Gente d'Italia

Bufera in Parlamento sul carcere duro, i boss con l’appoggio di politici per la revoca del 41 bis

Franco Esposito

Bufera nel governo Meloni. Motivo della squassante, rumorosa tempesta il carcere duro. Meglio identificabile come il 41 bis. Deputato di Fratelli d'Italia, il parlamentare Giovanni Donzelli si è esposto a livello di denuncia. "Gli anarchici tramano con i boss di mafia, camorra e 'ndrangheta reclusi al carcere duro e il Partito Democratico fa il loro gioco". Sempre Donzelli ha svelato di colloqui in carcere dell'anarchico Cospito con i boss appunto 41 bis. "C'è una saldatura per far cadere lo Stato sul carcere duro. A gennaio Cospito incontrò mafiosi e parlamentari Pd". 

Si è inalberata la sinistra: "Come li ho avuti Donzelli quei documenti?". Un sospetto si è fatto largo nella nebbia dell'ambiguità: pare si tratti di materiale riservato del Copasir. Il ministro di Grazia e Giustizia ha preso le distanze. Nordio ha aperto un'inchiesta. 

Bagarre grandiosa nell'aula di Montecitorio. Immediata la richiesta di un Giurì per Giovanni Donzelli. Mentre i ministri dell'Interno e degli Esteri ribadiscono la necessità "di non scendere a patti con chi usa la violenza". E con vigore parimenti pesante e incisivi viene ribadita "l'essenzialità di uno strumento come il 41 bis". Neppure lo sciopero della fame di Cospito inciderà sul carcere duro. Le condizioni di detenzione non cambiano. "In questo momento storico il 41 bis è indispensabile, è necessario mantenerlo e non può essere messo in discussione. Non si tocca". 

Ma chi sono attualmente i "dannati" condannati al carcere duro? Un esercito di mafiosi e gli irriducibili della Brigate Rosse. A ottobre erano 728, reclusi in  12 penitenziari. A L'Aquila il carcere con più alto numero di detenuti al 41 bis. L'unico con la sezione femninile. Altre sezioni sono ubicate a Milano Opera, Parma, Cuneo, Sassari, Spoleto, Novara, Nuoro, Roma Rebibbia, Viterbo, Terni, Tolmezzo.  

Cella singola, visite e contatti ridotti al minimo, solo il tribunale di Sorveglianza può revocare la carcerazione al 41 bis. Va ricordata la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2016: una ferma protesta contro la proroga a Provenzano ormai gravemente malato. La misura fu pensata per "sedare le rivolte e acquisisce la sua funzione attuale dopo la strage di Capaci" nel 1992, l'attentato al giudice Giovanni Falcone. 

All'articolo du aggiunto un comma che ne estese l'applicazione ai boss. Venne introdotta dalla cosiddetta legge Gozzini nel 1975. La norma aveva uan finalità preventiva nei confronti di situazioni di pericolo "esclusivamente interne al carcere". Divenne definitiva nel 2002, applicabile a "membri di associazioni criminali, terroristiche ed eversive". 

I nuovi brigatisti al carcere duro sono gli uccisori di Massimo D'Antona nel 1999 e di Marco Biagi nel 2002. Nadia Desdemona Lioce, mai pentita. Roberto Morandi, tecnico radiologico al Careggi di Firenze, padre e marito insospettabile: fungeva da appoggio toscano alle azioni delle Nuove Brigate Rosse. Terzo brigatista al 41 bis il ribelle al carcere duro Marco Mezzasalma. Dopo l'ultima proroga si è rivolto al Tribunale di sorveglianza per conoscere gli elementi a sostegno della scelta. 

Nadia Lioce sconta una condanna all'ergastolo. Recente il trasferimento da L'Aquila di Lady Camorra, la boss Maria Licciardi.  Il 41 bis è una peculiarità italiana inposta dall'esistenza sul territorio nazionale di un forte radicamento di organizzazioni criminali. I capi, cosiddetti boss, hanno la tendenza a comandare anche dal carcere. Il 41 bis ha reso perà la cosa quasi impossibile.  

Tra i boss di mafia al 41 bis ci sono Matteo Messina Denaro, a L'Aquila, Leoluca Bagarella a Sassari, Filippo Graviano, Carlo Greco, Sandro Lo Piccolo. La camorra è rappresentata dai reclusi Francesco Schiavone, detto Sandokan, e Paolo Di Lauro; Pasquale Condello, pu supermu, lo 'ndranghetista di spicco. 

Il potere di emettere decreti di applicazione o proroga della misura in regime speciale sono adottati "con decreto motivato dal Ministro della Giustizia, dopo acer sentito il parere del pubblico ministero che procede alle indagini". Il regime al 41 bis può essere revocato in due casi: scadenza del termine senza che sia disposta la proroga; ordine del tribunale di sorveglianza in caso di reclamo, al quale dovesse seguire "una decisione di illegittimità del provvedimento".

Il tribunale di Strasburgo, qua e là, ha ritenuto la norma in contrasto con l'articolo 8 Cedu, la Convenzione europea sui diritti dell'uomo. Il governo italiano ha dovuto registrare diverse condanne a suo carico. Laddove il 41 bis, sino ad ora, viene ritenuto compatibile con l'articolo 3 della Convezione, ovvero "il divieto della tortura, dei trattamenti disumani e degradanti" Ma la domanda è: cosa c'è di più disumano e degradante di un omicidio? 

L'applicazione del regime al 41 bis comunque deve essere motivata. "Provata e sussistente", come accadde nel 2016 per il boss Bernardo Provenzano, la corte di Strasburgo ritenne non motivato "il rinnovo della misura, visto il grave deterioramento delle condizioni di salute del detenuto". 

Cos'è può andare bene, ma abolirlo il 41 bis proprio no, Sarebbe un grande regalo per mafiosi, camorristi 'ndranghetisti, nuovi brigatisti. E con questo è tutto. 

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