Gente d'Italia

L’eredità di Armani, tra testamento e statuto: così è stata preparata la successione di ‘Re Giorgio’

di PIERO BONITO OLIVA

ROMA – Non solo uno stilista, ma anche un imprenditore che ha pianificato nel dettaglio il futuro della sua creatura. Alla morte di Giorgio Armani, l’attenzione si sposta ora sull’eredità, stimata tra gli 11 e i 13 miliardi, e sul destino della Giorgio Armani spa, una delle più solide maison italiane.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, a raccogliere il testimone sarà un ristretto gruppo di persone di assoluta fiducia: il compagno e manager Pantaleo Dell’Orco (72 anni), l’imprenditore Federico Marchetti (56 anni, fondatore di Yoox), le nipoti Silvana e Roberta Armani, la sorella Rosanna con il figlio Andrea Camerana. Tutti già membri del consiglio di amministrazione. A supportarli, anche figure tecniche come Irving Bellotti, banchiere di Rothschild e consigliere della Fondazione Armani.

Lo stilista, che non aveva eredi diretti, ha predisposto un testamento e soprattutto un nuovo statuto societario, approvato nel 2016 e aggiornato nel 2023, pensato per garantire continuità e stabilità. Lo statuto prevede sei categorie di azioni, con un sistema di voti ponderati che rafforza il peso di alcune classi — probabilmente quelle assegnate alla Fondazione Armani, destinata ad avere un ruolo centrale.

Le linee guida fissate da Armani sono chiare: reinvestimento degli utili, attenzione all’innovazione senza rinunciare all’eccellenza e alla qualità, cautela nelle acquisizioni e priorità allo sviluppo globale del marchio. Una sorta di “testamento industriale” che vincola la governance futura.

UN IMPERO

Dal 2021 il gruppo ha prodotto quasi 600 milioni di utili, in parte distribuiti come dividendi, che rappresentano la principale fonte di reddito per gli eredi. Una realtà che nel 2024 ha raggiunto 2,3 miliardi di ricavi, soprattutto in Europa, Nord America e Asia, con 27 società controllate, 2.700 negozi e oltre 10mila dipendenti.

In prospettiva, lo statuto prevede anche la possibilità di una futura quotazione in Borsa, ma solo a determinate condizioni e dopo almeno cinque anni.

Un percorso già scritto, insomma: Armani ha voluto che il marchio restasse fedele alla sua identità e indipendenza, anche senza di lui.

 

Exit mobile version