Foto di repertorio (Depositphotos)

Questa fu la definizione usata nel 1992 dalla regina Elisabetta nel discorso che celebrava il quarantesimo anniversario della sua ascesa al trono. Fra le altre pessime cose che ci ha portato, trent'anni dopo, l'annus horribilis 2022, c'è anche la morte, l'8 settembre, di questa amatissima regnante, che è riuscita a tener viva la fede nella monarchia e nei resti del Commonwealth britannico malgrado le troppe questioni matrimoniali e i comportamenti di figli, nuore e nipoti. Il 2022 ha segnato altre importanti uscite di scena politiche. Ne citiamo una sola: il 30 agosto ci ha lasciati Michail Gorbačëv, un uomo che ha cambiato la storia, padre della perestroika e promotore della fine della Guerra Fredda negli anni '80, premiato con il Nobel per la Pace nel 1990. Il 2022 è l'anno che vede conculcati i diritti e la libertà delle donne in molti Paesi. Il primo attacco parte dalla Corte Suprema degli USA, per due terzi arciconservatrice (6 su 9 giudici), che il 24 giugno ribalta la famosa sentenza Roe v. Wade, rimasta in vigore per cinquant'anni, con la quale nel 1973 la stessa Corte aveva dichiarato illegittima la normativa texana che proibiva l'aborto, riconoscendo la libertà di scelta delle donne in materia di procreazione. La nuova decisione sancisce invece che la Costituzione americana non conferisce alle donne il diritto sul proprio corpo e che i singoli Stati devono legiferare in proposito. Molti Stati della cosiddetta Cintura della Bibbia si sono affrettati a varare leggi che proibiscono l'aborto anche in caso di stupro, incesto o rischio di morte della madre. Alcuni addirittura sollecitano i cittadini a denunciare ogni tentativo di ricorrere all'interruzione della gravidanza, anche da parte di persone sconosciute. Ancora, il 25 settembre, in Iran, la polizia morale arresta, picchia e provoca la morte della ventiduenne Mahsa Amini, perché ha indossato in maniera sbagliata l'hijab. La polizia morale è stata istituita nel 2005 con il compito di far rispettare un dettame del leader della rivoluzione islamica che, nel 1979, ha imposto alle donne di portare non soltanto il velo per coprire i capelli, ma anche vestiti lunghi e larghi che nascondano interamente la figura femminile. Questa polizia può arrestare le donne che non rispettano le restrizioni, portarle in Centri di correzione per rieducarle, quindi rilasciarle a uomini di famiglia che ne garantiscano l'obbedienza oppure condannarle a 60 giorni di prigione o a 74 frustate. La morte di Mahsa Amini ha scatenato proteste ininterrotte. La polizia morale ha già ucciso oltre 400 manifestanti. Ogni giorno si effettuano impiccagioni di giovani uomini e donne, condannati in virtù della loro stessa, ammissione, estorta con indicibili torture e violenze sessuali, di aver commesso un "reato contro la legge di Dio". Ma le proteste non si fermano. Le studentesse dell'Università delle Arti in Teheran si sono filmate mentre incitano alla sollevazione popolare con lo slogan: "Donna, libertà e vita". Sono pronte a morire pur di conquistare il diritto alla libertà femminile, pur di "riavere una vita". E il 23 dicembre arriva il sostegno all'Iran dai talebani che vietano alle donne di frequentare l'Università in Afghanistan. Il Corano non prevede queste limitazioni ma, nel corso dei secoli, l'interpretazione dei versetti coranici è stata affidata soltanto agli "studenti", obbligatoriamente maschi, che hanno codificato divieti crescenti e inaccettabili per un mondo di donne che ormai ha accesso all'informazione globale. Abbiamo tenuto per ultime le tre minacce più gravi che erediterà l'anno che sta per nascere. Il 24 febbraio 2022, Vladimir Putin, l'irremovibile "Piccolo padre della grande Madre Russia", come venivano chiamati gli zar, ha dichiarato guerra all'Ucraina, alla quale aveva già portato via la Crimea nel 2014, con un'invasione di soldati in borghese e un falso plebiscito in cui oltre il 95% dei votanti aveva chiesto l'annessione alla Federazione russa. Tale referendum non è ritenuto valido dall'ONU, come non lo sono quelli che, secondo Putin, avrebbero confermato la volontà dei residenti in Donetsk e Luhansk di passare sotto il governo russo. Anche questa consultazione era stata preparata da una massiccia emigrazione russa nel Donbass. La guerra continua ininterrotta. La maggior parte degli ucraini vive ormai in città semidistrutte dai bombardamenti, senza corrente elettrica, acqua o riscaldamento ma, anche in questo caso, la lotta per la libertà e l'autodeterminazione ha il sopravvento su tutto e l'aiuto di molte Nazioni agli aggrediti continua ad aumentare. Non dimentichiamoci che gli ucraini sono di origine cosacca e che kozaky significa prima di tutto "libero". Gli ucraini non consentiranno mai che il loro Paese venga smembrato o governato da invasori russi. Sta alla comunità internazionale proteggerli, perché una vittoria dello Zar Putin si trasformerebbe in un grave pericolo per l'Europa e per tutto l'occidente. Il secondo rischio, che dobbiamo affrontare tutti, di nuovo, in tutto il mondo, è quello della nuova ondata di COVID omicron o altra sua variazione. La convinzione di aver superato la diffusione del virus, presa troppo rapidamente, per ragioni di lotta all'inflazione e alla recessione economica, ha aperto un nuovo, massiccio spazio all'infezione, con il ritorno alla vita normale e ai viaggi di chi si è sentito per oltre due anni chiuso agli arresti domiciliari. Il terzo maggiore allarme da affrontare è quello del riscaldamento climatico, eternamente rimandato. Ne stiamo vedendo le conseguenze con lo scioglimento dei ghiacciai, le valanghe, le inondazioni, la tragedia che si sta compiendo per la bufera di neve nel nord ovest degli USA con decine di decessi per assideramento nelle automobili e nelle case bloccate dal ghiaccio, mentre in Australia ci sono temperature altissime e scoppiano incendi su larga scala. Il nuovo anno avrà molto da fare per risolvere questi problemi e farci dimenticare l'annus horribilis che sta per finire. La nostra certezza è antica e sempre valida: soltanto insieme potremo vincere. Che il 2023 ci faccia superare gli egoismi che impediscono di salvare il nostro pianeta, la libertà, la democrazia e il rispetto delle esigenze di tutti gli uomini e le donne che vivono nel mondo. Proviamoci. Tanti auguri.

(CARLO CATTANEO)