Franco Esposito

Fregavano quasi tutti. I viaggiatori costretti a pagare con verifiche strumentali. Arrestati due doganieri in servizio all'aeroporto Capodichino. Lo scalo napoletano trasformato in regno della truffa e dei furti. Una turista derubata di 3mila dollari. Fra le vittime anche illustri nomi della finanza. Soprattutto uno: Tom Gores, magnate statunitense, proprietario dei Detroit Pistons, celebre franchigia della Nba. Era appena atterrato con un volo privato quando è stato da un doganiere per un controllo. 

All’imprenditore viene contestato di avere con sé una somma di denaro superiore a quella consentita dalla legge. Lo stratagemma è propedeutico alla richiesta: tiri fuori dei soldi e ci pensiamo noi, aggiustiamo tutto. Cinque finanziari risultati a tutt’oggi sospesi. Avrebbero coperto i doganieri che disattivavano le telecamere nascoste. L’inchiesta della Guardia di Finanza è sfociata in due ordinanze di arresti domiciliari e nove misure interdittive. IL chiaro spaccato è presente e riassunto in una delle intercettazioni. “In questo ufficio ci vogliono stare tutti perché c’è la marmellata”. Intercettato un dipendente delle Dogane dell’Aeroporto che parlava con la fidanzata. 

La manomissione delle telecamere nascoste piazzate dagli inquirenti è del periodo fra il 2018 e il 2020. Il giudice Luca Rossetti ha disposto i domiciliari per Claudio Lavino cinquantasette anni, accusato del reato di ricettazione, e Maurizio La Marra, di cinquanta, chiamato a difendersi dall’accusa di concussione. Entrambi dipendenti delle Dogane. 

La misura interdittiva è stata disposta – con l’ipotesi per favoreggiamento – per quattro dipendenti delle Dogane. Carlo Feola, cinquantacinque anni, Pierluigi Gallo, cinquantuno, Giosuè D’Orazio, sessantacinque, Elpidio Francesco Sorrentino, di sessantacinque. E inoltre a carico di cinque finanzieri: l’allora comandante della compagnia di Napoli Capodichino, Giorgio Lamberti, trentadue anni, Giovanni Angelico, di 39, Antonio Ambrosio, Alfonso Mattiello, Claudio Tortale. 

Le indagini coordinate dai pm Antonello Ardituro e da Immacolata Sica. Due i filoni, separati tra loro. I furti e altri reati commessi da personale delle Dogane; la manomissione delle telecamere nascoste. Gli indagati, tutti, escluso nessuno, possono difendersi dalle accuse nei passaggi successivi del procedimento. Potranno proporre ricorso al tribunale del Riesame contro l’ordinanza. 

Polaria e squadra mobile hanno cominciato le indagini il, 5 luglio 2019. La ragione scatenante una turista statunitense appena sbarcata e invitata negli uffici doganali per un controllo supplementare del bagaglio. All’uscita dagli uffici, la turista si accorge che dalla custodia del passaporto sono spariti 3mila dollari e la foto della madre. 

Gran brutta storia, questa. L’episodio viene contestato a Claudio Lavino e ad un altro indagato. Il gip si ritrova però con le mani legate: la vittima ha sporto denuncia, ma non querela, e il giudice non può emettere la misura cautelare. Il resto diventa infatti improcedibile per effetto della riforma Cartabia. 

Soprannominato Gerry Calà, il doganiere La Marra è accusato di concussione. Avrebbe controllato strumentalmente alcuni passeggeri, contestando agli stessi di “trasportare più denaro di quanto consentito". I viaggiatori obbligati a versare soldi a lui, che “avrebbe chiuso un occhio”. Un imprenditore cinese fra le vittime: il La Marra gli avrebbe suonato 1500 euro. Le perquisizioni a Lavino e La Marra vengono effettuate a dicembre 2019. Gli investigatori, a quel punto, passano alla collocazione delle telecamere nascoste negli uffici doganali, Alcune dipendenti le scoprono e le disattivano. 

“C’era un accordo affinché dovessero essere coperte le condotte dei doganieri”, rileva il gip. Il principale accusatore della combriccola doganale operativa all’aeroporto Capodichino. Truffatori in piena regola e in regolare attività di servizio, afferma l’accusa. Le condotte individuali sono ancora in corso di accertamento, ma sul filone ha indagato la Guardia di Finanza con il supporto del Nucleo di polizia economica. 

Messi a disposizione dei magistrati gli elementi utili per ricostruire i singoli accadimenti nella loro interezza. Le misure interdittive ai colleghi sotto inchieste le hanno notificate proprio altri finanzieri. Li immagino furibondi con quei mascalzoni che fanno il loro stesso lavoro. Identici anche gli uffici ubicati all’interno dello scalo aereo napoletano. Tutto brutto, molto brutto. Esattamente vergognoso. Un inguacchio, direbbero dalle parti di Napoli.