di CLAUDIA MONTANARI
La caffeina è da sempre considerata una compagna inseparabile delle giornate frenetiche. Caffè, tè, bevande energetiche e persino alcune bibite gassate ne contengono quantità variabili e vengono consumati quotidianamente da miliardi di persone in tutto il mondo. Ma la sostanza che ci aiuta a combattere la sonnolenza e a mantenere alta la concentrazione potrebbe avere un effetto molto diverso da quello che immaginiamo.
Un nuovo studio internazionale, pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology, ha infatti messo in luce un legame inedito: la caffeina può influenzare la resistenza dei batteri agli antibiotici.
Perché la caffeina non è solo “energia liquida”
Quando pensiamo alla caffeina, la associamo immediatamente a due effetti principali: stimolare il sistema nervoso centrale e ridurre la sensazione di fatica. È la ragione per cui milioni di persone iniziano la giornata con una tazza di caffè.
Tuttavia, gli scienziati dell’Università di Würzburg, in Germania, hanno scoperto che questa molecola agisce anche a livello microbiologico. In altre parole, non si limita a influenzare il nostro organismo, ma interagisce con i batteri che vivono dentro e intorno a noi.
Lo studio
Il gruppo di ricerca ha testato 94 sostanze diverse per capire in che modo interagissero con i batteri, in particolare con Escherichia coli, un microrganismo normalmente presente nell’intestino umano, ma che in alcune circostanze può causare infezioni.
I risultati hanno sorpreso tutti: anche la caffeina, che non ha un effetto antimicrobico diretto, è riuscita a modificare il comportamento dei batteri. Non distruggendoli, ma rendendoli più resistenti ad alcuni antibiotici comunemente utilizzati.
Come la caffeina ostacola gli antibiotici
Il meccanismo osservato dagli scienziati è complesso e prende il nome di interazione antagonista. In pratica, la caffeina modifica l’espressione di alcuni geni chiave nei batteri, attivando un regolatore chiamato Rob.
Questo cambiamento innesca una catena di eventi che porta a una diversa produzione di proteine di trasporto. Tali proteine, che funzionano come “porte” e “pompe” nelle pareti cellulari, regolano ciò che entra ed esce dalla cellula.
Il risultato? Alcuni antibiotici, come la ciprofloxacina, vengono assorbiti in misura minore, perdendo parte della loro efficacia.
Non tutti i batteri reagiscono allo stesso modo
Un aspetto ancora più interessante è che questa risposta non è universale. Gli stessi ricercatori hanno verificato che la caffeina non produce lo stesso effetto su Salmonella enterica, un batterio molto simile a E. coli e anch’esso patogeno.
Ciò suggerisce che ogni specie batterica reagisce diversamente agli stimoli ambientali, probabilmente per differenze genetiche e strutturali.
Un nuovo tassello nella lotta alla resistenza agli antibiotici
Il problema della resistenza agli antibiotici è considerato una delle sfide sanitarie più gravi del XXI secolo. Secondo l’OMS, se non verranno adottate contromisure efficaci, entro il 2050 le infezioni resistenti potrebbero causare più morti del cancro.
Finora la ricerca si è concentrata soprattutto sui geni di resistenza acquisiti dai batteri. Questo studio, invece, mette in luce l’importanza della cosiddetta resistenza intrinseca, legata a meccanismi di adattamento ambientale.
La caffeina, che assumiamo quotidianamente senza pensarci, diventa quindi un modello perfetto per studiare come sostanze comuni possano interferire con i farmaci.
Quali conseguenze pratiche per chi beve caffè?
La domanda che molti si pongono è immediata: bere caffè o tè può rendere meno efficaci gli antibiotici che assumiamo?
Al momento, i ricercatori invitano alla prudenza. I test sono stati condotti in laboratorio e non ancora su larga scala clinica. Questo significa che non esiste una prova definitiva che collegare il consumo di caffeina a una minore efficacia degli antibiotici nell’uomo.
Tuttavia, lo studio apre la strada a nuove ricerche che potrebbero cambiare le raccomandazioni mediche in futuro.
La caffeina: consumo globale e fonti principali
Per comprendere l’impatto potenziale, basta guardare ai numeri: la caffeina è la sostanza psicoattiva più consumata al mondo. Le sue principali fonti sono:
- Caffè: circa 80-100 mg per tazzina di espresso.
- Tè: 30-50 mg per tazza, a seconda della varietà.
- Bevande energetiche: fino a 160 mg per lattina.
- Cioccolato: quantità variabili, ma comunque rilevanti.
Con consumi così elevati e diffusi, non sorprende che gli scienziati vogliano capire se questa abitudine quotidiana possa avere ripercussioni sulla medicina moderna.
Benefici noti della caffeina
È importante ricordare che la caffeina non è solo potenzialmente “antagonista” agli antibiotici. Numerosi studi hanno dimostrato effetti positivi:
- Miglioramento della concentrazione e dell’attenzione.
- Riduzione del rischio di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.
- Supporto alla performance sportiva.
- Possibile effetto protettivo contro alcune forme di diabete.
La chiave, come sempre, sta nelle quantità.
Rischi da eccesso di caffeina
Un consumo eccessivo può invece portare a insonnia, ansia, aumento della frequenza cardiaca e disturbi gastrointestinali. Le linee guida europee raccomandano di non superare i 400 mg al giorno per un adulto sano.