di Mimmo Carratelli
 
Occhi puntati sulle stelle, piedi per terra e si va a giocare. Ecco un allenatore-poeta. Spalletti sforna immagini fantastiche. 
 
C'è l'ambizione di puntare in alto, ma bisogna giocare senza rimanere a guardare il cielo. Piedi per terra. Saggezza contadina e Spalletti ne ha da vendere. 
 
Consapevolezza della propria forza, ma i traguardi si raggiungono col lavoro e il sacrificio. Non c'è niente di scontato. Non conta la superiore condizione di classifica, non conta l'affermata qualità del gioco. E ogni partita ha la sua storia. 
 
Atalanta ora e l'Eintracht mercoledì, stadio pieno, richiederanno le doti "contadine" del contadino Spalletti. Pazienza, tenacia e lavorare di vanga per "sminuzzare" l'avversario scoprendone i lati deboli. 
 
Il Napoli farà il suo gioco (la sconfitta con la Lazio non ha lasciato strascichi), ma massima attenzione ai "vuoti" degli avversari per infilarci la lama del successo. 
 
Non ha lasciato strascichi la sconfitta della Lazio perché il Napoli non è stato dominato. Il Napoli ha fatto la sua partita in una situazione tattica ben preparata da Sarri, concreto e non più sognatore, per inaridire le qualità azzurre. 
 
Il "gol della domenica" di Vecino ha premiato Sarri oltre il grande merito di una indovinata partita tattica avvalendosi del sacrificio di Luis Alberto e Milinkovic-Savic normalmente meno "disciplinati". Complimenti e si volta pagina. 
 
Ora tutti faranno come Sarri per tentare di bloccare il Napoli? Non è il caso dell'Atalanta che ha un suo preciso modo di giocare, veloce, aggressivo, e non lo snaturerà contro gli azzurri. Il Napoli, stavolta, avrà un avversario che non aspetta. Ci verrà addosso, ha detto Spalletti con una delle sue espressioni più efficaci. 
 
L'Atalanta non è più la macchina da guerra degli anni passati, se perde ritmo subisce, va avanti a strappi e cadute. 
 
Nelle ultime 13 partite ha fallito sei volte, quattro volte ha vinto, tre volte ha pareggiato. Non è più l'irresistibile Atalanta di formula uno. Nell'ultima partita, è stata domata dalla fisicità dell'Udinese (0-0). In generale, giocando con tre difensori per avere più presenze a centrocampo (3-4-1-2), accetta il rischio di difendere uno contro uno puntando sull'immediato recupero della palla per attaccare e, qui, l'orchestra di centrocampo e attacco suona ancora una musica travolgente. Le "cifre" dicono che la difesa (28 gol incassati) è battibile, ma quando attacca l'Atalanta rimane una squadra molto temibile. 
 
La formazione bergamasca è un misto di fisicità in alcuni elementi e di agilità aggressiva in altri. I "grossi" conquistano palla di forza (mancheranno Koopmeiners e Hateboer), i "piccoli" la giocano abilmente per offendere. 
 
Ora l'Atalanta, declinando Zapata, ha un centravanti di grande fisicità che l'aiuta nello sfondamento. È il danese Hojlund (1,91). Ma i pericoli maggiori vengono dai giocatori più rapidi, Lookman, ad esempio, ma anche Muriel, Boga e lo stesso Soppy, brevilinei di grande tecnica. 
 
Il Napoli ha la difesa più forte del campionato (Olivera al posto di Mario Rui alla seconda giornata di squalifica). Se regge l'urto dei piccoli e grandi granatieri di Gasperini, può prendersi la partita. 
 
Il confronto "matematico" dei due attacchi è tutto a favore del Napoli: 58 gol contro i 42 dei bergamaschi. Ma il calcio non è un gioco matematico. 
 
Partita aperta con possibili sorprese. Serata di molti gol? Il risultato è importante per il Napoli che deve rassicurare sulla tenuta di squadra capolista. 
 
L'Atalanta è cinque punti dietro la zona Champions, un traguardo che interessa sempre il club bergamasco, tre volte terzo e una volta quarto negli ultimi sei campionati.