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A favorire la ripresa dell’inflazione è la spinta dei rincari dei prezzi degli alimentari con in cima alla classifica dei prodotti lo zucchero con un +54%, davanti all’olio di semi (+46%), soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al terzo posto c’è il riso con un +39%. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione della diffusione dei dati sui prezzi al consumo a febbraio che evidenzia un aumento medio degli alimentari del 13,2%.

A crescere su base tendenziale sono anche – spiega Coldiretti – il latte a lunga conservazione (+35%), il burro in crescita del 34%, la margarina (+28%), i formaggi freschi (+28%), il pane confezionato (+24%), il latte fresco parzialmente scremato (+22%) e le uova (+21%). Le difficoltà si estendono dalle tavole dei consumatori alle campagne dove – sottolinea la Coldiretti –oltre 1/3 delle aziende agricole (34%) si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo mentre il 13% è addirittura in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività secondo il Crea che evidenzia i forti aumenti dei costi di produzione.

La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”.

Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – precisa Prandini – progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che – conclude Prandini – ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali.