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DI STEFANO CASINI

Si chiama Pino Veneroso e lo conobbi negli anni passati  quando, per la prima volta, fece la traversata dell’Oceano Atlantico in solitario da Marina di Pisciotta a Montevideo, come la leggenda di Vincenzo Fondacaro nel secolo XIX.

Veneroso è un uomo di mare e ha trascorso quasi la metá della sua vita navigando un po’ in tutto il mondo, molto spesso da solo, come Soldini. La differenza è che, anche lui stesso, é una vera leggenda, dato che, nell’anno 2004, letteralmente contro venti e maree….a 61 anni, fece di nuovo questa storica attraversata. Questa volta peró, per ricordare appunto l’avventura dei 3 emigranti del XIX secolo, lo fece con Gabriele Vita, comandante della Capitaneria di Porto di Sapri, e il medico uruguaiano Emil Kamaid. Preparó anni questo difficilissimo viaggio, per ripercorrere quella che, 142 anni fa, fece il Leone di Caprera, dall’Uruguay al Cilento, andata e ritorno. Questa nave era una specie di guscio di noce che portó nel Cilento, una replica della spada di  Giuseppe Garibaldi e un album di firme degli italiani d’Uruguay.

Sul Leone di Caprera, 3 emigranti italiani, come appunto Vincenzo Fondacaro di Bagnara Calabra, Orlando Grassoni, di Ancona e Pietro Troccoli di Marina di Camerota, si avventurarono per raggiungere Montevideo.

Vincenzo Fondacaro

Vincenzo Fondacaro

Ricordo che, nel mese di aprile del 2004, per la partenza di Veneroso verso il Cilento, facemmo anche un articolo sul nostro quotidiano ed io, che lavoravo giá da 8 anni per RAI International, gli feci un’intervista. Da li nacque una bellissima amicizia. In un  mio viaggio nel Cilento, ricordo che, nel 2008, Pino Veneroso mi invitó a casa sua, a Marina di Pisciotta dove mangiammo assieme le delizie marinare del Mediterraneo che lui toccava con mano tutti i giorni. Mi invitó anche a fare un giro nel suo battello, lo stesso che attraversó 2 volte l’Oceano Atlantico, lo Jutta che ricorda fortemente il Leone di Caprera.

Mi raccontó allora la storia del suo primo viaggio negli anni ‘90, quando, da solo, partí da Marina di Pisciotta e raggiunse Montevideo quasi 3 mesi dopo. Colpito dal racconto, ricordo un particolare. Mi disse che, tutti i naviganti in solitario, non possono dormire oltre 30 minuti di seguito perché nessuno puó avvisar loro cosa possa accadere fuori da quel “guscio”. 30 minuti sveglio e 30 minuti riposando, tutto il giorno. Mi raccontó che, quando stava per raggiungere le coste brasiliane, dopo mare calmo, poco vento o mare mosso e tormente di ogni genere, mentre stava dormendo, di notte, con buio assoluto….”...sentii un piccolo rumore e mi svegliai! Alzai la testa e vidi a meno di 100 metri, una enorme nave petroliera con poche luci. Ero in rotta di collisione, quindi andai subito al timone, cercai di girare per evitarla, ma soltanto riuscii a scontrare leggermente in forma parallela. Fu uno scontro molto fortunato! In mezzo al nulla, una nave enorme di 200 metri non vede un battello di 9 metri, neanche se avesse tutte le luci accese e non la vedono neanche i  radar. La parte sfortunata fu che lo scontro mi distrusse il palo con le vele!! Era piena notte, non so, saranno state le 3 del mattino e ricordo che neanche si rese conto questo mostro che aveva scontrato contro lo Jutta! Dopo i nervi a fior di pelle, mi resi conto che ero da solo in mezzo all’Oceano, ma ero vivo e avevo la radio, avevo anche un telefono satellitare, quindi, aspettai qualche ora e chiesi aiuto alla guardia costiera brasiliana. Ero a piú di 100 chilometri dalla costa ma, per fortuna, con il motore, che non usavo quasi mai perché lo Jutta è una barca a vela, riuscii a raggiungere un porto brasiliano.”

Pino rimase quasi un mese nel porto brasiliano per rimettere il palo e le vele e raggiunse Montevideo senza problemi una ventina di giorni dopo.

Nel 2004, in occasione della sua seconda avventura, ricordo che Veneroso con il suo piccolo equipaggio, furono salutati ad una Casa degli Italiani piena, dall’ambasciatore e da tutta la comunitá campana. 

Prima di giungere nel Cilento, lo Jutta fece tappa alle Canarie, a Gibilterra, a Malaga, a Caprera a Livorno e fu accolta accolta in ogni porto da una rappresentanza dell’Ambasciata italiana. L’arrivo nel Cilento fu  a metà luglio del 2004. L’avventura fu nominata da Veneroso “Dall’America all’Europa – Viaggio attraverso l’Oceano”.

Alla sua  seconda edizione, Pino salutó Pisciotta il 13 aprile 2004 e giunse in aereo a Montevideo il giorno dopo. In seguito lo raggiunse dall’Italia Gabriela Vita. I giorni che hanno preceduto la partenza sono stati intensi. Il velista ha messo in acqua lo Jutta il 27 aprile, trovandolo in buone condizioni, e ha poi incontrato i ragazzi delle medie della scuola italiana di Montevideo, ricevendo i complimenti degli insegnanti, del preside e del direttore.

Pino Veneroso compirá quest’anno i suoi 80 anni. Nato a Pisciotta nel 1943 da una famiglia di marinai e pescatori é’ sposato con Jutta e ha due figli, Antonio e Valentina. Ha maturato la sua esperienza sui battelli da pesca battendo anche i mari della Scozia e della Groenlandia. Arruolatosi a 18 anni nella Guardia di Finanza (ramo mare), ha frequentato a Gaeta il corso per comandante di motovedetta d’altura.

Come Fondacaro, Veneroso ha sfidato l’Oceano e ricordo che mi disse un giorno: “Un viaggio del genere non è consigliabile neanche per i provetti marinai. Non soltanto ci vuole pazienza e sapienza, ma ci vuole anche molto coraggio, molta fiducia in se stessi e una motivazione d’acciaio!”

STEFANO CASINI