di Mimmo Carratelli
 
 

Eravamo una banda di amici al tempo del Napoli di Pesaola, quel calcio degli anni Sessanta senza telefonini, senza l'assalto delle radio e delle televisioni, noi cronisti dentro lo spogliatoio del San Paolo senza barriere, senza divieti, il caffè di Gaetano Masturzo e i giocatori sempre a disposizione. 

Mario Zurlini, venuto a mancare ieri a 81 anni, era uno dei compagnoni più allegri di quel giro. In difesa faceva coppia con Panzanato che giocava da stopper, Zurlini era il "libero" con molte licenze, si faceva perdonare tutto per la straordinaria simpatia. 

Mario è venuto a mancare a Parma, in ospedale. Ultimamente aveva avuto problemi all'idrocefalo. Operato, aveva poi contratto il Covid. Mercoledì di nuovo in ospedale. Complicazioni polmonari e la fine. Lascia quattro figli. Lorenzo, 27 anni, vive a Napoli. 

Zurlini era nato a Parma. Giunse al Napoli a 22 anni. Era il 1964. Rimase per dieci anni. Inscenava divertenti duetti con Canè. Aveva giocato due stagioni in B col Parma. Allegro, estroverso, con un futuro senza preoccupazioni dopo avere sposato una ragazza che era tra i migliori "partiti" di Parma. Raccontava: "Mia moglie è avvocato e sugli inviti di nozze questa fu la sua qualifica. A me voleva mettere stopper". 

Con l'arrivo di Panzanato nello stesso anno, Zurlini fu inventato "libero" da Pesaola che ottenne la cessione al Vicenza di Stenti, titolare del ruolo. Alla seconda stagione azzurra Mario rimase fermo due mesi, colpito dall'epatite, inchiodato a letto con febbre alta. Credette di morire. 

Zurlini e Panzanato giocarono lo stesso numero di partite, 197. Zurlini, quando veniva a trovarsi solo con l'avversario sfuggito agli altri difensori, si disinteressava della palla e con un colpo d'anca buttava giù l'attaccante. A Napoli era celebre la "mossa", il colpo d'anca delle ballerine. Quella fu la "mossa" di Zurlini. 

Un incidente stradale ne interruppe la carriera, a 32 anni. Il Napoli aveva giocato a Cesena (1-1) e Zurlini volle rientrare in auto coi dirigenti Russo, Guerra e Capobianco. In una notte piovosa, la macchina sbandò sull'Autosole all'altezza di Colleferro. Guerra e Capobianco persero la vita, Russo rimase gravemente ferito, Zurlini se la cavò meglio. Era l'1 aprile 1974. 

L'ex moglie Irene Gisonni lo ricorda così: "Un uomo non napoletano, ma profondamente legato a Napoli, una città alla quale ha dato e ricevuto tanto, con gli occhi sempre lucidi ricordava il suo San Paolo e il calore dei tifosi. Lascia a Napoli una parte di sè, suo figlio Lorenzo. Addolorata lo ricordo con immenso affetto, felice di avere con me una parte di Mario".