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di Fabio Marco Fabbri

La guerra in Ucraina ha sollevato grandi attenzioni sul "profilo" degli Stati che vantano di essere delle "potenze nucleari". Tuttavia, il rischio maggiore che può correre parte dell'umanità non è attribuibile, ovviamente, alla nazione in possesso dell'ordigno atomico, ma a colui che in quel momento la guida. È anche utile considerare che, generalmente, alcune nazioni nucleari hanno degli avvicendamenti al potere definibili come omogenei. L'omogeneità, nel paradossale crogiuolo di contraddizioni umane, è comunque una "garanzia" che gli impegni vadano verso il miglioramento tecnologico di tali ordigni, per poi magari ostentarli come punto di forza della nazione stessa. Una sorta di "stella sulla spallina della divisa", piuttosto che sulla reale possibilità del loro utilizzo.

L'incognita affiora quando assurge, a capo "eterno" di uno Stato nucleare, un despota ossessionato dalla "virilità atomica". Ci sono alcuni esempi di tale casistica, ma uno sicuramente ha valore per tutti, data anche la posizione geografica del suo Stato e l'evidente, anche morfologicamente, disarmonia globale: parole, atteggiamenti, espressioni, politica e look, tanto per evidenziare gli aspetti più semplici. L'esempio, nel caso specifico, è il leader nordcoreano Kim Jong-un che considera, come una sua priorità strategica, lo sviluppo di motori a combustibile solido con il fine nucleare. Un po' trascurata a causa della crisi globale scatenata dalla guerra in Ucraina, la Rpdc – Repubblica popolare democratica di Corea – si sta costruendo nuovi spazi nel gioco geopolitico, annunciando una nuova "dottrina nucleare" che alza le tensioni nell'area nord-est asiatica, già in fibrillazione per le ambizioni cinesi su Taiwan.

La Corea del Nord è uno Stato nucleare: nonostante le pesanti sanzioni internazionali che gravano sui suoi programmi di armamento, ha messo in piedi un arsenale di missili balistici intercontinentali, denominato Icbm, che quest'anno ha mostrato il suo avanzamento più sofisticato. Così, il 2022 è stato caratterizzato da una serie di test militari senza precedenti. Finora, tutti i razzi balistici intercontinentali testati avevano come alimentazione il propellente liquido. Inoltre, necessitano di una preparazione lunga per il lancio, quindi sono facilmente intercettabili. Inoltre, risultano essere complicati e complessi da usare. Invece, i razzi a combustibile solido sono più facili da preparare e anche più semplice spostarli. Necessitano, quindi, di poco tempo di preparazione e sono più complicati da rilevare nella fase ante lancio.

Con grande soddisfazione per Kim Jong-un, domenica 18 dicembre Pyongyang ha annunciato di avere "sparato" due missili balistici a medio raggio. La notizia del lancio è stata data dai media di regime e dal canale Kcna, che ha esaltato la riuscita del test, effettuato con il motore a combustibile solido, e con l'obiettivo di sviluppare un nuovo sistema offensivo.

Ma ai servizi di rilevazione radar della Corea del Sud tale operazione non è sfuggita. Infatti, il Joint Chiefs of Staff di Seul ha immediatamente comunicato di avere individuato due missili balistici a medio raggio partiti dall'area di Tongchang-ri, importante sito di lancio situato nella provincia di North Pyongan, e diretti verso il Mar del Giappone. Il portavoce dell'esercito di Seul ha dichiarato che i servizi di intelligence sudcoreani e statunitensistanno analizzando le dinamiche dei missili che hanno percorso una distanza di circa cinquecento chilometri in traiettoria lofted, cioè una inclinazione ottimale del lancio.

Il 19 dicembre i media statali nordcoreani hanno comunicato che questo test è stato giudicato d'alto valore strategico, oltre a rappresentare la fase finale dello sviluppo di un satellite spia, del quale è previsto il completamento nell'aprile 2023. Infatti, il media Kcna ha informato che il portavoce della Nada, National Aerospace Development Authority della Corea del Nord, ha riferito che i lanci sono stati "un importante test in fase avanzata per lo sviluppo di un satellite da ricognizione". È evidente che lo sviluppo di un tale satellite potrebbe servire da copertura a Pyongyangper testare i missili balistici intercontinentali. Ricordo che dalla base di lancio satelliti di Sohae, dopo un primo fallimento, il 12 dicembre 2012 fu messo in orbita il satellite Kwangmyongsong-3 Unità 2.

Il test di domenica, fatto da questa base, secondo la comunicazione ufficiale nordcoreana ha portato in dote importanti risultati, come una chiara lettura di immagini che sono poi state elaborate e rese disponibili mediante dei dispositivi di comunicazione. Quest'ennesima sfida di Pyongyang è stata condannata da Seul, che ha definito i lanci di domenica una grave provocazione e una violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in contrasto con un accordo tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti stipulato nel febbraio del 2012. L'esercito sudcoreano ha così risposto che resterà in allerta massima, per poter reagire velocemente con una "risposta schiacciante". Anche se Kim Jong-un ha fatto comunicare che altri satelliti sono stati lanciati in precedenza, ma che né gli Stati Uniti né la Russia hanno mai dato segnali di disapprovazione. Aggiungendo una considerazione nella quale ha sottolineato che entro questo anno la Corea del Nord otterrà la forza nucleare più potente del mondo, dando alla sua nazione lo status "irreversibile" di Paese nucleare.

La Corea del Sud e gli Stati Uniti, da tempo, hanno lanciato l'allarme che la Corea del Nord sta programmando il settimo test nucleare della sua storia e il primo degli ultimi cinque anni. Ma per capire come vive la "nucleare Corea del Nord", basta osservare le immagini satellitari notturne della penisola coreana nel suo complesso: buia al Nord e illuminata al Sud. Una demarcazione tra "luce e ombra" che rappresenta due popoli, ma soprattutto il Governo di Seul e il grottesco, ma non anomalo, Kim.