di CLAUDIA MONTANARI
Con l’aumentare dell’età, aumentano anche i rischi legati alla salute: cuore, metabolismo, mente e articolazioni sono spesso i primi bersagli delle malattie croniche. Ma una nuova ricerca condotta dal Karolinska Institutet di Stoccolma suggerisce che la dieta quotidiana può influenzare direttamente la probabilità di sviluppare più malattie contemporaneamente.
Il team svedese ha monitorato per 15 anni oltre 2.400 adulti con un’età media di 71,5 anni, seguendo le loro abitudini alimentari e lo sviluppo di condizioni croniche. I risultati, pubblicati su Nature Aging, dimostrano che chi segue regimi alimentari sani ha una probabilità significativamente minore di accumulare malattie croniche rispetto a chi consuma cibi infiammatori e ultra-processati.
Dieta e invecchiamento: un legame sempre più evidente
Il legame tra alimentazione e salute non è nuovo, ma questo studio aggiunge una prospettiva concreta: è possibile rallentare il declino fisico e mentale anche dopo i 60 anni semplicemente cambiando il proprio modo di mangiare.
Le patologie considerate nello studio includono malattie cardiovascolari, neurodegenerative, disturbi metabolici come il diabete, e patologie dell’apparato muscolo-scheletrico. I partecipanti sono stati suddivisi in base al tipo di dieta seguita, valutata tramite questionari alimentari.
Le 3 diete che aiutano a vivere meglio (e più a lungo)
Secondo i ricercatori, tre modelli alimentari in particolare hanno dimostrato di rallentare in modo significativo l’accumulo di patologie croniche:
1. MIND (Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay)
Un mix tra dieta mediterranea e DASH, pensato per proteggere il cervello. Include molta frutta, verdura a foglia verde, cereali integrali, pesce e olio extravergine di oliva. È risultata particolarmente efficace nel prevenire demenze e malattie neuropsichiatriche.
2. AHEI (Alternative Healthy Eating Index)
Una valutazione della qualità della dieta basata su cibi che abbassano il rischio di patologie come diabete e malattie cardiovascolari. Premia il consumo di pesce, cereali integrali, legumi, frutta e verdura, limitando zuccheri e carni rosse.
3. AMED (Alternative Mediterranean Diet)
Una versione adattata della classica dieta mediterranea, che riduce le porzioni di carne rossa e aumenta l’introito di grassi “buoni” come quelli della frutta secca, dell’olio d’oliva e del pesce.
Il nemico da evitare: la dieta infiammatoria
I partecipanti che seguivano un’alimentazione ricca di carne rossa, cibi processati, bibite zuccherate e pochi vegetali—il cosiddetto modello EDII (Empirical Dietary Inflammatory Index)—hanno mostrato un’accelerazione nell’accumulo di malattie croniche. Questo tipo di dieta favorisce processi infiammatori sistemici, già collegati da anni a patologie cardiovascolari, metaboliche e cognitive.
I numeri parlano chiaro: fino a due malattie in meno
Analizzando i dati raccolti nel corso di 15 anni, i ricercatori hanno osservato che le persone che seguivano una delle tre diete salutari hanno sviluppato fino a due malattie croniche in meno rispetto a chi aveva abitudini alimentari scorrette.
In particolare, le patologie cardiovascolari e quelle neuropsichiatriche sono risultate le più influenzate positivamente da un’alimentazione sana. L’unica eccezione? Le malattie muscolo-scheletriche, dove non si è riscontrata una correlazione netta tra dieta e prevenzione.
Anche dopo i 70 anni, cambiare si può (e conviene)
Uno dei dati più incoraggianti della ricerca riguarda l’età: i benefici delle diete sane sono stati particolarmente marcati tra i partecipanti più anziani. Questo suggerisce che non è mai troppo tardi per migliorare la propria alimentazione. Anche modifiche introdotte dopo i 70 anni possono avere effetti significativi sulla salute generale.
Il dottor David Cutler, medico di medicina generale al Providence Saint John’s Health Center, ha commentato: “La qualità della dieta è un fattore modificabile che può rallentare l’accumulo di malattie croniche. Anche piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza.”
Mangiare sano dopo i 60: una sfida culturale
Cambiare abitudini alimentari consolidate da decenni non è semplice, soprattutto in età avanzata. Tuttavia, i benefici a lungo termine superano di gran lunga le difficoltà iniziali. I medici sottolineano l’importanza di un approccio graduale e sostenibile: ridurre zuccheri e farine raffinate, aumentare l’assunzione di fibre e proteine, introdurre verdure a ogni pasto.
Il dottor Mir Ali, chirurgo bariatrico in California, ha spiegato:
“Sebbene sia difficile modificare le abitudini alimentari con l’avanzare dell’età, è fondamentale per prevenire l’infiammazione e le malattie croniche.”