È necessaria una riforma del nostro sistema giudiziario? La risposta a questo interrogativo non può che essere positiva e non c'è forza politica che da molto tempo non ne convenga tanto che Carlo Nordio se ne è fatto subito carico appena preso possesso del dicastero di sua competenza. Ma affermare la necessità di tale riforma non è ovviamente di per sé sufficiente, altrimenti essa sarebbe già stata realizzata.
Il problema di fondo è fare in modo che essa sia realizzabile. Non vogliamo entrare qui nel merito delle modifiche da apportare ai nostri codici. Ce ne sono e molte, ma impegnarsi ad esaminarle è operazione che richiederebbe uno spazio assai vasto e, soprattutto, l'intervento di giuristi e costituzionalisti di grande esperienza e di altrettanto grande competenza. E Nordio è certamente uno di questi.
Quel che ci sembra tuttavia prioritario è far riferimento al metodo che politici e magistrati devono seguire e questo metodo deve necessariamente essere quello di una stretta collaborazione, senza la quale, come i fatti si sono finora incaricati di dimostrare, questa riforma non potrà mai essere realizzata.
Ma questo non sta assolutamente accadendo. Anzi, non appena Nordio ha avviato la riforma è immediatamente riesploso, e nel modo più violento, quel conflitto magistratura-politica che ha fatto da contrappunto all'intera passata legislatura. impedendo qualsiasi aggiornamento del nostro ordinamento giudiziario, un tempo assai brillante ma allo stato attuale decisamente obsoleto.
Magistrati e politici hanno ripreso a polemizzare tra loro e sembra impossibile ogni forma di dialogo. In queste condizioni, nonostante l'attivismo di Nordio, per molti versi encomiabile, appare concretamente impossibile dar corpo alla riforma ed emerge, allora, in tutta evidenza il carattere prioritario di adoprarsi per porre fine ai contrasti che da troppo tempo mettono l'una contro l'altra queste due fondamentali categorie.
Probabilmente, dunque, prima di partire lancia in resta per realizzare i suoi intenti riformatori sarebbe stato opportuno che Nordio aprisse la porta ad un confronto senza pregiudiziali. Sia chiaro. Non vogliamo caricare sulle spalle del neo ministro la responsabilità di uno scontro che come abbiamo affermato, si protrae, in termini sempre più aspri, da molto tempo.
Politici e magistrati si dividono in pari misure le responsabilità di questo paralizzante conflitto. I primi hanno tentato di piegare la magistratura ai propri interessi, i secondi di imporre alla politica la loro "legge". Si è creata così una sorta di circolo chiuso che rende illusoria ogni riforma e, probabilmente, ancora s'avverte il peso di quel che accadde all'epoca di tangentopoli che segnò il punto più alto dello scontro; uno scontro dl quale si torna a palare e per l quale il giudizio espresso sul team di "Mani pulite" è in questa fase tutt'altro che benevolo.
Sperare, in una situazione di questo tipo di dar concretamente corpo a questa fondamentale riforma è dunque assolutamente illusorio. Ci auguriamo di sbagliarci, ma dubitiamo che Nordio riesca a portare a compimento la sua "missione".
Ottorino Gurgo