DI MATTEO FORCINITI

Continua a mantenersi viva la memoria in Uruguay con il Giorno del Ricordo che si celebra oggi, 10 febbraio, per commemorare le vittime delle foibe e l'esodo delle popolazioni italiane del confine orientale.

Anche se non ci sarà la tradizionale messa come veniva organizzata in passato, a mantenere viva questa memoria continua ad esserci il Circolo Giuliano dell'Uruguay che ha voluto essere presente come sempre con un messaggio. Questa associazione che ha organizzato molteplici attività in questi anni fu fondata nel 1994 per radunare esuli e discendenti istriani, fiumani e dalmati, ovvero dei territori appartenenti in passato all'Italia e poi passati alla Jugoslavia come conseguenza dei vari conflitti bellici del novecento.

L'attuale presidente è Aldo Zanfabro che con queste parole ha voluto commentare la data a Gente d'Italia: "Ci sono tanti motivi per continuare a ricordare queste vicende che sono parte della nostra identità e per questo sono estremamente importanti. Oltre a vivere la condizione di emigrati, i giuliani sono stati anche esuli come il caso di mio padre che dovette lasciare la sua terra perché era in pericolo solo per il fatto di essere italiano". Tanti dolori e lutti hanno accompagnato questo periodo come il caso della famiglia Zanfabro, una delle tante famiglie colpite: "Mio zio saprì senza lasciare tracce, fino ad oggi no si sa niente ma lui è stato solo una delle tante vittime. In base ai racconti familiari oggi posso dire che il sentimento comune all'epoca era la paura. Paura di essere arrestato, paura di morire senza sapere il perché".

"Con l'armistizio dell'Italia l'8 settembre 1943" -ha raccontato il professore facendo un inquadramento storico della vicenda- "nel confine nord orientale della Venezia Giulia si creò un vuoto di potere che favorì l'occupazione dell'esercito comunista del maresciallo Josip Broz Tito. La popolazione italiana venne perseguitata dai partigiani jugoslavi, tutti gli italiani della zona erano potenziali o presunti oppositori e chiaramente nemici di un regime totalitario che non permetteva la libera espressione dell'identità. Per questo motivo iniziarono a essere perseguitati e tanti di loro vennero rinchiusi nei campi di concentramento. I primi infoibamenti si verificarono nel 1943. Nelle foibe vennero gettati i cadaveri di tante persone, si calcola che tra 6mila e 9mila italiani vennero uccisi. Al massacro delle foibe seguì l'esodo giuliano dalmata, ovvero l'emigrazione forzata di 300mila italiani". "Il Giorno del Ricordo" -ha concluso Zanfabro- "ci riporta questa memoria, ci fa pensare alle vittime della pulizia etnica e ci offre anche un monito affinché tragedie come queste non si ripetano mai più. Ricordare oggi serve anche per rivedere i nostri valori, ripensare i nostri comportamenti e le nostre azioni tanto nei piccoli come nei grandi gruppi di persone".