di MATTIA SENESE

Dal prossimo 1° settembre entrerà in vigore una normativa che rivoluzionerà il sistema dei buoni pasto in Italia, con importanti ripercussioni sia per le aziende che per i lavoratori.

La novità riguarda in particolare le commissioni che possono essere applicate agli esercenti che accettano i buoni pasto come mezzo di pagamento, una misura attesa da tempo che mira a contenere i costi e a incentivare l’adozione di questa forma di pagamento da parte di un numero maggiore di attività commerciali.

Novità sulle commissioni dei buoni pasto: cosa cambia per esercenti e aziende

A partire da settembre 2025, bar, ristoranti e pubblici esercizi saranno soggetti a un limite massimo sulle commissioni applicabili per l’accettazione dei buoni pasto. La nuova regolamentazione stabilisce che tali commissioni non potranno superare il 5% del valore nominale del buono. Per fare un esempio concreto, su un buono pasto del valore di 8 euro la commissione massima sarà di 40 centesimi. Questa misura rappresenta un importante passo avanti rispetto alla situazione attuale, in cui molti esercenti si trovano a dover sostenere costi eccessivi – in alcuni casi fino al 20% del valore del buono – per poter accettare i ticket come forma di pagamento.

 

Il tetto alle commissioni mira quindi a evitare che tali oneri vengano scaricati sulle imprese, contribuendo a rendere più sostenibile l’uso dei buoni pasto anche per le attività commerciali di minori dimensioni o con margini ridotti. Per i lavoratori titolari di buoni pasto non si registrano variazioni: il valore nominale del ticket rimarrà invariato e la spesa per usufruire del servizio non subirà modifiche. Tuttavia, la maggiore diffusione dell’accettazione dei buoni potrebbe tradursi in un vantaggio concreto per i consumatori, che avranno accesso a un numero più ampio di esercizi dove poter utilizzare i ticket.

I veri protagonisti del cambiamento saranno invece le società emittenti dei buoni pasto, che subiranno una riduzione significativa dei margini derivanti dalle commissioni. Attualmente queste aziende trattengono una percentuale anche superiore al 5%, ma il nuovo limite imporrà una drastica riduzione delle entrate legate a questa voce. Per esempio, su 10 euro di buono pasto, le commissioni non potranno superare i 50 centesimi. Questa situazione porterà inevitabilmente a una rinegoziazione delle convenzioni tra le società emittenti e gli esercenti, con il rischio che le prime tentino di compensare la perdita di guadagni attraverso altre modalità, ad esempio allungando i tempi di rimborso.

Tale aspetto rappresenta uno degli elementi di maggiore attenzione da parte degli operatori del settore e delle associazioni di categoria. La novità normativa non si limita a un semplice aggiustamento tecnico: il limite alle commissioni potrebbe favorire un allargamento dell’uso dei buoni pasto in nuovi esercizi, finora esclusi a causa delle elevate commissioni. Grazie a una maggiore sostenibilità economica, bar, ristoranti e altri pubblici esercizi potrebbero essere più incentivati ad accettare i ticket, ampliando così le possibilità di scelta per i consumatori.

Questo cambiamento potrebbe inoltre stimolare una maggiore concorrenza tra gli operatori delle società emittenti, spingendoli a rivedere le proprie strategie commerciali e a migliorare i servizi offerti per mantenere la propria quota di mercato in un contesto più regolamentato. La riforma sui buoni pasto rappresenta quindi un passo rilevante nel quadro delle politiche volte a sostenere sia le imprese che i lavoratori, equilibrando gli interessi di tutti gli attori coinvolti nel settore. Resta da monitorare con attenzione l’effettiva applicazione della norma e le reazioni di mercato nei prossimi mesi.