Gente d'Italia

Fabio Porta (Pd):”Ora deve intervenire il Parlamento e modificare il voto all’estero”

di ROBERTO ZANNI

Tre mesi. Proprio il giorno di Natale saranno passati novanta giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre scorso, ma anche dai brogli accertati, denunciati con prove inequivocabili. In primo luogo la frode architettata, portata avanti a Montevideo da Aldo Lamorte col simbolo del Maie e scoperta da 'Gente d'Italia'. Guidati dal nostro Direttore Mimmo Porpiglia, ci siamo rivolti alla Procura, a nome di tutti gli italiani onesti, per chiedere giustizia. Ancora non è arrivata, ma abbiamo fiducia che prima o poi, la verità possa trionfare un'altra volta, come già successo all'inizio di quest'anno con la vicenda che ha visto prima vittima delle frodi per poi sconfiggerle, l'attuale on. Fabio Porta del Pd (senatore la passata legislatura). E per continuare a ricordare a tutti che l'Italia ha bisogno oggi più che mai di valori certi, di sicurezza, di un sistema elettorale all'estero che riduca al minimo le possibilità di imbrogli, abbiamo interpellato proprio l'on. Porta per raccogliere le sue impressioni su quanto che è successo, quello che sta capitando e ciò che tutti speriamo possa accadere.

 

Onorevole Porta, mentre a Roma tutto tace, a Montevideo si è iniziato il procedimento contro Aldo Lamorte con riferimento ai brogli delle ultime elezioni italiane all'estero. Come valuta questa situazione ?

Ho vissuto sulla mia pelle le conseguenze della lentezza della giustizia comune come di quella parlamentare, di quella italiana come di quella argentina; non posso che giudicare positivamente la relativa rapidità con la quale in Uruguay si voglia fare chiarezza su uno dei tanti gravi episodi che hanno caratterizzato ancora una volta il voto degli italiani all'estero.

L'unico atto parlamentare su questo tema, almeno fino a questo momento, è stato l'interrogazione del Senatore Menia, al quale il governo ha dato una risposta quantomeno parziale e interlocutoria, cosa ne pensa ?

Devo dare atto al Senatore Menia di seguire da sempre con attenzione e con la dovuta preoccupazione le questioni degli italiani all'estero, e soprattutto le gravissime criticità del voto all'estero. Quando il mio ricorso transitava lentamente al Senato la voce di Menia fu l'unica tra quelle del centro-destra che in Parlamento si schierò coraggiosamente contro i brogli che avevano causato la perdita del mio seggio.   La risposta del governo è parsa anche a me debole e incerta, in linea del resto con i primi passi di questo esecutivo sugli italiani all'estero.   Nelle prossime settimane entrerà nel vivo il lavoro delle Giunte elettorali di Camera e Senato come anche quello del Comitato per gli italiani nel mondo e spetterà al Parlamento fare sentire la sua voce e prendere iniziative serie e concrete per porre fine alla vergogna dei brogli elettorali.

Lei è stato vittima di uno dei più grandi brogli elettorali della storia italiana ma è anche l'unico ad essere riuscito ad avere giustizia. A cosa deve questa vittoria e cosa si dovrà fare per evitare il ripetersi di tali incresciose situazioni?

. Ci sono voluti oltre tre anni e mezzo per arrivare alla conclusione positiva del mio ricorso al Senato.  Ho dovuto affrontare una Giunta delle elezioni politicamente contraria al mio partito, che aveva soltanto un membro di quella commissione; ho dovuto attivare e attendere con pazienza l'esito della mia denuncia alla Procura di Roma e delle numerose perizie calligrafiche disposte dal Pubblico Ministero; anche dopo la decadenza del Senatore Cario la Giunta si era opposta a indicarmi come legittimo sostituto ed è stato necessario un voto dell'aula di Palazzo Madama per confermare la mia elezione al Senato.   Tutto ciò sarebbe però stato vano e inutile se insieme all'eccellente lavoro dei miei avvocati, del mio relatore, del mio partito e del membro del PD in Giunta non ci fosse stata una grande mobilitazione internazionale e soprattutto la campagna di firme capeggiata da "Gente d'Italia" e dal suo Direttore.   Voglio anche evidenziare la denuncia presentata in Argentina e alla Giunta per le elezioni della Camera dei Deputati, nella scorsa legislatura, dal mio compagno di partito Alberto Becchi; grazie al suo coraggioso impegno la Giunta della Camera ha istituito una apposita commissione di inchiesta sul voto all'estero con dei risultati importanti anche per il lavoro che ci attende in Parlamento nei prossimi mesi.

Dobbiamo rassegnarci ad assistere a video come quelli di Aldo Lamorte e al ripetersi dei soliti brogli anche alle prossime elezioni italiane all'estero? C'è qualche ragionevole speranza di cambiamento ?

Non dobbiamo e non possiamo rassegnarci. L'ho detto e lo ripeto: mantenere inalterato l'attuale sistema equivarrebbe a decretare la morte del voto degli italiani all'estero. Ho seguito in prima persona tutte le competizioni elettorali dal 2006 ad oggi e posso affermare senza paura di essere smentito che ogni volta i brogli sono aumentati e si sono specializzati.  Non esiste quindi alternativa all'introduzione di profonde modifiche al voto per corrispondenza; esistono proposte e soluzioni e presto ne discuteremo in Parlamento.   Personalmente non escludo un sistema misto che mantenga insieme il principio di universalità del voto con le necessarie condizioni di sicurezza e segretezza.

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