(Foto Ansa)

ROMA – Cresce la tensione tra Venezuela e Usa sul tema del narcotraffico. Il Pentagono (se si fa riferimento alle ultime news, il Dipartimento della Guerra) ha, infatti, dispiegato dieci jet da combattimento a Porto Rico, in risposta al sorvolo di aerei militari venezuelani su una delle navi da guerra Usa nei Caraibi.

Parlando in tuta mimetica all’evento “Attivazione dell’Unità comunale della milizia, al combattimento” trasmesso dalla televisione di Stato Vtv, Nicolas Maduro ha invitato al dialogo e respinto le accuse sul narcotraffico, rivendicando “il diritto del Venezuela a vivere in pace con il potere della nazione, il suo esercito e la sua polizia, nonché a difendere i mari, le ricchezze e i territori che appartengono al paese da qualsiasi impero possa esistere”.

Siamo nella fase di lotta non armata, che è una fase politica, comunicativa, nazionale e internazionale, una fase di sviluppo, ma se il Venezuela venisse attaccato in qualsiasi modo, entreremmo in una fase di lotta armata classificata in difesa della pace, dell’integrità territoriale e della sovranità del nostro popolo”, ha avvertito Maduro.

Ad agosto Trump ha raddoppiato da 25 a 50 milioni di dollari la ricompensa a chi possa fornire informazioni utili all’arresto del presidente venezuelano, con le accuse di narcotraffico, narcoterrorismo e corruzione. Per Washington esiste una collaborazione tra Maduro e alcuni cartelli, tra cui Tren de Aragua, la banda venezuelana dichiarata organizzazione terroristica e incriminata di aver fatto entrare negli Usa cocaina tagliata con fentanyl. Maduro, però, ha assicurato che il Venezuela “non produce né coca né cocaina” e sottolinea i progressi nelle operazioni antidroga nel Paese. Insomma, non esisterebbe la necessità di un monitoraggio Usa e per questo Maduro ha incitato la controparte ad abbandonare quella che ha definito una politica di “cambio di governo violento” in America Latina e nei Caraibi, esortando Trump a rispettare l’indipendenza del suo Paese.