di MICHELE MESSINA

Grandi novità in arrivo per i pensionati di tutta Italia, che grazie alla nuova riforma IRPEF si troveranno con un gradito aumento della pensione. Basta uno sguardo più attento per capire quanto possano incidere davvero nella vita quotidiana, producendo un impatto concreto su abitudini, certezze e futuro.

Il tema delle pensioni è da sempre al centro del dibattito pubblico e questo 2025 si preannuncia come l’anno della svolta decisiva. Il Governo sta prendendo proprio in questi periodi una importante decisione, l’ennesima legata al miglioramento del tenore di vita di pensionati e anziani.

Il nuovo aumento sulle pensioni

La nuova riforma IRPEF che il Governo Meloni sta studiando, potrebbe portare vantaggi economici diretti per moltissimi pensionati, con aumenti netti fino a 120 euro al mese. Un cifra che, se inserita nel sempre più complesso contesto dell’inflazione, permetterebbe di affrontare con più leggerezza le spese mensili, come bollette e affitti.

Tutto ruota attorno alla progressiva rimodulazione degli scaglioni IRPEF, iniziata con il decreto legislativo n. 216/2023in vigore dal 31 dicembre scorso. Questo intervento ha ridotto da quattro a tre le fasce di reddito per il calcolo dell’IRPEF, un cambiamento che ha già fatto sentire i suoi effetti.

Ad esempio, il vecchio scaglione da 15.000 a 28.000 euro, il secondo, è stato inglobato nel primo, con un’aliquota che scende dal 25% al 23%. Il risultato è una riduzione delle trattenute sull’assegno mensile, che può arrivare fino a 260 euro l’anno per chi percepisce una pensione di 28.000 euro.

Per i redditi pensionistici più alti, invece, è stata introdotta una franchigia da 260 euro sulle detrazioni fiscali, limitando così l’impatto positivo della riforma. In pratica, solo le spese sanitarie e i bonus edilizi restano pienamente deducibili, mentre tutte le altre detrazioni producono effetti fiscali solo oltre questa soglia.

Ma le novità non finiscono qui, perché ora l’attenzione si sposta sul secondo scaglione attuale, quello adesso compreso tra i 28.000 e i 50.000 euro. Il governo per questi contribuenti sta valutando di abbassare l’aliquota dal 35% al 33%, che si tradurrebbe in un vantaggio di 440 euro l’anno.

E non è tutto, si ipotizza anche l’estensione del secondo scaglione fino a 60.000 euro, spostando così l’aliquota massima del 43% solo sulla parte eccedente. Questo significherebbe applicare l’aliquota ridotta del 33% anche alla fascia 50.000–60.000 euro annuali, che in questo caso porterebbe altri 1.000 euro di risparmio.

Sommando tutti gli effetti delle modifiche previste, un pensionato con reddito medio-alto potrebbe così ritrovarsi con 1.440 euro in più all’anno. Che tradotto in parole povere è un aumento fisso del netto mensile proprio di 120 euro, una cifra che può sicuramente fare la differenza.