di Franco Manzitti

Questa è una storia che incomincia nel lontanissimo 1816 e intreccia Genova e l'Argentina, la Liguria e la pampa ininterrottamente per più di due secoli. Una storia di genovesi pendolari quasi ininterrottamente e di vite spese un po' in Italia e un po' sul Rio de La Plata e dintorni. Una storia di commerci piccoli che diventano grandi, di affari , di aziende e soprattutto di riso, coltivato, prodotto e commerciato di qua e di là dall'Atlantico dalla stessa famiglia, i Preve, nativi di Laigueglia, provincia di Savona, sbarcati a Buenos Aires ben prima dell'Unità d'Italia.

La storia va raccontata in onore di Mario Preve, scomparso negli ultimi giorni di febbraio a Genova, a 82 anni, l'ultimo esponente di una ennesima generazione che ha coabitato tra i due paesi, intessendo quella trama di affari noti sotto la sigla di Riso Gallo, tutt'ora il primo produttore in Italia e fino al secolo scorso presente anche in Argentina. 

Terzo di tre fratelli scomparsi anch'essi negli ultimi anni, Alberto e Cesare Emanuele, figlio di una leggenda non solo del business italo argentino, Riccardo Preve , Mario Preve aveva da poco ceduto il comando della sua azienda, con stabilimento nel pavese a Robbio Lomellina ai suoi figli Eugenio, Carlo, Riccardo jr e Emanuele, ma restava vigile su un marchio, quello dei famosi "Chicchiricchi" che ha segnato la storia economica non solo di tante generazioni, ma anche di due paesi.

Mario Preve riassume bene nella sua vita di imprenditore, molto attivo anche nella società civile e culturale, questo incredibile intreccio italo argentino, incominciato quando da quel piccolo paesino ligure, Laigueglia, all'inizio dell'Ottocento, partono Giobatta Preve e sua moglie Giulietta Anfosso. 

L'Italia sta un po' stretta a questi due giovani appena sposati che cercano fortuna a quindicimila chilometri di distanza in quello che era l'Eldorado argentino di allora, terra fertilissima con pochi abitanti e tante occasioni di lavoro. Non sono gli emigranti di terza classe da fondo stiva che arrivano a Buenos Aires, stremati da un viaggio avventuroso, non sono gli emigranti che un loro grande conterraneo e coevo, Edmondo De Amicis, racconterà nel suo "Dagli Appennini alle Ande".  Sono intraprendenti e svegli e incominciano subito a scoprire che la coltivazione del riso può essere un affare molto redditizio.

Non sanno che incominciano, con quel lavoro, un attività che segnerà per più di 170 anni, e che continua a segnare, la famiglia Preve. 

Da lì' in avanti è tutto un andarivieni tra i due paesi e un fiorire della stessa attività, che la famiglia non lascerà mai del tutto, soprattutto in Italia e le cui origini italo argentine  sono state scoperte da una tesi di laurea presso l'Università di Torino, scritta da Gianna Brustia, che era stata incaricata di indagare sulle origini del Riso Gallo e che aveva intuito nel suo lavoro uno dei primi esempi  effettivi di globalizzazione.

 

 

Il minimo comune denominatore è il riso, il "sale" di questa storia, "scoperto" in Argentina e poi in Italia dove Giobatta ritornò proficuamente a fare affari, incominciando quel pendolarismo che segna ancora la storia della famiglia, fino alle ultime generazioni, quelle ancora solidamente impegnate nel business famigliare.

Nella storia spiccano molti grandi personaggi, non solo i primi trasvolatori, e i soci che partecipano all'avventura, affiancando i Preve, come Macciò e Frugone. 

Tra questi una figura sicuramente indimenticabile, sia a Genova che a Buenos Aires e in tante terre argentine, è Riccardo, il padre di Mario, un eroe aviatore della Prima guerra mondiale, insignito dagli inglesi della più alta onorificenza possibile il DSO, l'inventore dell'impacchettamento del riso, che prima veniva venduto in sacchi.

Viveva sei mesi in Argentina, dove la società fondata da Giobatta si chiamava "Arrocera Argentina" e occupava molti stabilimenti nel Nord, da Tucuman, a Corrientes, a Salta a Entre Rios, sei mesi in Italia, dove gli uffici era inizialmente a Genova e lo stabilimento a Robbio Lomellina. 

Mario, oggi scomparso, e i suoi fratelli si alternavano tra i due paesi, fino a quando una divisione famigliare aveva lasciato a lui l'eredità italiana, il famoso Riso Gallo, che tutt'ora è il più venduto e ai fratelli Alberto  e Cesare Emanuele la terra argentina e altre aziende in Italia. Comunque una storia di riso e di grandi affari che continuano nella ultima generazione, che in SudAmerica lavora prevalentemente in Uruguay, non più nel riso ma in altre attività agricole. 

Il nome Preve è  ancora ben rappresentato a Baires e in Uruguay, e non solo nella comunità italiana, dall'ultima generazione. E c'è sempre un Preve o una Preve che volano tra l'Italia e l'Argentina.