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Glaucoma, un integratore quotidiano aiuta a rallentarne la progressione

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di CLAUDIA MONTANARI

Il glaucoma è una malattia degli occhi spesso subdola e difficile da intercettare precocemente e rappresenta una delle principali cause di cecità nel mondo. Agisce lentamente, lesionando progressivamente il nervo ottico fino, nei casi più gravi, alla cecità. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 80 milioni di persone nel mondo convivono con una forma di glaucoma, molte delle quali non ne sono nemmeno consapevoli fino a stadi avanzati.

Questa patologia colpisce il nervo ottico, compromettendo progressivamente la vista, spesso senza sintomi evidenti fino a uno stadio avanzato. Ad oggi, non esiste una cura definitiva. I trattamenti disponibili – che includono farmaci, interventi laser e chirurgici – hanno l’obiettivo di rallentare la progressione della malattia, in particolare riducendo la pressione intraoculare (IOP), uno dei fattori di rischio principali. Ma cosa accadrebbe se fosse possibile proteggere il nervo ottico… dall’interno?

Un nuovo studio condotto da un team di ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia apre una strada alternativa e potenzialmente rivoluzionaria: l’utilizzo di integratori a base di vitamine del gruppo B e colina per rallentare la progressione del glaucoma.

L’importanza del metabolismo e del ruolo della vitamina B

La ricerca, pubblicata sulla rivista Cell Reports Medicine, si è focalizzata su un aspetto spesso trascurato nel trattamento del glaucoma: il metabolismo cellulare, e in particolare quello della retina. Gli scienziati hanno indagato il ruolo dell’omocisteina, un amminoacido naturalmente presente nel nostro organismo, noto per essere coinvolto nei processi di metilazione e sintesi proteica.

In condizioni normali, l’organismo regola i livelli di omocisteina grazie a un corretto apporto di vitamine B6, B9 (acido folico) e B12. Tuttavia, livelli troppo elevati di omocisteina – una condizione nota come iperomocisteinemia – sono stati precedentemente associati a malattie cardiovascolari, deterioramento cognitivo e, secondo alcune ricerche, anche allo sviluppo e alla progressione del glaucoma.

Contrariamente a quanto si pensava, però, i ricercatori svedesi hanno osservato che nei modelli animali affetti da glaucoma l’aumento dell’omocisteina non aggravava la patologia. Questa scoperta ha portato a un’interpretazione diversa: non sarebbe l’omocisteina in sé a danneggiare il nervo ottico, ma la sua presenza in eccesso potrebbe indicare un deficit nella capacità della retina di metabolizzare correttamente alcune vitamine essenziali.

Supplementazione mirata: una strategia promettente

Da qui l’ipotesi che un’integrazione mirata potesse ripristinare un corretto metabolismo cellulare e rallentare il danno al nervo ottico. Gli studiosi hanno somministrato a un gruppo di topi affetti da glaucoma una combinazione di vitamine del gruppo B e colina, una sostanza fondamentale per il funzionamento dei neuroni e la sintesi della membrana cellulare.

I risultati sono stati significativi. Nei topi con una forma lieve della malattia, la progressione si è completamente arrestata. Nei casi più gravi, il decorso è stato notevolmente rallentato. Tutto questo senza intervenire sulla pressione intraoculare, lasciata invariata durante l’intero studio. Ciò suggerisce che l’effetto benefico degli integratori si esercita a livello cellulare e metabolico, indipendentemente dai meccanismi tradizionalmente coinvolti nel glaucoma.

Una nuova frontiera nella prevenzione della cecità?

Il potenziale di questa scoperta è enorme. Attualmente, il trattamento del glaucoma è focalizzato esclusivamente sul controllo della pressione interna dell’occhio. Ma la malattia non si limita a questo aspetto. Danneggia le cellule gangliari della retina e il nervo ottico in modo progressivo e, spesso, irreversibile. Avere a disposizione un’arma in più – come una semplice integrazione alimentare – potrebbe cambiare radicalmente l’approccio alla gestione del glaucoma.

L’iniziativa degli scienziati svedesi non è isolata. Da anni si studia l’influenza della dieta sulla salute oculare. Alcuni nutrienti, come la luteina, la zeaxantina, gli omega-3 e le vitamine A, C ed E, hanno già dimostrato benefici nella prevenzione della degenerazione maculare e di altre malattie oculari. La novità, in questo caso, è l’effetto diretto di vitamina B e colina sulla progressione del glaucoma, osservato in vivo.

Il prossimo passo sarà la sperimentazione clinica sull’uomo, già in programma nei prossimi mesi. Se i risultati saranno confermati, si aprirà una nuova era nella prevenzione della cecità causata da glaucoma.

Il commento degli esperti: “una svolta attesa da tempo”

Numerosi esperti del settore hanno accolto con entusiasmo i risultati di questo studio. Il dottor Benjamin Bert, oftalmologo presso il MemorialCare Orange Coast Medical Center in California, ha dichiarato che ogni nuova scoperta in grado di rallentare o prevenire i danni del glaucoma è da considerarsi un progresso fondamentale. Ha sottolineato come le attuali terapie, benché efficaci, abbiano dei limiti, soprattutto nel lungo periodo.

Anche il dottor Brian Geffen, specialista in patologie del nervo ottico, ha commentato positivamente la ricerca, definendola potenzialmente rivoluzionaria. “Non abbiamo ancora una cura definitiva per il glaucoma. L’idea che un’integrazione nutrizionale possa contribuire a proteggere la vista è un punto di svolta nella medicina preventiva”, ha affermato.

Un’alimentazione equilibrata resta fondamentale

Mentre attendiamo conferme da studi clinici su larga scala, è bene ricordare che una dieta sana ed equilibrata resta il primo strumento di prevenzione. Integrare regolarmente nella propria alimentazione fonti naturali di vitamina B – come legumi, cereali integrali, verdure a foglia verde e uova – e colina, presente soprattutto in tuorlo d’uovo, pesce, carne e soia, può aiutare a mantenere un corretto equilibrio metabolico.

Inoltre, sottoporsi a controlli oculistici regolari, specialmente dopo i 40 anni o in presenza di familiarità, è essenziale per individuare tempestivamente i primi segnali della malattia.

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