Machu Picchu (Depositphotos)

Il tratto della linea ferroviaria di collegamento alla città perduta degli Inca di Machu Picchu, in Perù, è stato interrotto a causa dei manifestanti che hanno occupato i binari, nell'ambito delle proteste contro il governo di Dina Boluarte. C'è un gruppo di italiani fra i circa 300 turisti bloccati a Machu Picchu, la città perduta degli Inca chiusa a causa dell'interruzione del trasporto ferroviario per il caos che sta investendo il Perù. Si tratta, secondo quanto si apprende, di un numero imprecisato di persone che avevano passato la notte nel sito dopo aver visitato la cittadella e che sono in contatto con le autorità italiane.

Nel corso del mese e mezzo di proteste che hanno avvolto il Perù in una forte tensione, la regione di Cusco e in particolare la zona di Machu Picchu, conosciuta nel mondo, è stata al centro di proteste, con ripetute interruzioni dei collegamenti ferroviari verso la cittadella. Già il 14 dicembre scorso, centinaia di turisti erano stati bloccati nella regione dai blocchi stradali organizzati dai manifestanti, fra cui quattro ragazze italiane che, grazie all'intervento dell'ambasciata d'Italia sono prima state portate in una locanda e poi trasferite all'aeroporto internazionale di Cusco. Per quanto riguarda i disagi odierni, si è appreso che il gruppo ha pernottato in un albergo ed ora è in contatto con la Farnesina in attesa che le squadre di operai della concessionaria Ferrocarril Transandino riparino i binari danneggiati nella tratta Urubamba-Ollantaytambo-Machu Picchu. Fra i turisti italiani bloccati ci sarebbero due o tre persone che lavorano nel settore dei media.

Decine di dimostranti sono rimasti feriti in Perù in seguito agli scontri nella notte con la polizia durante le manifestazioni antigovernative che si stanno diffondendo in tutto il Paese. Lo riporta il Guardian. Nella capitale, Lima, gli agenti di polizia hanno usato gas lacrimogeni per respingere i manifestanti che lanciavano bottiglie di vetro e pietre, mentre sono divampati diversi incendi, come hanno mostrato le riprese televisive. Nella regione meridionale di Puno circa 1.500 manifestanti hanno attaccato una stazione di polizia nella città di Ilave, ha detto il ministro degli interni, Vicente Romero. Le autorità sanitarie di Ilave hanno segnalato otto pazienti ricoverati in ospedale con ferite, tra cui braccia e gambe rotte, contusioni oculari e addome perforato. Nel tardo pomeriggio di ieri, 58 persone risultavano ferite in tutta la nazione durante le manifestazioni, secondo un rapporto del difensore civico del Perù.

I disordini hanno fatto seguito a una giornata di turbolenze giovedì, quando uno degli edifici più antichi di Lima è stato dato alle fiamme, mentre il presidente Dina Boluarte ha promesso di diventare più duro con i "vandali". La distruzione dell'edificio, un palazzo centenario nel centro di Lima, è stata descritta dai funzionari come la perdita di un "bene monumentale". Le proteste sono cominciate a dicembre contro la destituzione dell'ex presidente Pedro Castillo mentre il nuovo capi dello Stato è accusata di aver tradito il socialismo, I manifestanti chiedono le dimissioni di Boluarte, nuove elezioni, e la liberazione di Castillo, destituito con un impeachment, e chiuso in carcere per ribellione, dopo aver tentato un golpe. L'ultimo bilancio conta 52 vittime dall'inizio delle proteste, di cui anche un poliziotto bruciato vivo.

Gravi incidenti fra manifestanti e polizia a Llave, nella regione meridionale peruviana di Puno hanno provocato ieri la morte di una persona ed il ferimento di altre sette, portando a 54 il numero delle persone decedute nelle proteste antigovernative cominciate il 7 dicembre 2022. Questi incidenti, segnala oggi la radio RPP, sono avvenuti mentre per il secondo giorno consecutivo migliaia di persone hanno partecipato ieri alla cosiddetta 'Presa di Lima' attraverso cui movimenti politici, sociali, sindacali e studenteschi chiedono lo scioglimento del Parlamento, le dimissioni della presidente Dina Boluarte, elezioni immediate e il rilascio dal carcere dell'ex presidente Pedro Castillo. Ieri sera il ministro dell'Interno, Vicente Romero, ha reso noto che nel secondo giorno di scontri avvenuti nella capitale sono rimasti feriti 22 membri della polizia nazionale e 16 civili Il ministro ha inoltre segnalato che danni materiali sono stati arrecati agli aeroporti di Cusco, Puno e Arequipa "da vandali, allontanati però dalla polizia". L'emittente peruviana ha infine pubblicato online un riepilogo delle vittime fatali divise per regione, precisando che quella con il maggior numero di morti, dovuti direttamente o indirettamente alle proteste, è Puno (23), seguita da Ayacucho (10), Apurímac (6), La Libertad (6), Cusco (4), Junín e Arequipa (3, ciascuna).