Gente d'Italia

Il 2 giugno di Bruno Tucci: lui c’era, testimone di come è cambiata l’Italia

Depositphotos

di BRUNO TUCCI

Nel giorno, il 2 giugno, in cui l’Italia festeggia di essere repubblicana, di avere una Costituzione e vanta una democrazia, non debbono finire nel dimenticatoio le parole di Sergio Mattarella e di papa Leone.

Il primo afferma con forza: “È disumano affamare il popolo di Gaza”. Il secondo ricorda: “Una famiglia è composta da un uomo e una donna”.

Potrebbero apparire due frasi di circostanza, buone solo a ricevere un applauso, niente più. Non è così. Il capo dello Stato è intervenuto a  gamba tesa in quel conflitto che sta uccidendo persone innocenti, colpevoli di abitare in una striscia di terra dove la violenza non ha più freni.

Il Pontefice ribadisce un concetto che aveva già rammentato subito dopo essere stato eletto in Conclave. Un bambino per crescere ha bisogno di un padre e di una madre: non può vivere di complessi quando i suoi coetanei gli chiederanno perchè abbia un “solo genitore”.

2 giugno di guerra

Concetti basilari in un momento in cui l’odio sembra farla da padrone in tutto il mondo. Si parla continuamente di tregua, di far tacere le armi. Però, si legge che a Gaza si apre il fuoco su un convoglio di aiuti causando trenta morti.

Nella guerra tra Russia e Ucraina, un attacco di droni si spinge fin nella lontana Siberia distruggendo 41 jet. Quali saranno le vendette?

È questo il clima dove la parola pace è ormai quasi dimenticata?

A Parigi, va di scena una finale che appassiona centinaia di migliaia di tifosi sparsi in tutto il mondo. Alla fine la squadra che vince potrà alzare in cielo la meravigliosa Coppa dei Campioni. L’equipe francese spadroneggia il match, infila per cinque volte il pallone nella porta degli avversari che sono italiani.  Dovrebbe celebrarsi una festa. Invece i Campi Elisi vengono tramutati in un campo di guerra. Assalti alla polizia, lanci di pietre o di qualsiasi altro oggetto contro le forze dell’ordine, spari di candelotti lacrimogeni, idranti per placare gli animi. Il bilancio è di due morti e oltre 500 manifestanti arrestati.

Caos a Parigi

Domanda: non si doveva essere felici e raggianti per un’impresa che non aveva precedenti? Se, al contrario, il Paris Saint Germain avesse perso che cosa sarebbe successo?

Pure in un giorno in cui noi italiani dovremmo gioire per una festa che ci dovrebbe unire le polemiche non si placano. Molti puntano (giustamente) il dito contro quel professore di liceo che insegna a Cicciano, un paese nella provincia di Napoli, il quale si augurava che la figlia della nostra premier avesse  la stessa sorte di quella ragazza di Afragola uccisa a colpi di pietra dal suo fidanzato che non ne voleva sapere di essere respinto.

Non vale nemmeno la pena di ricordare il nome del docente (se si può ancora chiamare così) il quale  si è scusato dicendo – pensate un po’ –  che è colpa dell’intelligenza artifìciale se ha scritto quelle parole. Potrà rimanere dietro una cattedra?. Persino Matteo Renzi che non è mai tenero nei confronti della Meloni, ne chiede il licenziamento.

Tutto diventa lecito per innescare la polemica e spargere odio. Per il due giugno c’è la solita sfilata delle nostre forze armate. Qualcuno si erge a moralizzatore e tuona: come si può pensare di vedere e applaudire i carri armati nei giorni in cui due guerre stanno devastando il mondo? Per di più mostrarsi sulla via fascista dell’impero! Ecco: non poteva mancare un ricordo del deprecato ventennio e c’è chi lo ha fatto ritornare in mente a quanti volevano assistere alla parata militare.

Tutto questo rappresenta l’antipasto: fra qualche giorno, l’otto e il nove giugno, le urne saranno aperte per un referendum che in grandissima parte riguarda il mondo del lavoro: licenzianti, assunzioni, stipendi. Poteva mancare l’immancabile divisione? Mai.

In tanti andranno a depositare la scheda nell’urna; altri, invece, partiranno per il mare o la campagna perchè non ci pensano nemmeno a fare un favore a Maurizio Landini ed alla sua Cgil. Si seguirà una linea ideologica, non un convincimento personale. Sono questi i princìpi della democrazia?

 

Exit mobile version