Partita secca, finale da dentro o fuori, pronostico impossibile da azzeccare: la finale di Champions tra Inter e Paris Saint Germain, in una Monaco di Baviera che inizia a colorarsi di nerazzurro, si giocherà sul filo dei nervi, della freddezza e del sangue freddo più che sugli assetti tattici consolidati da parte di entrambe le squadre.
Da una parte l'Inter, ben schierata e ben organizzata, esperta e galvanizzata dalla partita vinta contro il Barcellona, ormai nella leggenda, dall'altra il PSG a caccia di un trofeo sfiorato e mai vinto, con un gruppo giovane e talentuoso, volitivo e pronto a fare la storia.
Una partita tutta da vedere e da seguire a cominciare dai portieri, Donnarumma e Sommer, due fuoriclasse che si esaltano nei momenti più duri e critici, capaci di fare la differenza.
Luis Enrique, che di fatto ha rivoluzionato la squadra, si affida al 4-3-3, confermandosi un filosofo del tridente d'attacco. A destra una vecchia conoscenza nerazzurra, Hakimi, veloce e bravo nel proporsi anche offensivamente. A sinistra Nuno Mendes, considerato ormai uno dei migliori laterali in assoluto a soli 22 anni. Per lui parlano i numeri, sei gol e altrettanti assist in questa stagione. Centrali Marquinos, 31 anni, e Pacho, 23 anni. A dettare i tempi del centrocampo il portoghese Vitinha ispiratore e riferimento per Fabian Ruiz e Joao Neves, altro enfant prodige del calcio mondiale. Tridente affascinante ed efficace composto da Kvaratskhelia, Barcola, e Dembelè. Per Barcola non è detta ancora l'ultima parola, potrebbe non partire titolare, per lui ballottaggio con Doue', il gioiello della squadra francese, classe 2005.
Simone Inzaghi risponde a Luis Enrique con altrettanta qualità, proponendo il consueto 3-5-2. Probabilmente Bastoni dovrà vedersela con Barcola, mentre a Pavard toccherà l'ex Napoli Kvaratskhelia. Difficile compito per Acerbi alle prese con Dembelè. Sulle fasce, spettacolo assicurato con i magnifici quattro: Dimarco e Hakimi, Dumfries e Nuno Mendes. Duelli affascinanti tra Barella e Goncalo Neves, Calhanoglu e Vitinha, Mhkitarian e Fabian Ruiz. Fuochi d'artificio con il confronto tutto argentino tra Lautaro Martinez e il capitano francese Marquinos, mentre Thuram non dovrebbe avere particolari problemi con Pacho, forse la pedina più debole della squadra parigina.
"Sappiamo di avere fatto due grandi partite contro il Barcellona, una delle migliori squadre d'Europa, che sono state viste in tutto il mondo. Ci danno sicuramente fiducia ma non ci sentiamo invincibili; puntiamo a vincere come abbiamo fatto con il Barcellona, abbiamo acquisito fiducia - dice proprio Thuram all'emittente francese M6 - Non so se sarà un match simile. Sicuramente il PSG ama molto giocare il pallone, è una squadra tatticamente molto forte, con un grande allenatore e ottimi giocatori. Sarà una gara complicata".
Sabato alle 21, in uno stadio stracolmo, tutti gli schemi sono forse destinati a saltare e alla fine conterà soprattutto il coraggio di crederci fino alla fine. Il Psg parte con un piccolo scarto di vantaggio, secondo i bookmakers, ma alla fine l'Inter ha dimostrato di poter vincere qualsiasi partita e di poter ribaltare ogni risultato, una resilienza sorprendente emersa con chiarezza nella partita contro il Barcellona ma non solo. Il Psg ha investito molto per arrivare a Monaco e, al di là dei suoi campioni, nuovi e vecchi talenti, ha in Luis Enrique l'uomo in più. Classe, esperienza, capacità di soffrire, visione di gioco, disperata voglia di portare la Champions a Parigi sono le qualità di un tecnico capace sempre di guardare un po' più in là rispetto agli altri, di superare qualsiasi dolore nella vita e ogni avversità in campo, un combattente vecchio stile.