Gente d'Italia

Si torna a parlare di Emanuela Orlandi…

Si torna a parlare di Emanuela Orlandi. Come prevede il "rito", i telegiornali "offrono" frettolosi servizi di manciate di secondi, corredati da consumate e neppure troppo cercate immagini di repertorio; immancabile la dichiarazione del fratello, ovviamente chiede verità e giustizia. Una ribollita d'Oltretevere, che però ormai è davvero insapore, più che rafferma. Del resto, è passato tanto di quel tempo. Ugualmente, un po' di memoria andrebbe pur coltivata. Tra i tanti che si sono occupati della vicenda, Pino Nicotri, autore di un paio di libri sul "caso" Orlandi. Qualcuno potrebbe perfino ascoltarlo.

Alcuni suoi punti fermi, che pedissequamente riprendo, sono:

1) Emanuela non è stata rapita per essere scambiata con Mehmet Ali Ağca, anzi il "rapimento" i magistrati lo vedono come un depistaggio per coprire i reali motivi della scomparsa;

2) Mirella Gregori non c'entra niente con la scomparsa della Orlandi. Il giudice istruttore, Adele Rando, così ha sentenziato, in accordo con il sostituto procuratore generale, Giovanni Malerba. Del resto, basta leggere la cronaca degli avvenimenti per essere certi che non c'entra niente;

3) il Vaticano non solo non ha mai voluto collaborare, ma ha anche mentito e ordinato di mentire. Per esempio, lo ha ordinato al vicecapo della sicurezza vaticana, ingegner Raul Bonarelli, il giorno prima di essere ascoltato come testimone dai magistrati citati. Per questo dirigente della vigilanza vaticana a suo tempo il magistrato ha chiesto uno stralcio per concorso nella scomparsa;

4) il prefetto Vincenzo Parisi, poi capo della Polizia di Stato, ha testimoniato la propria convinzione che la montatura del "rapimento" non può essere stata tenuta in piedi senza complicità interne al Vaticano;

5) nelle stesse ore in cui Papa Wojtyla lanciava i suoi ripetuti appelli ai "rapitori" perché lasciassero libera la ragazza, monsignor Giovanni Battista Re, dirigente di una sezione della Segreteria di Stato, rifiutava l'offerta di monsignor Giovanni Salerno di auscultare, lui che si occupava di finanze del Vaticano, i molti ambienti con i quali aveva contatti, per cercare di capire che fine avesse fatto Emanuela. Ovvero: mentre il Vaticano con la mano destra, cioè con Wojtyla, lanciava appelli buonisti ai "rapitori", con la mano sinistra, cioè con la Segreteria di Stato, se ne fregava bellamente della sorte della "rapita". Deve essere stato in ossequio al precetto evangelico "non sappia la sinistra cosa fa la mano destra";

6) cosa straordinaria, ma sulla quale si accanisce significativamente il silenzio di tutti, nessuno chiede ad alta voce come mai il funzionario del Parlamento italiano, il dottor Gianluigi Marrone, che inviava in Vaticano le rogatorie internazionali dei magistrati italiani desiderosi di interrogare alcuni cardinali, era lo stesso che dal Vaticano, in qualità di suo giudice unico, rispondeva "no!" a quelle sue rogatorie. Cioè a se stesso! E nessuno osa chiedere come mai una sua segretaria, Natalina Orlandi, non abbia mai avuto nulla da eccepire su questo straordinario doppio ruolo, pur essendo lei una sorella di Emanuela.

Ecco, cominciare a fare luce su questi sei punti individuati da Nicotri sarebbe una buona base di partenza. Dato a Nicotri quello che è suo, c'è poi quell'amica di scuola che quarant'anni dopo racconta di aver avuto da Emanuela la confidenza che in uno dei suoi giri in Vaticano una persona molto vicina all'allora Pontefice l'aveva infastidita, "e si trattava di un'attenzione sessuale".

Figuriamoci se qui si vogliono evocare atmosfere da "Les Clés de saint Pierre", di Roger Peyrefitte o "Les Caves du Vatican" di André Gide. Però se si vuol fare cronaca, beh, la si faccia come va fatta. E si faccia attenzione alla tempistica. Magari è una semplice coincidenza, quella con le fragorose polemiche attorno ai due Pontefici (il vivente e l'emerito appena defunto); e il "ritorno" d'interesse sulla vicenda Orlandi.

Leonardo Sciascia, che da sempre è una delle migliori bussole per chi vuole avere un tenace concetto, era solito dire che le uniche cose sicure sono le coincidenze...

VALTER VECELLIO

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