Giangi Cretti

 

 

“Da una lettera inviata da 4 consiglieri del Comites di Montevideo apprendo che il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri ha deciso di non assegnare il contributo per l’anno 2021 al quotidiano La Gente d’Italia – Cronache degli Italiani all’estero. Dalla stessa fonte rilevo che all’origine di tale decisione ci sarebbero le motivazioni contenute nei pareri, evidentemente negativi, espressi dall’Ambasciata e dal Comites di Montevideo”. Così Giangi Cretti, presidente della Fusie – Federazione Unitaria della Stampa Italiana all’Estero, in una nota per la stampa, in cui precisa che “non certo per imperizia o cattiva volontà non ho potuto leggere quei pareri, sapendo per altro che le motivazioni di tale esclusione sono nel frattempo state comunicate all’editore”.
Chiamato in causa dai 4 consiglieri, che gli hanno inviato – in copia per conoscenza – la lettera indirizzata al Direttore Generale per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie del MAECI, Luigi Maria Vignali (in copia anche il Sottosegretario con delega all’Informazione e l’Editoria Alberto Baracchini e il Sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli), Cretti spiega: “da ciò che scrivono i 4 consiglieri del Comites di Montevideo, sembrerebbe che i pareri negativi espressi dalla maggioranza dello stesso Comites e dall’Ambasciata non contengano rilievi relativi ad inadempienze formali o, peggio ancora, intenzionali scorrettezze contabili – che comunque, naturalmente e doverosamente sanzionabili, non dovrebbero rientrare nella competenze del Comites – ma poggerebbero su valutazioni che, per quanto legittime, esprimono un gradimento soggettivo, pertanto opinabile, rispetto alla qualità della testata”.
“Ben sapendo che gli articoli di legge sono soggetti a domestiche e articolate interpretazioni”, secondo Cretti “il parere del Comites, a norma di legge necessario ma non vincolante, è certamente utile se finalizzato a confermare la reale presenza e diffusione della testata nella Circoscrizione di sua pertinenza. Di converso, detto parere non è utile se inteso a modulare una sorta di indice di gradimento, fisiologicamente percepito in base a presunte esperienze dirette o, fatto più grave, a riferimenti culturali o politici individuali o addirittura ideologici. Diritto di critica e di libertà d’opinione, quest’ultimo sacrosanto se espresso a titolo soggettivo e personale (ciascuno si sceglie l’informazione che meglio gli aggrada, o nella quale vede confermate le proprie convinzioni), ma inaccettabile se dirimente per l’assegnazione di contributi pubblici”.
“Così fosse, - argomenta il presidente della Fusie – verrebbe meno la logica che presiede il fatto che i contributi per l’editoria provengano dal Fondo per il pluralismo (e non da quello per l’omologazione!) e l'innovazione dell'informazione, allo scopo, come si legge nell’articolo 1 della Legge 198/2016, “di assicurare la piena attuazione dei principi di cui all'articolo 21 della Costituzione”.
Cretti ricorda, quindi, che il decreto legislativo 70/2017 (Modalità, criteri e requisiti per l’accesso ai contributi) per i periodici editi all’estero (articolo 21, punto 3 lettera b) prevede che debbano trattare “argomenti di interesse delle comunità italiane all'estero, avuto riguardo anche alla diffusione della lingua e della cultura italiana e al contributo alla promozione del sistema Italia all'estero”. Con un’esplicita precisazione: “la trattazione deve essere svolta con testi scritti almeno per il 50% in lingua italiana”.
Per quanto riguarda i quotidiani editi all’estero, precisa il presidente della Fusie, “la formulazione è persino meno esplicita”. Infatti, alla lettera e) dell’art.2 del DPCM 15 settembre 2017 - relativo alle modalità per la concessione dei contributi per il sostegno alla stampa italiana diffusa all’estero, a norma del Capo V del decreto legislativo 70/2017 - si prevede che, ai fini dell’erogazione dei contributi, la domanda debba essere corredata, fra i vari documenti istruttori, anche dalla “dichiarazione del competente capo dell’ufficio consolare italiano di prima categoria che attesti che la testata è diffusa presso la comunità italiana presente nel Paese di riferimento e riveste interesse per la stessa”.
Questo, evidenzia Cretti, “risulta essere l’unico passaggio che, proprio per la vaghezza della sua formulazione (“riveste interesse per la comunità italiana presente nel Paese”) parrebbe offrire il destro ad una certa discrezionalità nel parere formulato “competente capo dell’ufficio consolare italiano di prima categoria. Fermo restando che non sia neppure concepibile che una decisione di esclusione dai contributi, che sono previsti da una legge dello Stato, possa essere conseguenza di un uno spirito di rivalsa, mi rifiuto di pensare che, a prescindere dalla natura degli apprezzamenti sull’interesse che la testata rivesta per la comunità italiana a cui si rivolge, ciò possa essere ritenuto motivo valido e incontestabile per determinarla una simile decisione”.
“Nel caso ciò si accadesse, - osserva Cretti – non si dovrebbe argomentare rivendicando l’importanza del ruolo e della funzione della stampa italiana all’estero: è la sua storia che la certifica, ma si dovrebbe verificare se ci si trovi di fronte ad un diritto negato oppure no. Chiarirlo in modo inequivocabile, senza che la vicenda si disperda in modo carsico, lasciando spazio ad insinuazioni che alimentano tensioni, è necessario: per la testata eventualmente toccata dalla decisione ovviamente, ma anche per la dignità e la credibilità degli organismi e delle istituzioni”.
“È anche in occasioni come queste – riflette Cretti – che appare evidente quanto sia dannosa la soppressione nel 2017 della Commissione rappresentativa – operativa da decenni e ancora confermata all’art.2 del Decreto del Presidente della Repubblica 11 agosto 2014, n. 138- che affiancava il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri nell’ultima fase dell’istruttoria volta a valutare i requisiti di ammissione ai contributi pubblici delle testate che ne fanno richiesta”.
"Riattivare questa Commissione, che non prevede alcun costo da parte della Stato, si conferma, come ormai ripetiamo da anni in varie sedi, urgente e non più solo opportuno”, sottolinea Cretti. “Per farlo, sarebbe sufficiente un semplice intervento legislativo che sancisca che “é ripristinata presso il Dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri la Commissione di cui all’art.2 del Decreto del Presidente della Repubblica 11 agosto 2014, n. 138”. Non è facile capire perché ciò ancora non accada e perché la politica non sembri interessata ad intervenire in modo fattivo, rischiando, e non pare un obiettivo costruttivo, di alimentare l’amarezza, che costeggia la rassegnazione, di chi ritiene che le questioni che riguardano gli italiani all’estero, non solo siano neglette, ma anche considerate un fastidio”.