Gente d'Italia

Auto, mercato Italia il peggiore tra i big Ue nel 2022, -9,7%

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Tra le maggiori economie europee, nel 2022 l'Italia ha fatto registrare il risultato peggiore per le auto immatricolate: sono state 1.316.702, in calo del 9,7% rispetto al 2021. Seguono la Francia (-7,8%) e la Spagna (-5,4%). In positivo invece la Germania, con +1,1%.

Sono i dati diffusi dall'associazione dei costruttori europei dell'auto (Acea).
Nel complesso, nell'Unione europea l'anno scorso sono state immatricolate 9.255.926 auto, in contrazione del 4,6% rispetto al 2021 "principalmente a causa dell'impatto della carenza di componenti durante la prima metà dell'anno". Si tratta del terzo calo annuo di fila nell'Ue.

In questo contesto di sfide per l'industria auto, la risposta delle istituzioni Ue è di fondamentale importanza. Abbiamo bisogno di un quadro normativo coerente, basato sui fatti e concertato". E' l'appello lanciato da Luca de Meo alla sua prima conferenza stampa da ceo dall'associazione dei costruttori auto europei (Acea). In una lettera ai vertici Ue alla vigilia della comunicazione sul piano industriale green per rispondere alla legge sull'inflazione Usa (Ira), de Meo mette in guardia dalla richiesta all'automotive di tagliare le emissioni del 100% entro il 2035, "uno sforzo di gran lunga maggiore" rispetto agli altri settori.

"Serve una politica industriale europea per poter bilanciare gli effetti globali dell'Ira americano e noi saremmo ben felici di dare il nostro contributo perché penso che se l'industria dicesse che cosa andrebbe fatto il piano sarebbe più efficace", spiega il presidente di Acea parlando ai giornalisti. "La catena di valore dei veicoli elettrici è completamente diversa rispetto a quella dei motori a combustione - sottolinea de Meo -. Le aziende stanno già investendo ma è evidente che questo passaggio richiederà del tempo". Nel documento indirizzato ai vertici Ue, il presidente dei costruttori auto evidenzia come l'Europa sia "ora l'unica area geografica che abbandona la neutralità tecnologica come pilastro del suo quadro normativo". Considerandolo alla luce dell'obiettivo della decarbonizzazione, resta da vedere se questa scelta sia la migliore". "Oggi - osserva -, da un punto di vista scientifico, la tecnologia ibrida high-tech può competere in termini di impronta di CO2".

Per De Meo, "la proposta Euro 7" della Commissione Ue "costringerebbe i produttori di veicoli leggeri e pesanti a investire miliardi di euro nella tecnologia di post-trattamento dei motori e degli scarichi per guadagni ambientali minimi" e "ci esporrebbe a dannosi impatti industriali, economici, ma anche politici e sociali". "Le politiche e i regolamenti" Ue "dovrebbero sostenere l'obiettivo" della decarbonizzazione considerando "i ritmi specifici dell'industria, della ricerca e degli investimenti" e "questo purtroppo non è il caso", evidenzia il presidente di Acea. La proposta Ue, spiega, implica "trasferire notevoli risorse ingegneristiche e finanziarie dai veicoli elettrici a batteria e a celle a combustibile al motore a combustione interna" quando "questi fondi potrebbero essere utilizzati meglio per tecnologie a emissioni zero che non solo affronteranno le emissioni di CO2, ma anche le emissioni inquinanti. Secondo il presidente dei costruttori Ue il testo, nella sua forma attuale, "potrebbe portare alla chiusura di almeno quattro impianti in un breve lasso di tempo per una casa automobilistica come Renault". In Europa, aggiunge, "c'è un rischio significativo di mettere a repentaglio i posti di lavoro fino a 300mila persone se la transizione non viene gestita bene" e "questo evidenzia ancora una volta la necessità di un coordinamento tra i governi e l'industria".

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