Gente d'Italia

‘Il cacciatore di nazisti’, la vita di Simon Wiesenthal alla Camera dei Deputati

La Presidenza della Commissione Cultura della Camera dei Deputati rende omaggio alla memoria della storia ebraica ospitando un incontro dedicato allo spettacolo “Il cacciatore di nazisti”, un testo scritto e diretto da Giorgio Gallione che vede protagonista uno straordinario Remo Girone. Lo spettacolo è attualmente in tournée italiana (prossima tappa, dal 23 al 28 gennaio, al Teatro Franco Parenti di Milano).

 

L’iniziativa, preceduta da una presentazione che vedrà intervenire il Presidente della Commissione Federico Mollicone, Remo Girone e Gianluca Ramazzotti (Oliver & friends srls), avrà luogo lunedì 22 gennaio alle ore 14:30 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati. Per accreditarsi alla conferenza stampa è necessario scrivere a silvia.palombo@camera.it. Si ricorda che l'ingresso ai signori prevede l'obbligo di giacca.

A cavallo tra un avvincente thriller di spionaggio e l’indagine storica, rivissuta con umana partecipazione e un tocco di caustico umorismo ebraico, Il cacciatore di nazisti racconta la storia di Simon Wiesenthal, che dopo essere sopravvissuto a cinque diversi campi di sterminio dedica il resto della sua esistenza a dare la caccia ai responsabili dell’Olocausto.

Lo spettacolo si apre nel 2003, in quello che idealmente è l’ultimo giorno di lavoro di Wiesenthal al Centro di documentazione ebraica da lui fondato: prima di andare in pensione, l’uomo ripercorre per ellissi ed episodi emblematici 58 anni di inseguimento dei criminali di guerra nazisti, responsabili della morte di più di 11 milioni di persone, di cui 6 milioni di ebrei.

La vita di Wiesenthal, ironicamente apostrofato come “il James Bond ebreo”, ha dell’incredibile: con il suo lavoro di ricerca e investigazione è riuscito a consegnare alla giustizia circa 1.100 criminali nazisti, tra cui Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor, e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò quella che Hitler amava definire “la soluzione finale”.

Lo spettacolo si interroga non solo sulla feroce banalità del male quanto sulla sua genesi. Un modo per reagire a quella che Simon Wiesenthal ricorda come la più cinica delle armi psicologiche utilizzate dalle SS contro i prigionieri dei Lager: “Il mondo non vi crederà. Se anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti”.
Così Il cacciatore di nazisti diventa un tentativo epico e civile per combattere la rimozione e l’oblio. “Non dimenticate mai, mi fido di voi!” è l’esortazione che Wiesenthal scopre nel messaggio lasciato dalla piccola Sara, protagonista di una delle tante vicende narrate nello spettacolo, e che lui stesso rivolgerà al pubblico a fine spettacolo.

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