Due candidati di destra sono in testa ai sondaggi in vista delle presidenziali di domenica prossima in Bolivia, in un'elezione che potrebbe porre fine a 20 anni di governi di sinistra.

Gli istituti Ipsos-Ciesmori e Captura Consulting rivelano che la popolazione locale attribuisce al Movimento al socialismo (Mas) al governo la responsabilità della peggiore crisi economica in corso nel Paese, caratterizzata da gravi carenze di dollari e carburante, nonché da episodi di violenza.
Entrambi i rilevamenti vedono in testa Samuel Doria Medina, un imprenditore di centro-destra, con oltre il 21% delle intenzioni di voto, leggermente al di sopra dell'ex presidente di destra Jorge Quiroga, che si posiziona attorno al 20%.
Secondo i sondaggi, né il presidente del Senato, Andrónico Rodríguez, allineato alla sinistra ma distante dal Mas, né Eduardo del Castillo, il candidato del partito al governo, superano le due cifre nelle intenzioni di voto.
Poiché nessun candidato sembra in grado di raggiungere la maggioranza assoluta, si prevede un ballottaggio per la prima volta dal 2005, quando Evo Morales salì al potere alla guida del Mas, diventando il primo presidente indigeno del Paese.

Morales, ex leader dei coltivatori di coca, ha governato fino al 2019.
L'attuale presidente, Luis Arce, succeduto a Morales (di cui è diventato nel frattempo un feroce avversario) e criticato per la sua gestione della crisi, non si candida alla rielezione. Il tentativo di Morales di tornare alla vita politica, nonostante il divieto della Corte costituzionale, sta influenzando il processo elettorale. Ricercato dalla polizia con l'accusa di aver avuto una relazione con una minorenne durante il suo mandato (accuse che lui nega), l'ex presidente ha invitato i suoi sostenitori a boicottare il voto.