"Abbiamo tessuto una rete coi fili saldi della memoria e delle tradizioni; dato nuova voce alla lingua degli avi; unito mani, sguardi e cuori negli abbracci di fratellanza, dato corda per intrecci futuri affinché il tempo non dimentichi. Abbiamo ascoltato dello strazio dell'antico distacco e della vita grama e di sacrificio attraverso i racconti dei nipoti della gente che ha costruito la prosperità di questa terra straniera. Abbiamo sentito l'orgoglio per il paese di origine e dobbiamo farne tesoro anche per guardare con umiltà e solidarietà i destini di nuove genti che oggi cercano nel nostro Paese l'occasione di un riscatto". Sono le parole cariche di emozione e sentimento dei partecipanti allo scambio culturale in Argentina da parte dell'associazione Piemonte Cultura, guidata dal presidente Bruno Donna". Della situazione ha parlato Renato Dutto sulla newsletter dell'Associazione Piemontesi nel Mondo.
"Una delegazione composta da 25 viaggiatori (musicisti, danzatori ed appassionati delle tematiche dell'emigrazione) ha infatti visitato la Pampa Gringa, per incontrare le locali comunità piemontesi di dieci città argentine: dalla capitale Buenos Aires a Cordoba, La Varillas, Luque, Morteros, Rafaela, Rio Tercero, San Francisco, San Jorge e Santa Fè, per ben 2.800 chilometri di voli interni, salendo su sei aerei, oltre a 1.500 chilometri percorsi in pullman. Ad ogni destinazione, l'incontro carico di emozioni con i rappresentanti delle associazioni locali, appartenenti a Fapa, la Federazione delle associazioni piemontesi d'Argentina, guidata dal presidente Edelvio José Sandrone. Nei teatri di queste città, tra tanti applausi, sul palcoscenico è salito il gruppo dei Ij Danseur dël Pilon, con esibizioni di musica, canti popolari, balli storici tradizionali e "teatro di stalla" in lingua piemontese. "L'accoglienza è stata straordinaria, fantastica - spiega il presidente Bruno Donna -. Non c'è gioia più grande nel sapere che la nostra presenza ha reso felici questi nostri fratelli e sorelle d'Argentina, che amano studiare e parlare piemontese, la lingua dei loro nonni e bisnonni emigrati dal Piemonte. Legami che si sono cementati anche durante l'ospitalità che ci è stata in gran parte della permanenza garantita dalle famiglie. Lo stupore, l'emozione, la nostalgia della terra lontana nei loro occhi rimarrà sempre nei nostri cuori. Le diverse parlate e cadenze del piemontese si intrecciavano, creando una comunicazione immediata, vera e sincera, come le lacrime di commozione nei nostri e nei loro occhi"