di MATTIA SENESE
Sorprese per milioni di italiani con le nuove regole e i nuovi calcoli: cosa c’è nel futuro delle pensioni dal 2026 al 2040.
Il panorama delle pensioni italiane è destinato a mutare profondamente nel prossimo futuro, con una serie di novità che interesseranno milioni di contribuenti dal 2026 fino al 2040.
Mentre il 2026 si profila come un anno di transizione, dal 2027 si attendono cambiamenti più significativi, soprattutto in relazione all’adeguamento dei requisiti pensionistici alla crescita della speranza di vita.
Pensioni 2026: un anno di transizione con regole stabili
Il 2026 non dovrebbe portare modifiche rilevanti alle pensioni ordinarie. Chi accederà alla pensione di vecchiaia continuerà a farlo con i requisiti attuali: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati. Per la pensione anticipata, invece, rimarranno validi i parametri vigenti, ovvero 42 anni e 10 mesi di contribuzione indipendentemente dall’età anagrafica. Per le donne, l’uscita anticipata sarà possibile con 41 anni e 10 mesi di contributi. Non sono da escludere però novità in campo pensionistico: si parla infatti di una possibile chiusura di Quota 103 e dell’introduzione di una Quota 41 flessibile, che potrebbe consentire di andare in pensione a 64 anni di età anche a chi ha iniziato a versare contributi prima del 1996.
Tuttavia, per ora, queste ipotesi restano sul tavolo e non influenzeranno le pensioni ordinarie nel 2026. Il vero banco di prova per il sistema pensionistico italiano arriverà nel 2027. Come previsto dalla riforma Fornero, infatti, i requisiti per accedere alla pensione devono essere aggiornati ogni due anni in base all’andamento della speranza di vita. Dopo la pandemia, che aveva temporaneamente ridotto l’aspettativa di vita e congelato gli aumenti, oggi si registra un recupero significativo: la vita media è aumentata di 7 mesi rispetto ai dati post-pandemici. Di conseguenza, si ipotizza un incremento di 3 mesi nei requisiti pensionistici a partire dal 2027. Tuttavia, questa misura non è ancora definitiva: il governo ha la facoltà di bloccare l’aumento per il biennio 2027-2028 e mantenere invariati i criteri vigenti.
La decisione sarà ufficializzata entro la fine del 2025 con un apposito decreto governativo. L’età pensionabile – ovvero l’età minima per la pensione di vecchiaia – è attualmente fissata a 67 anni. Dal 2019, anno dell’ultimo aggiornamento basato sulla speranza di vita, non sono stati effettuati ulteriori incrementi a causa della pandemia. Tuttavia, il meccanismo di adeguamento previsto dalla riforma Fornero funziona esclusivamente in senso crescente e i mesi di riduzione della vita media vengono recuperati nei successivi adeguamenti. Gli scenari più recenti indicano un progressivo aumento dell’età pensionabile a partire dal 2027, con incrementi biennali di due mesi:
- Nel 2029 l’età salirà a 67 anni e 2 mesi.
- Nel 2031 sarà di 67 anni e 4 mesi.
- Proseguendo con questa cadenza, dopo il 2035 si supererà la soglia dei 68 anni.
Questo trend suggerisce un futuro in cui la pensione di vecchiaia arriverà sempre più tardi. Alcuni esperti ipotizzano che, nel 2050, i lavoratori giovani di oggi potrebbero dover attendere fino a 70 anni per lasciare il lavoro. Il tema delle pensioni resta dunque al centro del dibattito politico e sociale italiano, con un’attenzione crescente verso la sostenibilità del sistema e la salvaguardia dei diritti dei lavoratori, in un contesto demografico ed economico in continua evoluzione.