia cinese della Linea Maginot. Per non parlare della mancanza di un esercito europeo coordinato con la Nato, quando si aveva di fronte prima il Moloch comunistasovietico e poi la dittatura putiniana. Il presidente Theodor Roosevelt era un realista puro: sapeva negoziare con una seria volontà di pace, ma senza rinunciare all'uso della forza, nel caso in cui il negoziato andasse male. Il contrario esatto di quanto oggi proclamano per l'Ucraina gli anti-géni italiani alla Alessandro Orsini, Marco Travaglio, Maurizio Belpietro e compagnia bella.

Due dati attualissimi, a questo punto. Parliamo del nuovo caccia-bombardiere "stealth" (invisibile al radar) B-21. È in grado di dare una superiorità incalcolabile, dal punto di vista militare e anche economico. Parliamo anche della flotta americana, garante della pace mondiale: nel 2008 contava 331.682 ufficiali e marinai in servizio attivo e 124mila riservisti. La United States Navy poteva fare affidamento su 283 navi e oltre 3.700 aeroplani. Attualmente, ha più capacità di strike rispetto alla somma delle altre otto flotte più grandi al mondo. I ranking che si trovano sul web sono basati sul tonnellaggio complessivo, ma non calcolano le portaerei e i sottomarini nucleari, che sono il vero atout della Us Navy, per armamenti e capacità di colpire senza essere individuati.

In sostanza, la strategia della dissuasione e della deterrenza si basa sul livello tecnologico raggiunto da una nazione. Ricordiamo che non si parla soltanto di "forza militare". Una delle più pesanti sconfitte geopolitiche della Cina di questi anni è stata la "politica dello zero Covid". Attualmente, almeno una dozzina di grandi città cinesi sono percorse da forti contestazioni e proteste contro l'obbligo del lockdown, imposto dal regime di Xi Jinping come un coprifuoco da stato di guerra per prevenire proteste popolari. Inoltre, i vaccini cinesi sono stati utilizzati poco e sono pochissimo efficaci rispetto a quelli occidentali basati sull'Rna. Pertanto, i cinesi non hanno sortito un successo concreto contro la pandemia. Pechino, però, non vuole dichiarare la sconfitta, passando all'acquisto di Moderna o Pfizer. Il risultato è la gulaghizzazione di centinaia di milioni di persone.

Joe Biden sta depotenziando anche la produzione cinese. Gli effetti di questa politica si sono visti nell'incontro con Xi Jinping a Bali, quando la diplomazia cinese si è smarcata dalla neutralità sulla guerra putiniana in Ucraina. E ha fatto intendere che la questione di Taiwan non è più all'ordine del giorno. Come hanno agito Biden e la diplomazia della dissuasione in questo caso? Deglobalizzando i motori per le auto elettriche e le fabbriche di semiconduttori, spostando la produzione dalla Repubblica popolare all'India o in Messico, Canada e negli stessi Usa.

Veniamo al Center for strategic and budgetary assessments (Csba, in seguito), che si occupa di Sicurezza nazionale e che ha pubblicato Dissuasion strategy (Ds in seguito) di Andrew Francis Krepinevich e Robert Martinage. Cosa è la "dissuasione"? È una specie di "pre-deterrenza" ("prevenire è meglio che curare"), ovvero "evita che il potenziale nemico usi la forza, o che la incrementi". Un tratto distintivo della Ds è la valutazione negativa dell'isolazionismo. Gli States sono infatti caduti in un parziale disinteresse verso l'Europa e il MeNa(Medio Oriente e Nord Africa) dopo le guerre in Iraq e Afghanistan. Hanno pagato carissimo la globalizzazione social-democratica clintoniana, nonostante gli avvisi della popolazione (si pensi alla denuncia contro le automobili nipponiche o cinesi e contro l'idiozia delle nuove generazioni yankee nel film "Gran Torino" di Clint Eastwood). Dopo la creazione del Quad, Donald Trump e poi Biden hanno iniziato a ricollocare industrie e attività.

Non va sottovalutata l'arma della dissuasione tramite l'iper-riarmo. Come qualcuno ricorderà, il presidente Ronald Reagan uccise il paleosauro sovietico, già in coma per sua mano, coordinando con Opec e Sauditi un forte ribasso sul prezzo del greggio. Il che tolse a Mosca quasi ogni entrata in valuta pregiata. L'altra arma fondamentale reaganiana fu costituita da "Guerre Stellari" quasi lucasiane, tanto rappresentarono – in parte – una fiction che costrinse i Soviet a spendere il denaro che non avevano più per inseguire gli americani nello "spazio profondo".

L'importanza micidiale della Intelligence e dell'analisi geopolitica e diplomatica: questo elemento viene posto in rilievo nello studio del Csba. Come tristemente sappiamo, in Europa e in Italia abbiamo sviluppato zero capacità nell'analisi geopolitica e diplomatica. L'Intelligence, da noi, ha avuto nel Dopoguerra solo funzioni contro il terrorismo interno ed esterno (prima comunista, come le Br e poi jihadista). Con la globalizzazione, l'Europa ha male interpretato Immanuel Kant, considerando l'irenismo universale come obiettivo raggiunto. L'analisi geopolitica è andata a poche sacche di analisti (la Francia si è specializzata in Françafrique, mentre Italia e Germania delegavano la diplomazia agli industriali amici del politico di turno).

Quando poi il Cremlino, dopo essersi re-impadronito della Crimea, ha pensato di invadere tutta l'Ucraina, l'Europa manco se l'è data. Per quasi due mesi, le uniche informazioni sulla possibile – e grave – guerra le ha fornite l'intelligence americana. Il risultato? A catafascio l'economia e la geopolitica europee (e tutti di corsa a cercare oil & gas, cialtroni almeno quanto lo è stato Putin dal punto di vista della preparazione militare). Krepinevich e Martinage raccomandano, infine, l'istituzionalizzazione della Dissuasione strategica, che dev'essere saldata con il dipartimento della Difesa, per mezzo di un "Senior dissuasion strategy group".