ROMA - "In uno scenario complesso come quello attuale, ben più articolato di quello che lo scorso anno ha fatto da cornice all'esercizio di riadeguamenti stipendiali 2022, sarebbe stato prioritario che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale avesse sollecitato le competenti autorità politiche - che sappiamo bene muoversi previa consultazione con i competenti interlocutori amministrativi - a prediligere un'integrazione, minima ed impercettibile (se messa a confronto con quanto stanziato per il restante personale Maeci nell'ambito della legge di bilancio per il 2023) delle risorse previste". È quanto sostiene il Coordinamento Esteri della Confsal Unsa che, in una nota, ricorda: "allo stato attuale, ci ritroviamo a metà febbraio 2023 con ben 40 richieste di riadeguamento retributivo provenienti da tutto il mondo, circa il 40% delle quali riguardano paesi già destinatari di incrementi retributivi nel corso del 2022 talmente irrisori da dover necessariamente condurre al perfezionamento di una nuova istanza".
"Le richieste di aumento – spiega il sindacato – risentono tutte dell'attuale scenario economico estremamente preoccupante e di una drammatica morsa inflattiva dinanzi ai quali non si può restare inerti: la Buona Amministrazione dovrebbe adoperarsi nei modi e nei tempi previsti dal legislatore affinché siano tutelati i diritti di tutti i lavoratori presso la medesima, senza distinzioni".
"Ciò, tuttavia, non sta accadendo", accusa la Confsal Unsa: "si respinge alla politica la responsabilità di non aver voluto autorizzare maggiori risorse, si pongono veti ad eventuali soluzioni "tampone" di cui si chiede condivisione e sulle quali si auspica un'azione cooperativa, come interventi parlamentari ad hoc e strumenti di tipo legislativo da modellare su provvedimenti di tipo omnibus. Il tempo a nostra disposizione è finito, le dimissioni dei dipendenti aumentano, l'insoddisfazione tra tutto il personale sta raggiungendo picchi mai toccati prima e la strada della mobilitazione sindacale resta l'unica percorribile, almeno per dare soddisfazione a quei lavoratori che si sentono presi costantemente in giro dal MAECI".
"Chiediamo che l'Amministrazione si assuma finalmente le proprie responsabilità. Non chiediamo virtuosismi legislativi o privilegi finanziari. Chiediamo – ribadisce la Confsal Unsa – che venga applicata una legge (l. Ciprini) che al momento è lettera morta. Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per dare un senso a quella riforma legislativa su cui abbiamo investito gran parte delle nostre energie".