di FRANCO MANZITTI
La regia per il nuovo Papa dietro le quinte del Conclave. Ritiratosi sulle alture del Righi, nel suo piccolo appartamento di sacerdote in pensione,dal quale si contempla la città meravigliosa, il cardinale arcivescovo emerito di Genova, Angelo Bagnasco, 82 anni, in pensione dal 2020 per limiti di età dalla Diocesi genovese e uscito anche dal ruolo chiave di presidente della Cei europea un anno dopo, è improvvisamente ricomparso sulla grande scena vaticana.
E con un ruolo evidentemente molto importante nelle fasi del preConclave e non solo.
Grande esperto di relazioni tra i vescovi italiani e europei, per avere governato in una epoca difficilissima la Cei del dopo Ruini per ben dieci anni e poi per sei anni i vescovi europei in un Continente che stava soffrendo molto anche dal punto di vista della Chiesa cattolica, che in tutto il Nord del mondo sembra soccombere enormemente davanti alla secolarizzazione e alla ritirata dei fedeli, Bagnasco è stato richiamato in prima linea, come si potrebbe fare con un generale della riserva particolarmente esperta.
Mediatore per il nuovo Papa
Ora hanno colpito le sue quasi quotidiane apparizioni nelle trasmissioni televisive di Bruno Vespa, dedicate alla successione di papa Francesco, alle manovre del cardinali, ai segreti del Conclave, alle condizioni della Chiesa in questo delicato passaggio.
Bagnasco è sempre stato un personaggio molto riservato, come il suo carattere genovese, cresciuto nei “caruggi” dopo essere nato lontano dalla Superba, ma solo perché la sua famiglia era sfollata durante la guerra.
Anche nel suo doppio ruolo di arcivescovo genovese in tempi durissimi (si pensi al crollo del Ponte Morandi e a quello della Torre Piloti) e di presidente della Cei, scelto da Ratzinger e Ruini, il tono e le apparizioni del cardinale genovese sono state molto misurati.
Un pensionato molto discreto
Sempre pochissime interviste, poche parole, quasi lapidarie, chiare e decise. Ogni tanto qualche discorso molto calibrato come in occasione dei Te Deum di fine anno nella bella Chiesa del Gesù.
Uscito di scena e lasciato il passo al suo successore, il vescovo- frate, padre Marco Tasca, scelto direttamente da papa Francesco per la cattedra di san Lorenzo e non insignito del ruolo cardinalizio, come sempre era capitato agli arcivescovi genovesi, per la politica molto meno eurocentrica di Bergoglio, Bagnasco ancora in perfetta forma ha continuato prima la sua attività di presidente della Cei europea, scaduta proprio mentre si stava per celebrare un importante anniversario di questa Assise e poi i suoi studi e una presenza discreta ma efficace di studioso e arcivescovo emerito, dedicato ai preti e alle comunità della sua Diocesi.
In fondo dopo Canestri, Tettamanzi, Bertone, con Bagasco a Genova era tornato, a molti anni dall’episcopato record di Giuseppe Siri (45 anni), un pastore genovese.
La radici di Bagnasco nella chiesa genovese e nella formazione del suo clero sono state molto profonde. Seguace teologicamente di Giuseppe Siri, cardinale-principe, studioso del tomismo e della metafisica, dopo tanti incarichi a Genova, tra il seminario e la parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù nel quartiere borghese di Albaro, Bagnasco era stato nominato da Benedetto XVI vescovo di Pesaro, per ricevere cinque anni dopo l’incarico di Ordinario Militare, un ruolo di grande importanza anche per il peso internazionale.
C’era lui, equiparato nell’esercito a un generale di Corpo d’armata, a benedire i caduti di Nassyria e a misurarsi con le grandi tensioni medio orientali di inizio Millennio, accanto ai soldati italiani in missione, dall’Afghanistan, all’Irak.
Tutte queste esperienze hanno probabilmente avuto un peso nel “richiamo alle armi” di Bagnasco a Roma nei giorni caldissimi della successione a papa Francesco.
Non si poteva neppure dimenticare che nell’ultimo conclave, quello del 2013 da cui usci anche un po’ a sorpresa Bergoglio, il nome di Bagnasco era stato tra i papabili in un clima che si legava alla tradizione siriana, alla teologia “forte” del cardinale che aveva consacrato Bagnasco.
A parte il compito della presenza di tutti i cardinali, anche quelli come Bagnasco, oramai esclusi per ragioni d’età dalla grande elezione, nelle Congregazioni pre Conclave e nelle altre riunioni del grande dibattito che precede l’ingresso nella Cappella Sistina, al cardinale emerito genovese sembra toccare un ruolo molto incisivo soprattutto nella comunicazione esterna.
Ecco allora le sue presenza nel salotto quotidiano di Bruno Vespa a interloquire con giornalisti, vaticanisti, esperti, in una sequenza molto chiara per il segnale che offre.
Ecco anche le sue interviste a “Il Corriere della Sera”, non certo le prime, in quel momento molto significative.
Evidentemente il Vaticano aveva deciso che Bagnasco fosse in questa fase il suo “front man”, affidandosi alla sua esperienza, alla conoscenza dei cardinali italiani ed europei che ha maturato in tanti anni e davanti a questioni spesso delicate. Magari in attesa di qualche incarico importante nel dopo Francesco