Gente d'Italia

Il Sudamerica guarda all’Italia come primo punto di riferimento nella lotta alla criminalità organizzata

di ROBERTO ZANNI
La forza dell'Italia nel combattere la criminalità organizzata è riconosciuta in tutto il mondo e in particolare dai paesi dell'America Latina. Ultimo esempio, assieme al Paraguay - di cui l'altro giorno abbiamo riportato la richiesta di aiuto pervenuta dalle parole del presidente Mario Abdo Benitez - ecco l'Ecuador. È stato Juan Carlos Holguín, ministro delle Relaciones Exteriores del governo di Quito, nel suo viaggio istituzionale in Europa con il presidente Guillermo Lasso, si è fermato a Roma proprio per essere presente a diverse riunioni con le autorità italiane al fine di consolidare la cooperazione tra i due paesi nel combattere il crimine organizzato usufruendo in questo modo dell'esperienza italiana accumulata in anni di lotta contro le mafie.
Holguín ha avuto anche un incontro con Giovanni Melillo, procuratore nazionale dell'antimafia al quale, espressamente ha chiesto "l'appoggio per potenziare la cooperazione internazionale, l'interoperabilità e l'accesso all'interscambio di informazioni". Il sunto dei colloqui lo ha reso noto un comunicato della Cancelleria ecuadoriana, la quale ha voluto sottolineare il valore "dell'ampia esperienza italiana nell'affrontare la delinquenza organizzata". Inoltre il ministero degli Esteri dell'Ecuador ha voluto anche ringraziare l'Italia per l'appoggio concesso attraverso i differenti programmi europei che sono stati già implementati sul territorio dell'Ecuador al fine di combattere le bande criminali.
Ma Holguín si è riunito anche con Antonella Cavallari, segretaria delll'IILA, l'Organizzazione internazionale italo-latina-americana, l'ente che pone in essere i programmi di cooperazione italiana anche in materia di sicurezza in Ecuador, come in altri paesi della regione, ma anche di altri programmi che sono finanziati dall'Unione Europea. E proprio IILA lo scorso maggio, in occasione del 30º anniversario dell'assassinio da parte della mafia di Giovanni Falcone, aveva presentato un nuovo progetto dedicato alla giustizia e alla sicurezza, un patto strategico a favore della cooperazione tra le nazioni che aveva visto la partecipazione di diversi paesi latino-americani. "Team Europa Initiatives Justice & Security" guidato dalla segretaria Cavallari, il direttore centrale America Latina e Caraibi Michele Pala, mentre l'avvio dei lavori era stato dato dalla ministra per la Sicurezza del Paraguay Cecilia Pérez Rivas all'indomani del brutale assinio in Colombia (avvenuto il 10 maggio) di Marcelo Pecci, procuratore generale del suo Paese e simbolo della lotta contro il crimine organizzato e il narcotraffico.
La riunione, svoltasi a Roma, si era conclusa con la conferma del forte impegno delle istituzioni italiane nell'ambito della cooperazione tra Italia e la regione latino-americana. E quasi contemporaneamente al clamoroso arresto dopo trent'anni di latitanza di Matteo Denaro Messina, i colloqui e le richieste arrivate da Paraguay ed Ecuador alle autorità italiane hanno avuto un significato ancora maggiore, mettendo in risalto l'impegno e la grande competenza delle forze dell'ordine italiane che già negli anni passati si erano unite, per scambi e aiuti anche con i colleghi di altre nazioni in particolare Argentina, Brasile e Cile a conferma dello stretto rapporto, in ogni settore tra Italia e Sudamerica. 
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