(quirinale.it)

di AMEDEO VINCIGUERRA

Sul sito ufficiale del ministero degli Esteri russo è apparsa una nuova sezione dal titolo inequivocabile: “Esempi di manifestazioni di russofobia”. Una lista che ha tutte le caratteristiche di una vera e propria lista di proscrizione e che raccoglie nomi e dichiarazioni considerate ostili nei confronti della Federazione Russa. Tra coloro finiti nel mirino di Mosca ci sono anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto.

La reazione della diplomazia italiana non si è fatta attendere: la Farnesina ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore russo in Italia, Aleksej Paramonov, per chiarimenti su quanto accaduto. L’iniziativa di Mosca è stata percepita come un attacco politico diretto, che rischia di danneggiare ulteriormente i già tesi rapporti tra Roma e il Cremlino.

Le accuse russe e le parole “incriminate”

Le frasi incriminate sono dichiarazioni ufficiali pronunciate in contesti istituzionali, che condannano l’invasione russa dell’Ucraina. Per il presidente Mattarella, Mosca contesta in particolare due interventi: una lectio magistralis all’Università di Marsiglia, dove ha paragonato l’aggressione russa a quella del Terzo Reich, e un discorso per l’ottantesimo anniversario della battaglia di Montecassino, in cui ha parlato della “tragedia inumana del popolo ucraino” e dell’impegno dell’Italia per difendere pace, libertà e Stato di diritto.

Nel 2024 sono state inserite anche due dichiarazioni riportate dal quotidiano Il Messaggero: Antonio Tajani aveva auspicato la presenza di bandiere ucraine durante la manifestazione del 25 aprile, mentre Guido Crosetto aveva affermato che “Putin vuole prendersi tutta l’Ucraina”. Si tratta, in entrambi i casi, di affermazioni di carattere politico, legate al contesto internazionale e prive di qualsiasi incitamento alla violenza. Tuttavia, per la Russia sono considerate segnali evidenti di ostilità.