Gente d'Italia

Il Financial Times contro la cucina italiana: “Il vero parmigiano si fa in Wisconsin”

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Dal Financial Times arriva un attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana, proprio in occasione dell'annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell'umanità all'Unesco". È quanto afferma la Coldiretti nel commentare un articolo del Financial Times che boccia i piatti tipici della gastronomia nazionale. Nello speciale del quotidiano economico-finanziario britannico sono finiti "classici" come carbonara, tiramisù, panettone e parmigiano. Su quest'ultimo, nell'articolo si legge che "prima degli anni '60 le forme di parmigiano pesavano solo circa 10 kg (rispetto alle pesanti forme da 40 kg che conosciamo oggi) ed erano racchiuse in una spessa crosta nera. Aveva una consistenza più grassa e morbida rispetto a quella attuale" e che "la sua esatta corrispondenza moderna è il parmigiano del Wisconsin".

Un attacco che, secondo Coldiretti, "cerca di banalizzare la tradizione alimentare nazionale. Sulla base di fantasiose ricostruzioni si contestano le tradizioni culinarie nazionali più radicate. In sostanza la carbonara l'avrebbero inventata gli americani e il panettone ed il tiramisù sono prodotti commerciali recenti ma soprattutto si arriva addirittura ad ipotizzare che il parmigiano reggiano originale sia quello che viene prodotto in Wisconsin in Usa, la patria dei falsi formaggi made in Italy".

Il parmigiano reggiano il più imitato nel mondo - "Un articolo ispirato da una vecchia pubblicazione di un autore italiano che - continua Coldiretti - potrebbe far sorridere se non nascondesse preoccupanti risvolti di carattere economico ed occupazionale. La mancanza di chiarezza sulle ricette made in Italy offre infatti terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all'estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine". L'agropirateria mondiale nei confronti

dell'Italia, secondo la Confederazione nazionale dei coltivatori diretti, ha raggiunto un fatturato di 120 miliardi con in testa alla classifica dei prodotti più taroccati i formaggi, a partire dal parmigiano reggiano e dal grana padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di provolone, gorgonzola, pecorino romano, asiago o fontina.

I salumi italiani clonati - Tra i salumi, denuncia ancora Coldiretti, sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli orrori a tavola non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. La candidatura della cucina italiana a patrimonio dell'umanità è un'opportunità per proteggere e rafforzare l'identità della cucina italiana che è la più apprezzata nel mondo, con il record storico realizzato dalle esportazioni agroalimentari made in Italy che hanno raggiunto il valore di 60,7 miliardi secondo l'analisi della Coldiretti su dati Istat, anche sotto la spinta della domanda di italianità in cucina. "Un'iniziativa utile - conclude Coldiretti - per valorizzare l'identità dell'agroalimentare nazionale e fare finalmente chiarezza sulle troppe mistificazioni che all'estero tolgono spazio di mercato ai prodotti originali".

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