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di Matteo Forciniti

È un problema che sembra non finire mai e che sta mettendo in ginocchio quasi tutto l'Uruguay. Negli ultimi anni la siccità sta colpendo duramente l'intero sistema produttivo uruguaiano ed è tornata alla ribalta negli ultimi mesi: il governo ha appena prolungato lo stato di emergenza agricola che reggeva a partire da inizio ottobre anche se la situazione è notevolmente peggiorata nelle ultime settimane.

"Lo stato di emergenza agricola che scadeva il 24 gennaio è stato esteso come minimo fino ad aprile" ha informato Fernando Mattos, ministro dell'allevamento, dell'agricoltura e della pesca, al termine di una riunione convocata d'urgenza con diverse autorità. La misura studiata dal governo coinvolge i settori zootecnico, lattiero-caseario, forestale, orticolo, frutticolo, agricolo, avicolo e apisitico su tutto il territorio nazionale. Tra le altre cose sono state stabilite delle agevolazione nei crediti attraverso un fondo specifico.

"Oltre al nostro paese, queste criticità riguardano anche buona parte dell'Argentina, il Paraguay e lo stato di Rio Grande do Sul in Brasile" ha segnalato il ministro aggiungendo che le previsioni meteorologiche sono abbastanza pessimiste dato che si attendono solo piogge moderate che non consentiranno di certo di invertire una tendenza alle basse precipitazioni iniziata più di tre anni fa. "In tre anni e qualcosa in più ci è mancato praticamente un intero anno di acqua" ha sintetizzato Mattos per far capire la gravità del problema. Per quanto riguarda le agevolazioni, ha puntualizzato, "c'è un aiuto diretto ai produttori con un tasso del 2% per cercare di salvaguardare le attività. Fino ad ora abbiamo ricevuto più di 1300 richieste, più della metà di queste sono state nel mese di gennaio".

A fotografare il panorama in cui si trova l'Uruguay dal mese di ottobre a oggi ci ha pensato l'Instituto Uruguayo de Meteorología (Inumet) nel suo ultimo rapporto dal contenuto estremamente allarmante. Praticamente tutto il territorio nazionale è interessato al problema della siccità anche se a livelli diversi con le maggiori difficoltà nel centro e nella zona nord adiacente al fiume Uruguay. L'1,85% del territorio nazionale si trova nel livello più grave considerato eccezionale e poi a seguire: il 20,51% estremo, più del 40% severo, il 33,02% moderato e, infine, il 2,48% con un suolo anormalmente secco.

Per capire qualcosa in più sulla problematica parliamo con Antonio Stuto, allevatore dell'Agro Pontino laziale trasferitosi alcuni anni fa a Tacuarembó. "Qui la situazione è drammatica, la gente non parla d'altro e si spera in una pioggia che non arriva mai e se arriva è pochissima" racconta. "Molto più che a Montevideo, qui il problema della siccità si sente enormemente. C'è innanzitutto una questione di sensibilità a vedere gli animali che soffrono e poi ovviamente ci sono anche i problemi economici per i produttori. Io sono fortunato perché tra mucche, cavalli e pecore ho pochi animali e riesco a resistere grazie al pozzo ma i miei vicini se la stanno passando davvero molto male. A un amico l'altro giorno sono morte all'improvviso 4 mucche, a un altro lo sono andato ad aiutare con un cavallo per tirare fuori una mucca dal fango dato che non riusciva più a muoversi".

Rispetto all'Italia a cui era abituato, Stuto in Uruguay ha trovato un ambiente e un paesaggio diverso con delle particolarità a cui ha dovuto adattarsi: "Io ero abituato alla campagna laziale dove l'estate l'erba era sempre secca. Qui invece è il contrario con l'erba verde durante il caldo e in inverno poco resistente al freddo. È proprio durante l'estate che l'animale ha bisogno di mangiare e di ingrassare perché poi in inverno si ricorre al fieno, di cui in genere c'è disponibilità solo durante questo periodo in base alla produzione nazionale che c'è". La vera incognita quindi sarà quella di vedere quali conseguenze potrà avere la siccità nei prossimi mesi: "Forse l'Uruguay sarà costretta a importare più fieno e più mangime per poter assistere gli animali. Un altro aspetto, su cui il governo insiste molto, è quello di promuovere la costruzione di pozzi per soddisfare il bisogno di acqua ma questo bisogna farlo sempre in modo controllato dopo aver ottenuto l'autorizzazione. Oggi è tutto una grande incertezza ma la conseguenza forse più logica sarà quella di assistere a un ulteriore aumento dei costi in tutta la catena dal produttore fino al consumatore".

Antonio Stuto