Gente d'Italia

Cgie: “La legge sulla cittadinanza viola i principi di uguaglianza e irretroattività”

ROMA - Frutto di una profonda analisi e sintesi delle istanze pervenute dalle comunità italiane all’estero, “preoccupate e disorientate” per i nuovi criteri introdotti in materia di cittadinanza iure sanguinis, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha espresso il proprio parere formale e obbligatorio sulla nuova legge di cittadinanza. Il documento evidenzia quindi come la legge introduca “elementi discrezionali”, quali la residenza del genitore o l’esclusività della cittadinanza italiana, che “snaturano il principio originario della trasmissione del diritto per discendenza”. Inoltre, ad essere maggiormente criticata è anche la previsione di una scadenza retroattiva al 27 marzo 2025 per far valere un diritto ritenuto imprescrittibile dalle Sezioni unite della Corte di Cassazione nella sentenza n. 25317/2022. Ciò, secondo il CGIE, “viola i principi di uguaglianza e irretroattività” sanciti dalla Costituzione italiana.
La preclusione dell’automatismo rispetto al riconoscimento per i nati all’estero con doppia cittadinanza, inoltre, trasforma, secondo il CGIE, “un valore riconosciuto in un disvalore”. E ciò, comporterebbe la "perdita di un diritto".
In un momento storico caratterizzato da crisi demografica, il Consiglio generale ha quindi rilevato che le considerazioni all’origine del decreto-legge privilegiano la logica del controllo a quella dell’inclusione. E questo non convince il CGIE “nella visione di lungo termine riguardo la comunità italiana globale”.
Pur esprimendo un parere negativo sul DDL in esame, il CGIE si è però dichiarato comunque favorevole a una riforma della legge sulla cittadinanza che sia frutto, però, del dialogo e del rispetto dei diritti acquisiti. Infine, si è anche confermato disponibile a collaborare con le altre istituzioni dello Stato, nel pieno esercizio del proprio ruolo rappresentativo.

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