di Matteo Forciniti

Il commercio è diventato la vera grande ossessione delle istituzioni italiane in Uruguay. La promozione del made in Italy ha ormai preso il sopravvento su tutto anche a costo di far sparire le pressanti esigenze di una comunità inquieta che da tempo chiede a gran voce servizi consolari efficienti anche se non viene ascoltata.

Qual è oggi il ruolo dell'Italia in Uruguay oltre al marketing? Per capire come stanno davvero le cose abbiamo parlato con alcuni rappresentanti della collettività che stanno vivendo questo periodo con amarezza e preoccupazione.

"Promuovere la cucina italiana qui è facilissimo". Va subito dritto al punto José Mendez, consigliere del Comites per la lista Unitalia che insiste sul concetto di battaglia culturale, una partita che l'Italia in Uruguay sta perdendo da troppi anni: "Sono convinto che tutti gli uruguaiani almeno una o due volte a settimana mangiano un piatto relazionato all'Italia, per questo motivo concentrarsi sulla cucina è facile e va benissimo. Il problema però è che questa non può essere l'unica attività portata avanti dalla nostra rappresentanza diplomatica che in realtà attraverso queste iniziative cerca di nascondere i problemi reali: i servizi consolari, che è un tema fondamentale, sono un disastro, la diffusione della lingua e della cultura è abbastanza scarsa rispetto a quello che era in passato. Se si vuole diffondere il made in Italy allora si deve fare una battaglia culturale in modo che le persone si stentano davvero identificate con le proprie radici e così, quando andranno al supermercato, sceglieranno i prodotti italiani. Invece, con il panorama che abbiamo, si finisce per demotivare la gente che si è stancata. Mettiamoci nei panni di un comune cittadino: non puoi accedere alla cittadinanza -cosa che è un tuo diritto ed è gravissimo che non si rispetti- non puoi accedere con facilità allo studio della lingua e allora come fai a sviluppare un senso di appartenenza? Come puoi sentirti orgoglioso di essere italiano? E se sei scoraggiato come puoi pensare a comprare prodotti italiani?".

Secondo il consigliere del Comites "ciò che manca oggi è una lobby -nel senso positivo del termine- per difendere l'italianità di fronte a tutti gli organismi uruguaiani". "Io oggi vedo un panorama sempre più complicato" afferma senza nascondersi . "Stiamo assistendo alla progressiva distruzione di tutto quel sistema Italia che si era riusciti a creare nel corso del tempo, una rete composta dalle autorità italiane inviate dal Ministero degli Esteri insieme ai rappresentanti della collettività del Comites. Si è persa completamente l'istituzionalità di questa rete, ogni organismo pensa solo a se stesso, non esiste più alcun spirito comunitario. I principali responsabili di questa distruzione sono le autorità italiane". 

Mendez torna poi sul problema dei servizi consolari denunciando: "Basta sentire i patronati che stanno quotidianamente a contatto con la gente per capire che c'è un clima di profondo malessere. I diritti dei cittadini oggi non vengono rispettati, questa cosa è assolutamente inaccettabile. Il sistema degli appuntamenti on line non funziona e, ancor più grave, favorisce la corruzione dato che le persone disperate preferiscono pagare gli intermediari per trovare una data libera. In un contesto del genere come si può parlare della cucina e del made in Italy quando ci sono problemi così grandi?".