di RENATA BUENO*
Leggendo la notizia pubblicata dal portale ANSA, mi sono trovata di fronte a uno scenario allarmante: l’Italia sta affrontando una sfida silenziosa, ma di proporzioni critiche, conosciuta come “inverno demografico”. Secondo i dati diffusi lunedì 28 dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), il Paese potrebbe perdere oltre 4 milioni di abitanti nei prossimi 25 anni, con la popolazione attuale di circa 59 milioni che scenderebbe a 54,7 milioni entro il 2050. Questa proiezione, che riflette un calo graduale ma costante, accende un campanello d’allarme per il futuro economico, sociale e culturale della nazione. Paradossalmente, mentre la crisi demografica si aggrava, il governo italiano rende più difficile l’accesso alla cittadinanza per i discendenti degli italiani – una misura che potrebbe contribuire ad attenuare il problema e a stimolare l’economia del Paese.
Una crisi alimentata dal calo della natalità
La causa principale di questo declino demografico è la costante riduzione del tasso di natalità. Nel 2024, l’Italia ha registrato solo 370 mila nascite, il numero più basso della sua storia, con un calo del 2,6% rispetto al 2023, che già deteneva il record negativo precedente. Il tasso di fecondità, che misura il numero medio di figli per donna, ha raggiunto l’allarmante livello di 1,18 nel 2024, ben al di sotto del 2,1 necessario per mantenere stabile la popolazione.
Questo scenario non è nuovo. Dal 2008, il numero delle nascite nel Paese è diminuito del 34,3% e l’età media delle madri al primo parto è salita a 32,6 anni, riflettendo la tendenza a posticipare la maternità. L’insieme di insicurezza economica, alti costi dell’abitazione e mancanza di politiche pubbliche solide a sostegno delle famiglie ha scoraggiato molte coppie dall’avere figli, aggravando ulteriormente il problema.
Impatto sulla popolazione attiva
Un altro dato allarmante dell’Istat riguarda la popolazione in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni, che dovrebbe passare da 37,4 milioni a 29,7 milioni nei prossimi 25 anni. Questa riduzione rappresenta una sfida diretta alla sostenibilità del sistema pensionistico e sanitario, che dipendono da una forza lavoro numerosa per finanziare i benefici dei pensionati. Con meno lavoratori contribuenti e una popolazione che invecchia rapidamente, l’Italia si trova di fronte a un futuro di pressioni economiche senza precedenti.
L’aumento dell’emigrazione: un ulteriore aggravante
Oltre alla bassa natalità, l’Italia sta registrando un significativo aumento dell’emigrazione. Nel 2024, 191 mila residenti hanno lasciato il Paese, con un incremento del 20,5% rispetto all’anno precedente. Se si considerano solo i cittadini italiani, l’aumento è ancora più marcato: +36,5%. Questo movimento di diaspora, in particolare tra i giovani in cerca di migliori opportunità all’estero, accelera lo spopolamento e riduce ulteriormente la base dei contribuenti per il sistema economico nazionale.
Un futuro di famiglie più piccole e più sole
Le proiezioni dell’Istat indicano anche una trasformazione nella struttura familiare italiana. Entro il 2050, il 41,1% delle famiglie sarà composto da una sola persona, contro il 36,8% attuale. Questo aumento riflette non solo il calo della natalità, ma anche cambiamenti sociali come l’invecchiamento della popolazione e la crescente preferenza per la vita in solitudine. Questa tendenza può compromettere la coesione sociale e aumentare la domanda di servizi per anziani, che già oggi rappresentano una parte significativa della popolazione, con circa 22 mila ultracentenari.
La cittadinanza italiana come soluzione bloccata
Mentre la natalità cala e l’emigrazione cresce, l’immigrazione e la concessione della cittadinanza ai discendenti degli italiani potrebbero essere strumenti strategici per affrontare la crisi demografica. Nel 2024, la popolazione straniera residente in Italia è cresciuta del 3,2%, raggiungendo 5,42 milioni di persone, pari al 9,2% della popolazione totale. Tuttavia, la recente normativa che rende più difficile l’accesso alla cittadinanza per discendenza (iure sanguinis) rappresenta un ostacolo significativo.
Milioni di discendenti di italiani, soprattutto in America Latina, cercano la cittadinanza italiana con l’intento di vivere, studiare e lavorare in Italia, contribuendo direttamente all’economia e al ripopolamento. Questi nuovi cittadini potrebbero portare dinamismo al mercato del lavoro, ampliare la base fiscale e aiutare a riequilibrare il sistema pensionistico. Tuttavia, barriere burocratiche e modifiche legislative – come la richiesta di documentazioni aggiuntive e la lentezza dei procedimenti – scoraggiano molti che desiderano integrarsi nella società italiana. Questa posizione del governo è un controsenso in un momento in cui il Paese ha bisogno di più abitanti economicamente attivi.
L’immigrazione come possibile soluzione
L’immigrazione potrebbe rappresentare una soluzione a breve e medio termine al declino demografico, soprattutto considerando che molti immigrati arrivano in età riproduttiva. Tuttavia, l’integrazione di queste popolazioni e l’armonizzazione dei loro tassi di fecondità con quelli locali restano delle sfide. Facilitare l’accesso alla cittadinanza per i discendenti sarebbe un modo per attrarre persone già culturalmente legate all’Italia, riducendo le barriere d’integrazione e massimizzando i benefici economici e demografici.
Un appello all’azione
Come ex-parlamentare italiana e avvocata, credo che la crisi demografica dell’Italia richieda uno sforzo congiunto e apartitico. È essenziale implementare politiche pubbliche che incentivino la natalità, come agevolazioni fiscali per le famiglie, ampliamento dei servizi per l’infanzia e misure che favoriscano la conciliazione tra vita lavorativa e familiare.
È inoltre fondamentale rivedere le politiche migratorie e di cittadinanza per attrarre e integrare talenti, siano essi stranieri o discendenti di italiani. Semplificare il processo di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis sarebbe un passo strategico per favorire l’arrivo di nuovi residenti pronti a contribuire al Paese. La previsione di perdere 11,5 milioni di abitanti entro il 2070 – una riduzione del 20% della popolazione in meno di mezzo secolo – non è solo un dato, ma un allarme sul futuro della nazione.
L’inverno demografico italiano, come sottolineato dall’ANSA, non è solo una questione statistica, ma una sfida che tocca l’essenza dell’identità e della sostenibilità del Paese. Facilitare la cittadinanza per i discendenti di italiani, incentivare la natalità e accogliere l’immigrazione in modo strategico sono passi cruciali per invertire questa tendenza. Da italiana, credo sia nostro dovere agire con urgenza e visione a lungo termine per garantire che l’Italia continui a prosperare. Il futuro del Paese dipende dalle scelte che facciamo oggi.
* Renata Bueno
Gia’ parlamentare italiana, avvocata