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"Ratzinger ha mostrato un enorme coraggio scegliendo di non nascondere la sua grande attrazione per i gatti", dice  la scrittrice Carola Vai, autrice del libro "Gatti di Stato". Da Chico, il soriano della sua gioventù, a Zorro e Contessa che lo hanno accompagnato nelle ultime passeggiate nei Giardini Vaticani. Il primo Papa su Twitter AGI - "Ratzinger ha mostrato un enorme coraggio quando ha scelto di rinunciare al pontificato. E con altrettanto coraggio non ha mai voluto nascondere la sua grande attrazione per i gatti". è una chiave di lettura originale della personalità del papa emerito, scomparso il 31 dicembre, quella che suggerisce la giornalista e scrittrice Carola Vai, autrice di "Gatti di Stato", libro ricco di aneddoti sulla passione dei potenti della Terra per i felini. "L'affetto di Benedetto XVI per i mici ha radici antiche - racconta Vai all'AGI - fin dai primi giochi infantili cominciò a condividere con loro tenerezze e malinconie. Durante gli anni dell'adolescenza trascorsi nella sua casa di Traunstein in Baviera c'era sempre qualche gatto appollaiato sopra la stufa. Certamente il gatto che ha avuto un posto speciale nel suo cuore è Chico, il soriano rossiccio che accompagnò molti anni della sua gioventù, durante l'insegnamento universitario a Ratisbona. Quando fu eletto al soglio pontificio, il felino divenne così famoso da essere immortalato in un libro di Jeanne Maria Teresa Perego "Joseph e Chico", dove Chico è il protagonista che racconta la vita del suo più caro amico, Joseph Ratzinger". Come spiega lei questa attrazione? "Il gatto è un animale estremamente sensibile e intelligente, ma riservato e silenzioso. Io credo che Ratzinger riconoscesse e apprezzasse queste qualità. Le trovava vicine al suo modo di essere. D'altro canto lui ha ricevuto molto dai suoi amici pelosi. Era piuttosto timido e impacciato, e la celebre foto di lui con un gatto sulle ginocchia ha fatto il giro del mondo, catturando la simpatia di chi lo considerava un uomo distaccato e freddo. In un certo senso ha contribuito a renderlo più affettuoso e amabile". I gatti hanno avuto un ruolo anche in alcuni dei suoi viaggi papali. È vero? "Certamente. Durante il viaggio apostolico nel Regno Unito nel 2010 l'ex pontefice era in visita all'Oratorio di San Filippo Neri di Birmingham. Venne attirato dal miagolio di un micio nero chiamato Pushkin, la mascotte dell'Oratorio. Si avvicinò e accarezzò il felino, per l'occasione agghindato con un nastro giallo e bianco. Le foto dell'incontro fecero il giro di tv e tabloid. Da allora Pushkin divenne un personaggio e cominciò a ricevere lettere dai suoi fan e dai suoi consimili, come i gatti di un convento carmelitano inglese che avevano voluto "presentarsi" a lui. Un altro episodio da ricordare riguarda il suo viaggio negli Stati Uniti, nel 2008: lì incontrò Jan Fredericks, presidentessa di un'organizzazione impegnata ad affermare i diritti degli animali all'interno della comunità cattolica. La signora, che aveva ben nove gatti, raccontò di aver trovato molti spunti in comune con l'ex pontefice". Per un po' di anni l'amore di Ratzinger per i gatti era noto solo negli ambienti del Vaticano, a rivelarlo a tutti è stato il cardinale Tarcisio Bertone. "Ratzinger era molto riservato, come è noto. Fin dal suo arrivo a Roma da prelato, cominciò silenziosamente ad adottare una piccola colonia di mici randagi che abitavano i cortili vaticani. Portava loro del cibo ogni mattina, e man mano il gruppetto dei felini che lo aspettava cresceva. Il cardinale Bertone, a fianco di Ratzinger quando era prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede, raccontò questo aneddoto. I suoi collaboratori assecondarono questa passione. Nei giardini vaticani fu allestita anche una cassetta per il ricovero di un micio nero chiamato Ciccio. Tra i gatti prediletti da Ratzinger si ricordano anche Cortesina, Zorro e Contessa che lo hanno accompagnato negli ultimi anni della sua vita, quando si era ritirato al convento Mater Ecclesiae, durante le passeggiate nei giardini del Vaticano".