Conclusa la conversazione telefonica tra Vladimir Putin e Donald Trump, che il presidente russo ha definito "significativa, franca e molto utile".
Lo riferisce l'agenzia Ria Novosti.
E neanche una parola sul possibile incontro fra i due leader: "Non è il momento", ha tagliato corto il Cremlino a proposito del faccia a faccia che, ha ribadito più volte il presidente americano nelle ultime settimane, potrebbe essere la chiave di volta per sbloccare la guerra e spianare la strada per la pace. Per ora Trump sembra dunque aver spuntato da Putin solo impegni vaghi che, comunque, rappresentano un piccolo passo in avanti dopo i colloqui di Istanbul che ha segnato il primo contatto diretto fra Kiev e Mosca in tre anni.
Le "condizioni" delle trattative "saranno negoziate tra le due parti, perché conoscono i dettagli di un negoziato di cui nessun altro sarebbe a conoscenza", ha quindi aggiunto Trump in quello che però alcuni osservatori vedono come un passo indietro degli Stati Uniti. E ben venga per il presidente americano, come per i leader europei, la disponibilità del Vaticano a opsitare le trattative. Ai toni di Trump, che fra le righe canta vittoria per aver aperto quella che è a suo avviso la strada per mettere fine al "catastrofico bagno di sangue" in Ucraina, si contrappongono i toni ben più cauti di Putin, collegatosi col presidente Usa da Sochi dove si trovava per l'inaugurazione di una scuola di musica. Il leader del Cremlino si è impegnato a lavorare con Kiev su un memorandum per un "possibile trattato di pace futuro" che stabilisca tra l'altro "un possibile cessate il fuoco per un certo periodo se i relativi accordi saranno raggiunti". Ma ha avvertito: "Servono compromessi che soddisfino ambedue le parti" e, soprattutto, è necessario "eliminare le cause di fondo" del conflitto.
Da parte sua Voldymyr Zelensky, aggiornato da Trump sulla maratona telefonica con Putin, ha assicurato che Kiev è pronta a studiare l'offerta russa su un possibile memorandum. Ma il leader ucraino ha anche ribadito che Kiev non si ritirerà dalle zone sotto il suo controllo - riferendosi alle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia - condizione che era stata posta dai russi a Istanbul. Trump aveva sentito a sorpresa il leader ucraino anche prima della telefonata con il presidente russo, una mossa che aveva lasciato immaginare una possibile svolta che, però, al momento non sembra esserci stata. In realtà, secondo molti osservatori, Putin ribadendo di fatto le sue posizioni sembra continuare a perseguire l'obiettivo di guadagnare tempo e andare avanti con la guerra.
"Penso che Putin non sappia come uscire dal conflitto", aveva detto poche ore prima della telefonata con Trump il vicepresidente americano, JD Vance. E questa incapacità dello zar - costretto a mostrare il pugno duro per rispondere alla destra del suo Paese - può essere secondo gli osservatori il punto di forza degli Stati Uniti nelle trattative, insieme a sanzioni pesanti contro Mosca e chi l'aiuta. A premere su questo sono i Paesi europei, che Trump ha aggiornato sui contenuti della telefonata con Putin.
Meloni: 'Pronti a facilitare i contatti per la pace'
Tra i leader a cui Donald Trump ha comunicato l'esito della telefonata con Vladimir Putin c'è Giorgia Meloni. E nella nota di Palazzo Chigi sulla call si parla del lavoro "per un immediato avvio dei negoziati" per arrivare "il prima possibile ad un cessate il fuoco e costruire le condizioni per una pace giusta e duratura in Ucraina". Soprattutto si sottolinea che "è stata considerata positivamente la disponibilità del Santo Padre ad ospitare i colloqui presso il Vaticano".
"L'Italia è pronta a fare la sua parte per facilitare i contatti e lavorare per la pace", la conclusione della sintesi dei colloqui, in cui non si fa riferimento alla minaccia europea di nuove sanzioni contro Mosca, di cui ha parlato invece Berlino. Da Palazzo Chigi si guarda a Roma come possibile crocevia per la pace. Nella Capitale nell'ultimo mese si sono riuniti i leader di mezzo mondo per il funerale di Papa Francesco e per l'insediamento di Leone XIV, occasione in cui la premier è riuscita a mettere al tavolo il vicepresidente degli Usa JD Vance e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Le prossime settimane potrebbero chiarire il peso di questo incontro nell'economia dei negoziati fra Washington e Bruxelles sui dazi. Intanto in queste ore i meloniani ancora celebrano il vertice: le critiche delle opposizioni vengono bollate come strumentali, e nel centrodestra è ormai comune a tutti gli alleati una "idiosincrasia" (per dirla con un big di FI) per Emmanuel Macron, colpevole di "fare teatro per cercare di recuperare consenso". Dietro le quinte, però, in ambienti di governo si ammette che qualche valutazione nelle ultime settimane si è rivelata meno calibrata del previsto. Tanto da rischiare un eccessivo disallineamento di Roma rispetto agli altri partner Ue - si ragiona in alcuni ambienti della maggioranza - anche per la scommessa di puntare essenzialmente sul rapporto privilegiato con Washington. Ora l'obiettivo è restare in gioco ai tavoli internazionali più caldi. A partire da quello sulla crisi ucraina. Anche perché il 10-11 luglio l'Italia ospiterà la "Ukraine Recovery Conference".
E se si verificassero le condizioni di un cessate il fuoco prolungato e stabile, si potrebbe cercare di dare a quell'evento una dimensione ancor più importante. Prima ancora, il 20 giugno, la Capitale sarà sede di un vertice Piano Mattei-Global Gateway, che Meloni presiederà assieme a von der Leyen, Sullo sfondo ci sono le tensioni con alcuni partner europei, Francia in primis sul format di alcune riunioni andate in scena in queste settimane. Questi format "sono fluidi", ha notato il portavoce del cancelliere Friedrich Merz, Stefan Kornelius, spiegando la composizione della call tra Trump e gli alleati europei alla vigilia della telefonata con Putin: "Il format è stato auspicato dagli americani e rispecchia anche il fatto che Giorgia Meloni ha un rapporto molto buono con il presidente Usa e può far valere la sua influenza".
Una versione che si può incrociare con la telefonata avuta da Meloni sabato con Trump, all'indomani della foto di Tirana di Macron, Keir Starmer, Merz e Donald Tusk, in collegamento con il presidente americano. Sul colloquio tra Palazzo Chigi e Casa Bianca, il riserbo ha resistito 24 ore, filtrando a ridosso della call che poi Trump ha tenuto con i leader europei, Meloni inclusa, in vista della sua telefonata con Putin. Le parole arrivate da Berlino sono state lette anche in controluce: nel governo c'è chi assicura che si sia trattato di un riconoscimento del suo ruolo di "ponte" fra Usa e Europa della premier; e chi ammette che potrebbe essere stato un segnale diplomaticamente malizioso.
Trump: "Subito trattative Kiev-Mosca per cessate il fuoco"
"La Russia e l'Ucraina inizieranno immediatamente le trattative verso un cessate il fuoco e, ancora più importante, per la fine della guerra".
Lo afferma Donald Trump su Truth dopo il suo colloquio con Vladimir Putin.
"E' andato molto bene", ha assicurato.